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PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE

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Messaggio  DomenicoPassante Dom 22 Set - 8:51

4. L’ IRA

Gli eroi negativi: Ivan IV il terribile fu il detentore di un potere assoluto in Russia. Confiscò le terre, torturò e uccise chiunque ritenesse suo avversario.

Il concetto: l’ira non è di per se ne buona ne cattiva poiché ci può essere un irritazione nei confronti del male come nei confronti del bene. Si parla di vizio quando si reagisce ad un torto attraverso la vendetta. L’ira non manca mai di ragioni ma il più delle volte esse non sono valide. E anche quando lo fossero, l’ira ha il difetto di spegnere la luce della ragione. Aggiunge ostilità ad ostilità

Nella Bibbia: Gesù nel tempio pieno di ladroni si lascia prendere da una santa ira (Gv 2, 14-17) e mostra anche i suo sdegno contro scribi e farisei ( Mt 23, 13-32). Esortava inoltre san Paolo: “ non tramonti il sole sopra la vostra ira” ( Ef 4, 26).

L’ira nel mondo: per osservare gli effetti dell’ira basta riflettere sui gli episodi di violenza che vediamo nei programmi televisivi, negli stadi, nella politica…

Come uscirne: quando ci troviamo a discutere cerchiamo di contare fino a dieci prima di parlare e fra due parole cerchiamo di scegliere sempre quella meno dura, la meno aggressiva. Per il cristiano il passo decisivo per uscire dall’ira risulta essere il perdono proposto da Gesù. Esso sconvolge ogni schema giuridico ed eleva all’amore per il prossimo. Bisogna inoltre cercare di evitare tutte le occasioni in cui potrebbe insorgere l’ira.

Domande: ti riconosci come un tipo paziente? Fino a che punto ti lasci trasportare dall’ira? Quanto l’uso di parole sbagliate può danneggiare i rapporti con i tuoi amici o familiari? Quali sono le occasioni che fanno scatenare la tua ira?
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 22 Set - 8:52


5. LA LUSSURIA

Gli eroi negativi: Casanova considerato il più famoso di tutti gli amanti, il cui nome viene attribuito a coloro che si considerano esperti delle conquiste amorose.

Il concetto: tale vizio non mette in discussione la sessualità, che procura piacere fisico, alimenta l’amore per il coniuge e porta al dono della vita. Una sessualità voluta e benedetta da Dio. La lussuria è l’uso errato di questa sessualità. È il desiderio disordinato e la ricerca sregolata del proprio piacere fisico, isolato dalle finalità unitive e procreative. Questo vizio ferisce l’altro, se stessi e Dio. Ferisce l’altro in quanto lo riduce a corpo, a oggetto; ferisce se stessi perché isola dai legami veri; offende Dio che ha creato i corpi perché siano tempio dello Spirito Santo, chiamandoli a imitare la sua generosità nel donare e diffondere la vita. La lussuria è dunque la ricerca del piacere carnale fuori dalle finalità che Dio ha assegnato alla sessualità umana.

Nella Bibbia: è famoso il racconto di due anziani pieni di perverse intenzioni che al tempo del profeta Daniele insediarono la casta Susanna, poi la fecero condannare a morte e infine furono puniti con la sorte che avevano preparato per lei ( Dn 13).

La lussuria nel mondo: possiamo riconoscere tale vizio nel tradimento ( che spesso vediamo nelle serie televisive) ma anche nei rapporti prematrimoniali o nell’omosessualità ma anche nell’aborto o dell‘uso di contraccettivi. In quest’ultimi casi infatti si viene meno alla finalità divina poiché ogni atto sessuale tra coniugi deve non solo essere suscitato dall’amore ma deve essere anche aperto alla vita.

Come uscirne: si combatte il vizio con la castità. Questa virtù non riguarda solo i religiosi ma tutti e chiede di essere coltivata in tutte le situazioni di vita, dagli adolescenti ai giovani, dai celibi agli sposati. La castità è possibile e richiede il dominio di sé. Ci vuole tempo e impegno. La condizione per una vita casta è saper orientare le proprie energie in un progetto di vita degno di essere vissuto come la famiglia cristiana.

Domande: perché a tuo avviso la Chiesa vieta i rapporti prematrimoniali? È possibile per te vivere la castità oggi?cosa vuol dire per te vivere con castità il rapporto con gli altri tipo amici o familiari?sono contento/a di come Dio ha creato i mio corpo?

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Messaggio  Toto Bruno Dom 22 Set - 19:04

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Il 23 settembre del 1968,alle ore 3,moriva PADRE PIO.Un grande Santo.
Questa notte ci sarà la veglia a San  Giovanni Rotondo.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 29 Set - 8:38

6. LA GOLA

Gli eroi negativi: tutti conoscono il famoso Homer Simpson e la sua passione per il cibo, in particolar modo per le ciambelle.

Il concetto: stentiamo a considerare la gola come un vizio perché nutrirsi è una delle prime esperienze della vita, accompagnata dalla sensazione di piacere e di benessere. In realtà anche questo peccato consiste nel piacere sregolato. Siamo golosi quando assumiamo cibo in eccesso (bulimia) ma anche quando soffochiamo questo desiderio (anoressia). Con tale vizio non si trasgredisce solo nella quantità ma anche nel troppo tempo dedicato ai pasti o nel modo in cui ci si comporta a tavola (il goloso infatti si serve per primo).

