SELLIA TRA STORIA,MITI,LEGGENDE.....

Per me è stato un vero piacere condividere quelle sensazioni, emozioni e percezioni che ero sicura di avere in comune con tutti voi.
E' vero è stato come un ritornare indietro nel tempo e le parole di Cesare Pavese sono così calzanti!
Ps Se non vi seccate, rileggete a pag. 13 " Un incontro singolare". Nel procedere con "copia e incolla avevo omesso qualche periodo.

Tra sogno e realtà
La romantica origine di Sellia
..............“Devi sapere che Sellia sorge su un colle scosceso fra i fiumi Alli e Simeri….
Ma le origini… parlami delle sue origini. La interruppe incuriosito il ragazzo.
Ascolta….le notizie relative alla sua fondazione sono, per la verità, controverse. Io sostengo la tesi secondo la quale la nascita del borgo viene attribuita ad un gruppo di profughi provenienti dall’antica città costiera di Trischene. Si dice che questa gente per mettersi in salvo dai terribili assalti dei saraceni che a quei tempi infestavano le coste facendo razzie che provocavano distruzione e morte, si rifugiarono sul monte Sellion, dove fondarono, intorno al IX secolo, un nuovo centro, chiamato Asilia, da cui derivò, poi, il nome Sellia, per avere maggiori possibilità, data la sua posizione rupestre, di difendersi meglio da questi tremendi e ripetuti attacchi.
A me piace sostenere questa versione soprattutto per una questione sentimentale. Mio nonno, ormai vecchio e curvo ma con la mente lucida e attenta ai ricordi lontani, per allietare le serate d’inverno, che trascorrevano serene intorno al focolare, ci raccontava di una leggenda secondo la quale in una notte di buio profondo in cui il cielo senza luna e senza stelle, riversava sulla terra tutta l’acqua che aveva tenuto nascosta per anni ed anni nelle sue nuvole più avare e minacciose arrivò nel luogo dove sarebbe poi sorta Sellia, un povero pastore con la moglie e la figlia adolescente. Si sistemarono in una grotta che il padre fuggiasco già conosceva perché gli era servita tante volte da rifugio durante il pascolo. Il povero uomo era stato costretto a fuggire da Trischene perché il capo di un considerevole numero di saraceni che erano sbarcati nottetempo sulla costa perpetrando ogni sorta di razzie e di violenza sulla popolazione inerme si era invaghito di Giuditta la sua unica e bellissima figlia. Ovviamente il padre per salvaguardarne l’onore era fuggito senza pensarci due volte. Purtroppo, il suo vicino di casa, intuendo il suo piano di fuga avendolo sorpreso a fuggire l’aveva seguito senza essere visto.
L’indomani il traditore, per una vile ricompensa, era andato a spifferare tutto al giovane e focoso saraceno che, senza pensarci due volte era partito alla volta del luogo in cui si trovava il nascondiglio, fermamente deciso a punire il padre e a rapire, finalmente, l’oggetto del suo desiderio. Ma arrivato lì, in quella misera e oscura grotta, rischiarata solo dalle fiamme del vigoroso fuoco che illuminava come una brillante stella lo stupendo volto della splendida ed indifesa fanciulla, il suo cuore di pietra si intenerì. Gli splendidi occhi da cerbiatta impaurita della giovane donna operarono l’incredibile miracolo di trasformare l’ardente desiderio di colui che era avvezzo da sempre alla vittoria, alla prepotenza, ai soprusi, al disprezzo degli altri, in vero amore. Tutti compresero la metamorfosi prima fra tutti lei, Giuditta, che immediatamente ricambiò, dimostrandolo con il mutato sguardo e l’accondiscendente espressione del viso, tutto l’atteggiamento del suo corpo, il nobile sentimento del bruno e bellissimo giovane guerriero. Egli infatti non la rapì rimase lì con lei e le propose di allestire in quei luoghi bellissimi, rigogliosi e sicuri la loro bella e accogliente dimora le cui stanze furono allietate dalle grida gioiose di 15 splendidi fanciulli. Infatti scelsero come luogo le pendici della rupe, la cui vista spaziava fino al mare e sulla cui sommità un giorno non troppo lontano sarebbe sorto l’austero castello. La notizia si sparse nella vicina e costiera Trischene e molti altri suoi abitanti fuggirono dalla loro città costantemente minacciata dai saraceni, si rifugiarono sul monte Sellion ove, seguendo l’esempio della giovane coppia, costruirono le loro umili dimore che mano mano diventarono sempre più numerose vivendo e progredendo in relativa pace. Si pensa che il motivo per cui i saraceni non osavano attaccare spesso la rupe era dovuto, oltre alla difficoltà per la particolare conformità del territorio su cui sorgeva il novello borgo, anche al fatto che ormai erano al corrente che in quei luoghi tanto ameni quanto impervi, vi dimorava il giovane guerriero saraceno di antico lignaggio, colui che più di ogni altro, nonostante la sua giovane età, in svariate occasione disperate aveva fatto sfoggio del suo coraggio in spregio della propria vita, il nobile principe che si era tanto distinto in valore e lealtà, il rampollo di sangue reale che si era sempre contraddistinto in battaglia e che ora si sarebbe dovuto godere, finalmente, il meritato riposo.