Nella Bibbia: troviamo scritto “state ben attenti che i vostri cuori non si appesantiscono in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” (Lc 21, 34)- nell’Antico Testamento troviamo inoltre il racconto di come Giuditta riuscì ad uccidere Oleoferne facendolo ubriacare (Gdt 25, 19-34)

La gola nel mondo: la società non educa alla sobrietà anzi pubblicità, ricette, supermercati, ostentano cibo e propongono l’abbuffata. Il nostro è un mondo di golosi. In realtà da questo vizio derivano anche mali come l’alcolismo e la droga, espressioni di una vita nella quale si cerca di addormentare l’angoscia per l’assenza di Dio.

Come uscirne: bisogna recuperare il senso dell’autocontrollo, ascoltare le vere necessità del corpo, darsi un orario e non mangiucchiare di continuo. È uso cristiano consumare il pasto in un contesto di preghiera. Si chiede la benedizione di Dio e si rende grazie sperando che del cibo ci si possa servire sempre in bene.

Domande: a tavola cominci per primo senza aspettare nessuno?quando hai finito ti alzi e te ne vai?
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Messaggio  Toto Bruno Sab 5 Ott - 18:30

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Messaggio  DomenicoPassante Dom 6 Ott - 8:50

7. L’ ACCIDIA

Gli eroi negativi: una piccola favola racconta di come una formica criticava tanto la cicala molto indaffarata nel mettere da parte il cibo per l’inverno in modo da non essere colta impreparata. Più volte la cicala sollecitò la formica a fare altrettanto ma sicura di avere ancora molto tempo non si dava preoccupazione. Finì così per arrivare l’inverno e mentre la cicala era al sicuro, la formica rimase senza cibo e fu costretta a chiedere aiuto.

Il concetto: l’accidia è insieme tristezza del bene divino, ovvero disinteresse del nostro amore verso Dio, e disgusto per il ben agire, cioè indolenza nello svolgere i propri compiti, anche religiosi. Non è dunque solo pigrizia o apatia.

Nella Bibbia: l’accidia porta la nostra anima ad assopirsi, ci fa deviare dal nostro impegno e ci rende poco vigili come successe anche agli apostoli (Mc14, 32). Quando i nostri sensi non sono molto svegli, in noi nasce l’accidia, e si perde il gusto per le cose spirituali.

L’accidia nel mondo: l’accidia intesa come disinteresse e noia verso Dio sembra dilagare; basti pensare a coloro che vogliono togliere i crocifissi dalle scuole o dai tribunali. La scomparsa di Dio dall’orizzonte dell’uomo non è indolore ma soffoca tanti ideali e questo clima favorisce ozio e pigrizia.

Come uscirne: il primo passo è elaborare una matura scala di valori in cui Dio occupi il gradino più alto. Poi occorre coerenza. È utile mantenere la giusta misura nel lavoro. Si oppongono a questo vizio i sacramenti della confessione e nell’eucarestia.

Domande: cerchi sempre di rimandare i tuoi impegni?ha la volontà di confessarti periodicamente e di vivere l’eucarestia ogni domenica? sai cogliere la presenza di Dio nelle tue attività? Sai interpretare il tuo dovere come un dono di Dio per diventare migliore e raggiungere la felicità?PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE - Pagina 17 Accidia_modigliani_2908399_702794
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 13 Ott - 9:15

Deuteronomio 18:17-22
7 E l’Eterno mi disse: "Quello che han detto, sta bene; 18 io susciterò loro un profeta come te, di mezzo ai loro fratelli, e porrò le mie parole nella sua bocca, ed egli dirà loro tutto quello che io gli comanderò. 19 E avverrà che se qualcuno non darà ascolto alle mie parole ch’egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. 20 Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome qualcosa ch’io non gli abbia comandato di dire o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta sarà punito di morte". 21 E se tu dici in cuor tuo: "Come riconosceremo la parola che l’Eterno non ha detta?" 22 Quando il profeta parlerà in nome dell’Eterno, e la cosa non succede e non si avvera, quella sarà una parola che l’Eterno non ha detta; il profeta l’ha detta per presunzione; tu non lo temere.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 20 Ott - 9:02

Una lacrima per i defunti evapora,
un fiore sulla tomba appassisce,
una preghiera, invece,
arriva fino al cuore dell'Altissimo.

Sant'Agostino.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 27 Ott - 8:12

Tutti dobbiamo portare la croce come Gesù, e la nostra croce sono le sofferenze che tutti incontriamo nella vita!

San Giovanni Bosco
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Messaggio  Toto Bruno Ven 1 Nov - 17:19

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Questa preghiera per i nostri cari defunti.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 3 Nov - 8:26

Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se è morto vivrà (Gv 1,25)

"Chi crede in me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Che vuol dire questo? Chi crede in me, anche se è morto come è morto Lazzaro, vivrà, perché egli non è Dio dei morti ma dei viventi. Cosí rispose ai Giudei, riferendosi ai patriarchi morti da tanto tempo, cioè ad Abramo, Isacco e Giacobbe: Io sono il Dio di Abramo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe, non sono Dio dei morti ma dei viventi: essi infatti sono tutti vivi. Credi dunque, e anche se sei morto, vivrai; se non credi, sei morto anche se vivi. Proviamolo. Ad un tale che indugiava a seguirlo Permettimi prima di andare a seppellire mio padre, il Signore rispose: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu vieni e seguimi. Vi era là un morto da seppellire, e vi erano dei morti intenti a seppellirlo: questi era morto nel corpo, quelli nell'anima. Quando è che muore l'anima? Quando manca la fede. Quando è che muore il corpo? Quando viene a mancare l'anima. La fede è l'anima della tua anima. Chi crede in me - egli dice - anche se è morto nel corpo, vivrà nell'anima, finché anche il corpo risorgerà per non più morire. Cioè: chi crede in me, anche se morirà vivrà. E chiunque vive nel corpo e crede in me, anche se temporaneamente muore per la morte del corpo, non morirà in eterno per la vita dello spirito e per l’immortalità della risurrezione. Questo è il senso delle sue parole: E chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Lo credi tu? - domanda Gesù a Marta -; ed essa risponde: Si, Signore, io ho creduto che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che sei venuto in questo mondo. E credendo questo, ho con ciò creduto che tu sei la risurrezione, che tu sei la vita; ho creduto che chi crede in te, anche se muore, vivrà, e che chi vive e crede in te, non morirà in eterno."

(S. Agostino, Comm. al Vangelo di Giovanni 49, 15)
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 10 Nov - 8:22

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 15, 33-37)

“Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloi, Eloi, lema sabactàni? Che significa: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?”. (…..) Ma Gesù, dando un forte grido, spirò..

Commento

“Dio mio, perchè mi hai abbandonato?”
Quante volte il grido di Gesù è il nostro grido? E’ il momento in cui ci sentiamo traditi proprio in ciò che abbiamo sempre considerato di più prezioso ed esclusivo: il nostro amore. Delusi e ingannati da chi dovrebbe essere l’Amore, siamo stati abbandonati a noi stessi! Siamo arrivati al fondo della nostra fede e laggiù sperimentiamo una distanza tanto grande dall’Amore da sembrare ormai incolmabile.
E’ il momento in cui viviamo l’abbandono insieme a Gesù.
Nella contemplazione del mistero dell’abbandono, e nel momento della conoscenza del fallimento, non potrò non sentirmi intimamente unito a chi, anche lui abbandonato, sta vivendo, solo con se stesso, i nostri medesimi sentimenti; di chi si sente tradito, angosciato; di chi lotta, giorno dopo giorno, per mantenere viva la speranza di poter diventare o ritornare a essere un figlio. Nell’oscurità dell’abbandono si potrà aprire una tenue penombra di luce: il nostro << Dio mio, Dio mio perchè ci hai abbandonato? >> inizia ad assumere i contorni opachi di una possibile risposta se incontra, nella dimensione della spiritualità, un altro e identico grido: << Mamma, perchè mi hai abbandonato? >>.
Due realtà di abbandono, che pur non conoscendosi, ignorando completamente l’esistenza l’una dell’altra, già si sentono intimamente unite da un sentimento comune: l’ansia nella ricerca di una diversa, nuova, umanamente impossibile fecondità, quella di essere padre, essere madre, essere figlio nonostante la realtà dell’abbandono, nonostante la realtà della sterilità.
E là su quella croce, proprio nell’istante della morte di Gesù, vi è un secondo grido, ancora più forte, più intenso del primo:
è il grido della speranza, la ferma e decisa fede di Gesù nel credere di essere ancora il Figlio del Padre, e da Lui amato e nuovamente accolto, nonostante la realtà dell’abbandono vissuto.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 17 Nov - 8:35

REGHIERA QUOTIDIANA: "SEGRETO DI SANTITA’ ".
O Spirito Santo, anima della mia anima, io ti adoro, illuminami, guidami, fortificami, consolami, dimmi quello che devo fare, dammi i tuoi ordini: ti prometto di sottomettermi a tutto quello che desideri da me e di accettare quello che permetterai che mi succeda. Fammi soltanto conoscere la tua volontà! Amen
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 24 Nov - 8:53

Genesi 2,18-22


18 Poi Dio il SIGNORE disse: «Non è bene che l'uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui». 19 Dio il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l'uomo gli avrebbe dato. 20 L'uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l'uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui. 21 Allora Dio il SIGNORE fece cadere un profondo sonno sull'uomo, che si addormentò; prese una delle costole di lui, e richiuse la carne al posto d'essa. 22 Dio il SIGNORE, con la costola che aveva tolta all'uomo, formò una donna e la condusse all'uomo.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 1 Dic - 9:04

Immacolata Concezione

CONTENUTO DOTTRINALE DEL DOGMA

Immacolata

  Spesso parlando dell'Immacolata Concezione ci si ferma a sottolineare un solo aspetto, l'assenza del peccato originale. Mentre è ugualmente importante e significativo l'altro aspetto, la pienezza di grazia che esso comporta.
  In virtù dell'immacolato concepimento di Maria, è l'unica creatura che ha vissuto in pienezza propria esistenza secondo il piano di Dio, l'unica che ha sempre amato Dio sopra ogni cosa; in Lei nulla ha mai ostacolato il dialogo di grazia con il Padre.
  In questa luce risulta più chiaro quanto afferma S. De Fiorese quando presenta l'Immacolata Concezione come
    - testimonianza e segno dell'amore del Padre
    - espressione perfetta della redenzione operata da Cristo,
    - creatura mirabile della grazia dello Spirito Santo.