“Ooooh! Che storia affascinante e romantica!” Esclamò Giulio. “Ma non è che i due giovani forse sentivano l’influsso della dea a cui era dedicato, anticamente il tempio situato nel burrone di Pallara?”
“Oh no!” Riprese la ragazza. “Il tempio di Pallara era dedicato a Pallade, o Atena o Minerva, dipende da come la vuoi chiamare, la dea della saggezza e non già a Venere la dea dell’amore, altrimenti ti darei ragione! Per me fu piuttosto il classico colpo fulmine, come diremmo oggi.
“Comunque” riprese Giulio incuriosito, “ il tempio è esistito veramente però!”
“Be si, almeno così raccontano coloro che sostengono la teoria secondo la quale Sellia esisteva prima della venuta di questi fuggiaschi e che la sua origine sia, di gran lunga anteriore al IX-X secolo. Anzi si racconta che durante una Campagna di scavi archeologici sia stata rinvenuta nel luogo dove era stato eretto il tempio, un’ascia di bronzo di fattura greca.”
“Ma noi in questo momento dove ci troviamo?”Chiese impaziente Giulio
“Il punto in cui ci troviamo è il più alto del paese, questi resti alle tue spalle, risalenti al XI secolo sono i ruderi del castello medievale di cui ti dicevo prima, voluto, nel corso della dominazione normanna in Calabria, secondo alcune fonti storiche da Ruggero II d’Altavilla, detto il Normanno secondo altre dal fratello Roberto il Guiscardo..E’ affascinante immaginare quanti intrighi, quanti amori, tradimenti si sono consumati che fra i resti di queste antiche mura! E quanto è romantico pensare a quei coraggiosi cavalieri, a quelle leggiadre e nobili fanciulle che hanno solcato queste antiche pietre!
Pensa che all’epoca Sellia era uno dei punti nevralgici della contea di Catanzaro e le sue fortificazioni erano imponenti e di difficile accesso. Molte furono i feudatari, fra i quali i Mazza, i De Sellia, i Sersale che, con il titolo di baroni di Sellia, ebbero il privilegio di succedersi nel dominio del feudo. Nel periodo in cui fu abolito il regime feudale e precisamente nel 1806 la baronia di Sellia si trovava sotto il dominio della famiglia Perrone.
Proprio in quella data le leggi napoleoniche eliminarono, in tutti i territori occupati, gli antichi privilegi feudali. Ai baroni fu concesso solo di conservare i titoli nobiliari e i patrimoni terrieri.
Le nuove leggi liberarono, finalmente, le masse contadine dalle prestazioni personali e dalle varie tasse feudali.
Con la fucilazione di Gioacchino Murat, nel 1815, a Pizzo Calabro si concluse anche la dominazione francese in Italia, la nascita del Regno delle due Sicilie con la restaurazione del dinastia borbonica sul trono.
Non ci dimentichiamo che sotto il regno di Ferdinado I, aggiunse con foga Valeria, “nel sud nacquero i primi focolai carbonari a cui non parteciparono le grandi masse, tuttavia, Sellia non rimase completamente estranea alle idee risorgimentali che erano presenti in tutta Italia.
Infatti fra i tanti carbonari calabresi che si unirono alle truppe di Guglielmo Pepe e che chiedevano a gran voce la promulgazione della costituzione, pensa che c’era anche Domenico Pontieri di Sellia.
“Sicuramente,” continuò Laura, dopo la costituzione dell’Unità d’Italia a Sellia si manifestarono le stesse problematiche che interessarono il resto della regione. Terribilmente colpita dalla piaga dell’analfabetismo, della malaria, dell’emigrazione, dalle scarsissime vie di comunicazione anche Sellia, infatti, evidenziava la sua profonda arretratezza.
Erano quelli tempi veramente brutti in cui subì anchdae, purtroppo, la violenza, le prepotenze e le angherie delle bande di briganti che infestavano tutto il circondario.
“E’ chiaro,” aggiunse Valeria, “che questo fenomeno nacque dalle delusioni e dalle tensioni, che serpeggiavano fra la popolazione in seguito alla costituzione dell’Unità d’Italia….”
“Per carità ragazze,”le interruppe Luca,”non entriamo in questo “terreno minato,”altrimenti cominceremo una di quelle “querelle”…. e non la finiremo più. Io sinceramente non ho voglia di riprendere lo stesso argomento di cui abbiamo già abbondantemente discusso proprio ieri sera.”.........
"Tratto da il primo episodio del racconto "Ta sogno e realtà"