TESTIMONIANZA e SEGNO dell'AMORE GRATUITO del PADRE


  L'Immacolata Concezione di Maria non è un fatto a sé stante, isolato dal piano divino della salvezza, ma al contrario rientra nel disegno salvifico di Dio, che prevede innanzitutto l'incarnazione redentrice di Cristo, grazie alla quale tutti sono gratuitamente salvati dall'amore di Dio, secondo quanto afferma S. Paolo: "Tutti... sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù".
  La liberazione dal peccato originale e la pienezza di grazia di cui è rivestita Maria, sin dal primo istante di vita, non sono frutto della sua fede o di qualche altro suo merito, ma solo dono gratuito di Dio.




ESPRESSIONE PERFETTA della REDENZIONE OPERATA DA GESÙ


  Come abbiamo precedentemente detto, l'Immacolata Concezione non rappresenta una eccezione all'universale redenzione di Cristo, ma al contrario "congiunta nella stirpe di Adamo a tutti gli uomini bisognosi di redenzione" è la prima dei redenti. Fu preservata dal peccato originale e arricchita di una straordinaria pienezza di grazia in previsione dei meriti di Cristo. Maria Immacolata è il frutto più bello e più perfetto della redenzione di Gesù.



CREAZIONE NELLA GRAZIA DELLO SPIRITO SANTO


  Proprio perché la prima e la più perfetta dei redenti Maria è la creatura nuova, opera del Padre in Cristo e nello Spirito Santo.
  Nel Nuovo Testamento, lo Spirito Santo è la somma di tutti gli effetti positivi della redenzione, perché è in Lui che noi realizziamo la comunione con il Padre e la nuova vita in Cristo.
  San Massimiliano Kolbe approfondirà questo aspetto affermando che "lo Spirito Santo dimora in Lei, vive in Lei e ciò fin dal primo istante della sua esistenza, sempre e per l'eternità".
  La ragione teologica che invariabilmente spinge ad affermare l'Immacolata Concezione di Maria è soprattutto la sua maternità divina. Era sommamente conveniente che la donna eletta fin dall'eternità a divenire la madre del Figlio di Dio, socia di Lui nell'opera di vittoria contro il peccato non venisse mai ad essere schiava del peccato, neppure per un istante.
  San Massimiliano Kolbe nella sua riflessione sul mistero dell'Immacolata Concezione presuppone questa dottrina comune nella Chiesa e, guidato da un particolare amore, s'impegna in un personale approfondimento, ove converge teologia, mistica e pastorale.

http://www.kolbemission.org/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/131
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 8 Dic - 9:00

L'anima mia magnifica il Signore  *
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l'umiltà della sua serva.  *
D'ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente  *
e santo é il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia  *
si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,  *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,  *
ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,  *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,  *
ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,  *
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio  *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre  *
nei secoli dei secoli. Amen.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 15 Dic - 8:25

Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

Matteo 11,2-11

LA FORZA DI UN DIO CHE CI AMA E CI COINVOLGE

La presenza di Gesù va riconosciuta per quello che lui è veramente e la nostra attesa di lui chiede di essere purificata dalle molte immagini e tradizioni che, radicate nella nostra mente, possono affievolire e spegnere la sorpresa per l’aspettativa più autentica del Natale. Giovanni attendeva un Messia-giudice. E un po’ castigatore. Così l’aveva presentato alla gente: «Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile» (Mt 3,12).

Anche la tradizione profetica leggeva l’aspettativa in questo senso e la realtà storica del tempo spingeva molti a invocare una purificazione dei cuori e delle istituzioni religiose e politiche: come si sa, Roma era una presenza in tensione continua con le tradizioni religiose del popolo, che non poteva contare sui propri capi, divenuti corrotti e collusi con il potere dominante.

Anche la nostra attesa corre due rischi: quello di aspettarsi poco, molto poco al di là delle emozioni e delle tradizioni d’una festa, e quello di pensare che il Natale prossimo potrà mettere a posto le cose di questa nostra epoca travagliata. Non manca chi forse vede già qualche segno in questa direzione… Certo i nostri tempi non sono facili: vi dominano egoismi e personalismi; e noi ci troviamo smarriti e confusi. Ci rendiamo conto che la nostra è una fede fragile, troppo fragile.

IL VOLTO DI DIO.