Bella ed originale la versione romantica, Carlotta.
Ancora sento la voce della vecchietta di Crichi: " I vi' chi su' belli i saracini da Sellia"

La vita nell'antico borgo di Sellia durante il mese di novembre
durante il mese di novembre si respirava un aria tipicamente invernale, i camini erano fumanti , mentre tutti avevano provveduto a farsi la scorta di legna per il lungo,fredddo inverno che era ormai alle porte. Nelle varie dispense si trovavano i vari frutti dell’autunno come le noci,le castagne,i loti. I vari frantoi iniziavano con le varie macine con turni anche durante la notte. Il mese di novembre mese dedicato ai cari defunti ognuno coltivava nei vari orti oppure direttamente nei vasi dei fiori tipici dei morti che avrebbero poi portato ai vari parenti. L’arciprete assieme a due chierichetti uno con una “vertula” l’altro con un campanello per richiamare l’attenzione giravano per il paese dove ognuno dava a secondo delle proprie possibilità dei “ficu tosti” le quali una volta vendute con il ricavato si sarebbero dette delle Messe per quei poveri defunti che non avevano nessuno che prenotasse qualche messa in suffragio, Il tutto si ripeteva anche alla fine della campagna olearia quando nel corridoi dell’entrata laterale della Chiesa veniva sistemato un grande recipiente con un imbuto dove ognuno a secondo delle proprie possibilà vi versava l’olio il quale una volta venduto serviva per dire le messe per tutte quelle anime del Purgatorio che non ne avevano la possibilità. In Chiesa veniva sistemato il suggestivo quadro dedicato ai morti verso il quale noi bambini ne avevamo spesso paura per nostra fortuna una volta passato il mese di Novembre riveniva risistemato in sacrestia per poi rivederlo tra un anno esatto. La navata centrale veniva addobata con il parato nero di lutto il quale contribuiva a dare un ulteriore tocco di malinconia, il parato veniva sistemato spesso durante i vari funerali anche se ovviamente aveva un costo supplementare. Ricordo ancora......................

Bravo Selliaracconta, ci hai portato indietro di qualche anno....dove tutto era piu' genuino , non solo i prodotti della terra ma anche il pensiero dell'uomo , ora tutto e' cambiato , francamente preferivo quell'ambiente , c'era piu' poverta' ma pieno di valori , ora viviamo nel mondo dell'informatica...della tecnologia , ma l'essere umano chi lo capisce piu'.....