Giovanni, racconta il Vangelo, è in carcere. Forse ha la sensazione di aver miseramente fallito e si pone tante domande sul progetto che Dio ha a suo riguardo. Non solo: gli parlano di Gesù e gli riferiscono quello che dice e fa. Egli parla di misericordia e di conversione per entrare nel Regno dei Cieli, guarisce i malati, frequenta i peccatori. Non mostra il volto minaccioso del Dio-giudice. Ed è qui che nasce una domanda gravida di conseguenze: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?». Se dobbiamo aspettarne un altro, la nostra attesa durerà ancora a lungo e sarà faticosa!

Se invece sei tu, occorre che ripensiamo quanto e come abbiamo creduto di Dio e del suo agire nella storia umana. A pensarci bene molti di noi condividono questo dubbio: veniamo da tempi che, pur non così vicini – mi riferisco ai decenni prima del Concilio –, ci hanno trasmesso l’idea di un Dio che tutto vede, tutto scruta, su tutto domina… per giudicare e punire. Forse non ci siamo ancora liberati da queste angustie, figlie di una fede che sprigiona più paura che amore a Dio. Una fede così ha avuto spazio in tempi passati per ragioni che sarebbe lungo spiegare ora; ma la lettura del Vangelo e la comprensione del senso più profondo del mistero che celebriamo nei sacramenti dovrebbero suscitare in noi una grande fiducia e una speranza liberante e confortante: l’agire di Gesù, così misericordioso, il suo cercare il peccatore per condurlo a salvezza devono diventare il fulcro della festa ormai prossima.

Dio entra nel mondo, lo accoglie così com’è e la sua bontà lo conduce a nuova speranza. Questo Natale sia per tutti noi la manifestazione, abbagliante e straordinariamente consolante, della forza di un Dio che ci ama coinvolgendoci in un cammino di conversione, di pace, di novità, di gioia. E così, con la grazia che viene dall’alto, daremo fiducia al mondo.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 22 Dic - 8:34

Satana mette Giobbe alla prova

[1]C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male. [2]Gli erano nati sette figli e tre figlie; [3]possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. Quest'uomo era il più grande fra tutti i figli d'oriente.

[4]Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme. [5]Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: «Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore». Così faceva Giobbe ogni volta.

[6]Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro. [7]Il Signore chiese a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra, che ho percorsa». [8]Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male». [9]Satana rispose al Signore e disse: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? [10]Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. [11]Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!». [12]Il Signore disse a satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui». Satana si allontanò dal Signore.

[13]Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore, [14]un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi, [15]quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

[16]Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

[17]Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

[18]Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore, [19]quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo».

[20]Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò [21]e disse:

«Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».

[22]In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.
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Messaggio  DomenicoPassante Mer 25 Dic - 6:31

Gesù è stato mandato dal Padre sulla nostra terre per togliere il peccato. Noi però non conosciamo cosa è il peccato e per questo ogni giorno lo commettiamo con facilità, superficialità, noncuranza, come fosse cosa da nulla, una inezia. Eppure anche il più piccolo peccato veniale è in tutto simile ad una goccia di veleno mortale che mettiamo nel nostro corpo. Gli effetti sono disastrosi, funesti, irreparabili.
Per comprendere la sua gravità riflettiamo un istante su quanto Gesù fa oggi. Noi sappiamo che Gesù è sempre guidato dalla sua altissima sapienza e da una scienza che sempre lo muove a fare la cosa migliore di tutte, nel modo più vero e più santo. Dinanzi a Lui vi è un paralitico. Si trova uno che è su una barella, immobile, incapace di governare la sua vita. Dipende in tutto dagli altri. Da se non può nulla. Ebbene questa condizione fisica per Gesù è nulla dinanzi alla sua condizione spirituale. Ecco allora la priorità santa di Gesù: libera quest'uomo dal male più grande, da quel male che rende non solo immobile l'uomo, quanto anche è soprattutto ne fa un morto.
Non solo. Con il peccato nel cuore non c'è neanche speranza di godere l'eternità dopo la morte. La gioia nel Cielo di Dio è preclusa per sempre. Con un corpo immobile si può entrare in Paradiso. Con un'anima morta mai. È questo che l'uomo deve comprendere se vuole vivere santamente il mistero del Natale. C'è un dono che Gesù viene a portarci ed è la risurrezione della nostra anima, la vivificazione del nostro spirito, il cambiamento del nostro cuore, la purificazione della nostra coscienza, la liberazione del nostro corpo dal vizio che lo insudicia e lo sporca.
Dinanzi a questo immenso dono, anziché gioire ed esultare, il fariseo ipocrita si scandalizza. Grida alla bestemmia. Ma tutti dobbiamo perdonare i peccati dei fratelli. Tutti dobbiamo concedere il perdono per ogni colpa commessa. Tutti dobbiamo aiutare gli altri perché si liberino dal peccato, da questa morte dell'anima e dello spirito. Non certo attraverso la via del sacramento della penitenza, bensì attraverso la strada maestra della grande carità, compassione, misericordia. Se non viviamo il Natale come dono della remissione della colpa, lasciandoci perdonare e perdonando, purificandoci e aiutando i fratelli a purificarsi, il Natale verrà ma è come se non fosse mai venuto.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, fa' che ognuno si lasci perdonare da Gesù e perdoni a sua volta. Il Natale è la festa della riconciliazione universale. Angeli e Santi di Dio, non permettete che il nostro cuore si chiuda alla grande misericordia.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 29 Dic - 8:45

Dal Vangelo secondo Giovanni:

Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.

"Vi lascio la pace, vi dò la Mia pace: non come ve la dà il mondo, Io ve la dò". Gesù fa questa precisazione agli apostoli, quasi come un avviso: il mondo dà una pace falsa, perché il suo scopo non è quello di dare la pace, ma di asservire gli uomini. E lo si vede quotidianamente, oggi come duemila anni fa. Intere popolazioni si muovono come un branco, ora seguendo un' ideologia, ora uno sport, ora una moda... Minigonna? Tutte con la minigonna. Tatuaggio? Tutti con il tatuaggio. Campionati mondiali di calcio? Tutti davanti alla Tv. Body-building? Tutti in palestra. Tutti ansiosi di uniformarsi a qualche cosa che in realtà non interessa affatto. Non interessa affatto a noi, che pure ci lasciamo trascinare dalle tante onde in arrivo, ma interessa enormemente al mondo e ai suoi padroni (e sarebbe il caso di dire: "al suo padrone"), che dalla nostra disponibilità a seguire le sue leggi trae il suo potere. Precisiamo: seguire una moda o una tendenza, di per se non è un male. Il male è annullare la propria personalità, fino al punto di fare il contrario delle cose che vorremmo fare, perché "lo fanno tutti". Ed è così che un politico non potrà essere onesto ed occuparsi veramente del benessere dei suoi elettori: sarebbe malvisto dagli altri colleghi; è per questo che un lavoratore non potrà impegnarsi con tutte le sue forze per il buon funzionamento del suo ufficio o della sua azienda, perché costringerebbe gli altri dipendenti a fare altrettanto; un (una) giovane non potrà conservare purezza e castità, perché sono cose "d'altri tempi" e non ha senso aspettare per cogliere "frutti" che sono a portata di mano; e l'elenco potrebbe continuare all'infinito. Tutto per compiacere a un mondo CHE ODIA I DIVERSI e li crocifigge in ogni modo, a volte reprimendoli con la forza e a volte, più subdolamente, mettendoli in ridicolo, con l'unico scopo di spezzarne la volontà e cancellarne l'individualità.

GESU' NO. Lui ci ama UNO per UNO, conosce i nostri pensieri, le nostre aspirazioni, le nostre sofferenze; Ci indica con l'esempio la strada da seguire, che è un cammino di amore e di rispetto universale, MA NON ANNULLA le nostre individualità. Quello che colpisce nel leggere le vite dei santi è proprio lo scoprire la netta e distinta personalità di ognuno di essi; hanno fatto lo stesso cammino, ma ognuno ci è arrivato per libera scelta ed ognuno ha portato con sé, fino all'ultimo istante, il proprio carattere: basti pensare a S. Francesco d'Assisi, a S. Filippo Neri, e a padre Pio da Pietrelcina: con buona pace di Carlo Marx, che definì la religione "oppio dei popoli"... E che il "metodo" di Gesù sia l'unico valido, lo si vede chiaramente: Alessandro Magno, Cesare, Napoleone conquistarono il mondo con la forza; Hitler e Stalin con il terrore; a loro furono erette statue ovunque, furono intestate strade e piazze, intere città ebbero il loro nome: MA SOLO DAVANTI a chi ha conquistato tutto il mondo con l'amore, ci si inginocchia ancora e sempre; perché i popoli sottomessi con la spada si armano per scacciare l'invasore, ma coloro che son vinti con l'amore possono solo ricambiare con altrettanto amore.
PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE - Pagina 17 1-Gesu_e_Peccatrice
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Messaggio  DomenicoPassante Mer 1 Gen - 8:51

Solamente FELICE ANNO NUOVO
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 5 Gen - 8:56

Nel quarto comandamento è detto: "Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio" (Es 20,12).

Onorare il padre e la madre apre la seconda tavola della legge, quella che racchiude i comandamenti orientati alla carità verso il prossimo. Dio ci comanda l'amore verso chi ci ha generato, verso i genitori, mettendo quindi loro al primo posto nella lista dell'amore al prossimo, perché loro sono il prossimo più prossimo a noi. Sarebbe un’illusione voler bene alle persone lontane, dimenticandoci di quelle vicine. Come è possibile dividere il proprio pane con l’affamato, ospitare il misero senza ricovero, vedere un ignudo e vestirlo se poi il proprio cuore è refrattario all’amore verso i propri genitori, se non altro per la gratitudine di averci dato la possibilità di esistere?

I genitori hanno il diritto di essere amati in modo speciale, perché ci hanno dato la vita, perché sono i nostri benefattori, i nostri veri e autentici amici che ci aiutano nel cammino della vita. "Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre. Ricordati che loro ti hanno generato; potrai ricambiarli per quanto hanno fatto?" (Sir.7,27-28).