Quest'anno malgrado il perdurare del freddo niente neve a Sellia
questa foto ritrae il borgo durante una breve nevicata di qualche anno fa

 le rondini facevano capolinea sotto i vari tetti per risistemare i vari nidi che eventualmente durante l’inverno avevano subito danni (nessuno si permetteva di distruggerli perché usanza comune diceva che portava male) con il loro allegro svolazzare e cinguettio annunciavano che ormai la bella stagione era vicina. Nel mese di marzo esisteva una festa che ora purtroppo non esiste più, il 19 marzo San Giuseppe.  Noi ragazzi che aspettavamo con gioia questa festa solenne per la religione cattolica, andavamo la mattina tutti a messa per rendere omaggio a San Giuseppe. La messa si svolgeva proprio nella cappella che ospita la sua bella statua, i vari banchi venivano sistemati nella navata laterale sinistra, ai piedi dell’altare venivano sistemati molte piante di violette o di mandorle in fiore. Puntualmente nel primo pomeriggio arrivava il camion dei gelati con noi ragazzi che eravamo già in fila per gustare il primo gelato della stagione (durante il periodo invernale era impossibile trovare un gelato anche a Catanzaro) Le poche famiglie che possedevano un frigorifero iniziavano a pulirlo ben bene prima di riaccenderlo per la stagione estiva, frigo che si riempiva anche grazie  alle varie “cummarelli” del vicinato che  portavano le varie pietanze avvolte per bene  dentro la carta con al di fuori scritto il proprio nome. L’antico borgo di Sellia si risvegliava dopo il lungo inverno nei vari vicoli e nella piazza era un continuo echeggiare di grida di ragazzi che gioiosi giocavano in tantissimi giochi, spesso le varie partite di calcio si svolgevano in mezzo alla strada tanto le macchine che passavano erano veramente poche e se per caso mentre passava qualche mezzo mentre si stava realizzando un azione importante oppure si doveva tirare un calcio di rigore il mezzo veniva rigorosamente fatto fermare sino a che l’azione non veniva ultimata. Nella famosa “Timpa e Pallara” spesso finivano irrecuperabili molti palloni tanto che io ero sicuro che il suo nome era appunto dettato dai tanti palloni che vi ci finivano.

Come vorrei che qualche superstite della Famiglia Placida scrivesse su questo forum e raccontasse qualcosa su quel palazzo di loro proprietá..... Sarei tutta orecchie e occhi per leggere proprio come per le storie delle pagurate... A me interesseno le storie....
Ho letto che si interessa di cultura e lascia crescere nel cervelo le synapse (vie di comunicazone = collegamenti) rimane giovane......


Penso sarbbe bello conoscere un po di tutto nella vita......

Grazie lo stesso Romy a me ineresserebbero tanto le storielle vissute prima di me a Sellia....

Oscar, in questa sezione "Tra storia e leggenda" potrai leggere qualcosina, purtroppo su Sellia non c'e' molto da leggere e ti consiglio di non sperare di saperne di piu' da persone che non hanno mai fatto niente per Sellia.

Admin ha scritto:Oscar, in questa sezione "Tra storia e leggenda" potrai leggere qualcosina, purtroppo su Sellia non c'e' molto da leggere e ti consiglio di non sperare di saperne di piu' da persone che non hanno mai fatto niente per Sellia.

Sará cosi, ma e come se avessi l´impressione che prima o poi qualcuno carica le batterie e notizie presto arriveranno...

campa cavallo......

L´erba marina é vicina...

Oscar posso ancora dirti riguardo il palazzo Placida che è stato abitato del commendatore Don Peppino Placida e donna Peppina moglie, insieme hai 2 figli maschi che anno intrapreso gli studi il primo mi pare che si chiamava Federico e ha preso giurisprudenza ed è diventato giudice, il secondo don Peppe Avvocato di stato, La sorella dei due una Nobile donna molto bella non ricordo che studi abbia fatto che poi si è sposata con il chirurgo Mannarino figlio del Cavaliere, La famiglia placida era molto Benestante e rispettata quasi da tutti... loro occupavano da sempre il piano superiore del palazzo, al primo piano aveva lo studio Notarile il fratello del commendatore. quando questo morì io avevo 5 anni, nel giro di 8 anni morì anche il Notaio, all'ara dato che a Sellia c'era la fame la gente si arrangiava come poteva. e speculava sul mercato nero, sui pascoli abusivi, si rubacchiava qua e la, i ladri di galline e di ortaggi e bracconaggio non mancavano, fatto sta che era arrivato il momento di impostare una stazione di carabinieri era l'era dei briganti...Cosi fu situata al posto dello studio Notarile, questa stazione di comando... dopo pochi anni muore anche la signora Placida moglie del com.
Il giudice non c'era quasi mai l'avvocato era quasi sempre a Sellia per amministrare i beni della famiglia, parte di questi beni sono state svincolati ancora quando viveva la mamma per costruire le case popolari, dove alcuni di voi gli è stata assegnata la casa, dove io ho lavorato dal principio alla fine, altri sono stati venduti, altri c'è li anno ancora, dopo gli anni 55 non so esattamente la caserma se c'èra ancora oppure no, perche non c'ero io, fatto sta che dopo la morte del Giudice e del Fratello la casa e rimasta come il primo giorno che l'anno arredata nessuno e mai venuto ad abitarla... era rimasta la sorella Donna Titina moglie del chirurgo Mannarino che anche lui da molti anni morto? e non l'anno mai abitata, per motivi che solo loro sanno quello che e certo che io svariate volte li ho incontrati a Catanzaro ma non abbiamo mai preso questi discorsi. io so tutto questo perchè con la mia famiglia c'è stato um legame di amicizia molto forte, e poi abitavamo parete e parete per 20 anni in quella casa che oggi e di Claudio. poi abbiamo perso i contatti in quanto ci siamo trasferiti di Sellia ognuno di noi ha preso la sua strada e allora rimangono solo i ricordi di un passato incancellabile, ancora posso dirvi che del commendatore Placida insieme L'arciprete Marino ne conserviamo una foto. e un giorno di queste ve la farò vedere Oscar un pezzetto di storia famigliare adesso la conosci spero che sia stata di tuo gradimento...

Grazie Romy, mi ha fatto molto piacere che hai raccontato questa storia dei Placidi.... Mi é piaciuta molto.. É veramento bello conoscere queste storie... Proprio come dici Tu Romy il passato é incaccellabile....

Romy potresti fornire qualca data di questa storia che sui placidi o almeno piú o meno quando questi sono vissuti. Intendo Commendatore Don Peppino, Donna Peppina e figli... Su piano dove c´era la caserma, adesso ci sta un´altra famiglia da molto tempo, questo adesso poco mi importa, ma se ti ricordassi piú o meno le date degli altri la storia Placida sarebbe ancora piú bella....
Sai qualcosaltro sull´arciprete Mannarino..
Questi si che sono racconti..... Se ti ricordi qualcosal´altro ti prego scrivilo.... L´ho sempre saputo che Sellia é ricca di storia....
Grazie di tutto giá in anticipo Romy...

Se non sbaglio il prete era Marino, non Mannarino, quello che faceva spaccare con l'ascia le statue dei santi...

Certo Admin si vede che Oscar ha fatto confusione con il Dott. Mannarino e l'arciprete Marino, il male che dopo avere scritto un post alcuni non rileggono quello che anno scritto! Allora si prende aglio per oglio vero Oscar('')

Mi sa che mi sono confusa... Avete Ragione...

...Volevo aggiungere,alla bella storia raccontata da Romy,che la prima caserma dei carabinieri a
Sellia,era nella casa di Achillu ,a Ruscia. Achillu in società con Antonio Lostumbo detto
U meccanicu, sono stati i primi ad istituire il servizio TAXI a Sellia.

Avevamo anche un servizio Taxi? Racconta ancora queste notizie mi incuriosiscono molto......

Che dramma!!! Peró bisogna dire che le persone di un tempo si davano molto da fare ed avevano molte idee... Grazie per avere inserito queste notizie....
Un cosa non ho capito, il taxi era una macchina o un cammioncino?

...Il taxi era una macchina, se non ricordo male ,una balilla.La seconda,quella mi ricordo bene,
era una 600 multipla.
L'incidente,descritto egregiamente da Romy,me lo ricordo bene, perchè se ne parlò tanto.La
povera donna mi pare che fosse la moglie di Callipo.