Onorare i genitori significa amarli, rispettarli, preoccupandoci di non causare loro dispiaceri e avere riconoscenza verso di loro per tutto l’amore che ci donano. Nella formula del comandamento è inserita la parola "onore", anziché quella di amore o di timore, benché i genitori debbano essere vivamente amati e temuti. Chi ama non sempre rispetta e obbedisce, e chi teme non sempre ama. Invece quando si onora qualcuno, lo si ama e lo si rispetta. Fanno eco le esortazioni di san Paolo: "O figli, obbedite nel Signore ai vostri genitori, com'è giusto" (Ef 6,l). Dice infatti san Paolo: "La pietà giova a tutto, comprendendo in sé la promessa della vita presente e della futura" (1 Tm 4,81).

Voler bene al padre e alla madre è una gioia, perché chi ama è benedetto dal Signore. "Onora tuo padre e tua madre. È questo il primo comandamento associato a una promessa, perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra" (Ef. 6,2-3). Facendo il bene ne gode il corpo e anche lo spirito, perché dove c'è il Signore vi è ogni sorta di grazia. Chi onora i propri genitori espia i peccati e accumula tesori celesti: "II Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati; chi riverisce la madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi riverisce il padre vivrà a lungo; chi obbedisce al Signore dà consolazione alla madre" (Sir. 3.2-6).

II padre e la madre devono essere amati sempre, anche quando, per malattia o vecchiaia, non possono più amarci come vorremmo. I1 vero figlio si riconosce nel momento in cui il genitore ha bisogno di lui. È una responsabilità che non bisogna sfuggire. Anzi, più loro hanno bisogno di noi, più noi dobbiamo aver cura di loro. Dice la Bibbia: "Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore. Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati. Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te; come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi peccati. Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta la madre è maledetto dal Signore" (Sir 3,12-16).

Su coloro che sono grati con i propri genitori si riversano le ricompense di Dio, invece molti castighi sono riservati ai figli ingrati. Sta scritto: "Chi insulta il padre e fa fuggire la madre, è un figlio spudorato e turpe" (Prv 19,26); "Chi maledice suo padre e sua madre, la sua luce si spegnerà come quando fa buio" (Prv 20,20); "L'occhio che deride il padre e rifiuta l’obbedienza alla madre, lo strapperanno i corvi del torrente, lo divoreranno le aquile" (Prv 30, 17).

Genitori e figli costituiscono la famiglia nella quale ognuno dovrebbe trovare una sicurezza, un affetto, un aiuto, una ragione, una speranza, un futuro. Perciò, al dovere dei figli di onorare i propri genitori, corrisponde il dovere dei genitori di amare i propri figli: "Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché ciò è giusto... E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma educateli, correggendoli ed esortandoli nel Signore" (Ef 6,1-4).

La mamma, per un figlio, è la prima immagine della sposa che egli vorrebbe per sé. Il padre, per una figlia, ha il volto dello sposo che ella ha sempre sognato. Perciò è importante che i genitori siano reali testimoni di amore, di saggezza umana e spirituale, di fede, di gioia, di semplicità. Tuttavia può succedere che i figli siano il fallimento spirituale dei genitori ma non è sempre così. A volte da buoni genitori possono esserci figli cattivi, e viceversa. Questo è il frutto della libertà del proprio agire ed ognuno è responsabile delle proprie azioni. "Colui invece che fa la verità viene alla luce, perché si riveli che le sue opere sono operate in Dio" (Gv. 3,21).

"Padri! Non provocate i vostri figli, perché non si perdano di coraggio" (Col 3,21). Perciò occorre evitare l'eccessiva severità, ma è preferibile correggere anziché punire i propri figli. Tuttavia molto spesso accade invece che i figli siano sciupati dall’esagerata mitezza dei genitori. Da questa malsana indulgenza scaturisce l'esempio di Eli, sommo sacerdote, il quale, essendo stato troppo debole con la propria figliolanza, incontrò l'estremo castigo (1 Sam 4,18).

"Se uno dice: "Io amo Dio” e poi odia il proprio fratello, è mentitore: chi infatti non ama il proprio fratello che vede non può amare Dio che non vede. E noi abbiamo da lui questo comandamento; chi ama Dio ami anche il proprio fratello" (1 Gv 4,20-21). Analogamente, se non rispettiamo e non amiamo i genitori, cui dobbiamo secondo Dio tanto ossequio e che ci sono sempre al fianco, quale tributo di onore saremo mai capaci di offrire a Dio sommo e ottimo padre, che sfugge a ogni sensibile percezione?

"Allora la tua luce spunterà come l’aurora e le tue ferite ben presto guariranno; la tua giustizia ti camminerà davanti e dietro la gloria del Signore. Allora se chiami, il Signore risponderà, e alle tue grida egli dirà: Eccomi" (Is 58, 8-9).
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Messaggio  DomenicoPassante Lun 6 Gen - 8:10

Matrimonio e divorzio nel pensiero di Gesù

Nel testo che esaminiamo Gesù esprime il suo pensiero sul matrimonio. Durante il suo viaggio verso Gerusalemme alcuni farisei, per metterlo alla prova, gli chiedono: È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo? (Mt 19,3). Gesù si pone al di sopra di ogni controversia e di ogni scuola del suo tempo e rifacendosi al principio condanna ogni forma di divorzio: Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola".


Quello dunque che Dio ha congiunto l'uomo non lo separi.

Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e di mandarla via?".
Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra, commette adulterio" (Mt 19,4-9).
Le affermazioni di questo brano sono tre.

1) Il matrimonio rientra nel disegno primordiale di Dio, il quale non prevede alcuna eccezione all'indissolubilità, proprio perché questa è iscritta nella natura dell'uomo e della donna in quanto esseri complementari. Citando i due passi di Gen 1,27 e 2,24, Gesù intende riportare tutto al quadro originale.
2) La disposizione mosaica circa il divorzio (Dt 24,1) aveva valore transitorio e dimostrava non tanto un'accondiscendenza di Dio, quanto la durezza di cuore degli ebrei, chiusi alle esigenze dell'autentica volontà di Dio.
3) Il divorzio, con passaggio ad altre nozze, è semplicemente adulterio e l'adulterio è espressamente proibito dal sesto comandamento (Es 20,14; Dt 5,18).


Il matrimonio nella dottrina di san Paolo

Pur esaltando la verginità per i valori di libertà interiore e di situazione escatologica, Paolo riafferma la dignità del matrimonio e ne ricorda diritti e doveri, fra cui quelli della fedeltà e dell'indissolubilità.

a) La dignità del matrimonio

Leggiamo nella prima lettera ai Corinti: Quanto alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l'uomo non toccare donna; tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito. La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie... Agli sposati ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito - e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie (1 Cor 7,1-10).
Rileviamo due cose in questo testo.
1) Marito e moglie hanno gli stessi diritti e doveri e sono parte l'uno dell'altra; non sono più due, ma un solo essere.
2) L'apostolo si rifà al comando stesso di Gesù: Ordino, non io, ma il Signore (v. 10) per ribadire la condanna del divorzio: l'unica soluzione, in caso di emergenza, è la separazione, che dovrebbe essere solo temporanea. Il traguardo finale rimane la riconciliazione con il coniuge.

b) Matrimonio come segno sacramentale dell'unione di Cristo con la Chiesa

Parlando dei doveri della famiglia cristiana, nella lettera agli Efesini, Paolo incomincia proprio dei reciproci doveri dei coniugi: Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore... E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la sua Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola... Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai, infatti, ha preso in odio la propria carne; al contrario, la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande: lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa... (Ef 5,21-33; cfr Col 3,18-19; 1 Pt 3,1-Cool.

Sottolineiamo soltanto alcuni concetti.

Prima di tutto, il discorso sul matrimonio si svolge tutto sotto il segno dell'amore: per cui l'essere sottomessi l'uno all'altro non è segno di dipendenza schiavistica, ma di dipendenza nell'amore.
In secondo luogo, il rapporto marito-moglie viene modellato sul rapporto Cristo-Chiesa, che è essenzialmente un rapporto d'amore: Cristo ha amato la sua Chiesa e ha dato se stesso per lei (v. 25). Solo il rapporto Cristo-Chiesa diventa un modello di amore reciproco tra gli sposi.
Cristo afferra l'amore umano dei battezzati, lo fermenta dal di dentro, lo purifica da tutte le inevitabili scorie per farne un riflesso, un'immagine del suo amore per la Chiesa.
In terzo luogo, il matrimonio cristiano si immerge nel mistero di Dio (v. 32) che, secondo il linguaggio di Paolo, è il suo progetto salvifico culminante nell'incarnazione, di cui la Chiesa, in quanto sposa di Cristo, è la dilatazione, la pienezza.
Il matrimonio, perciò, non è un affare privato, ma rientra nella dimensione della ecclesialità e deve servire alla crescita della Chiesa, della quale è un inizio nella misura in cui sa creare rapporti di amore e di fede fra tutti i suoi membri.
Il matrimonio cristiano è fonte di grazia per vivere nell'amore ed educare all'amore.

c) Pastorale familiare in san Paolo

È proprio in questa direzione dell'amore cristiano che si muove san Paolo rivolgendosi a tutti gli altri membri della famiglia, inclusi gli schiavi: Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto... E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore. Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo... Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo, e che non c'è preferenza di persone presso di lui (Ef 6,1-9).
Come si vede, nessuno è dimenticato: la famiglia non si esaurisce nella coppia, ma si apre necessariamente ai figli, come frutto dell'amore reciproco, ai quali bisogna dare una giusta educazione corrispondente alle esigenze della fede cristiana: Allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore (v. 4).

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Messaggio  DomenicoPassante Dom 12 Gen - 8:50

Lo scopo della vita dichiarato nell’Apocalisse:

L’ultimo scritto della Bibbia, il libro dell’Apocalisse, parla di che cosa accadrà alla fine del tempo così come lo conosciamo noi. Dopo il ritorno di Cristo e che il Suo regno di 1.000 anni sulla terra sarà concluso, i non salvati saranno risuscitati e giudicati in base alle loro opere, così da essere mandati al loro destino eterno nello stagno di fuoco (Apocalisse 20). La terra e i cieli per come li conosciamo noi verranno distrutti e saranno creati un nuovo cielo e una nuova terra, inaugurando così la dimensione eterna. Ancora una volta, come nel giardino di Eden della Genesi, gli uomini dimoreranno nuovamente con Dio ed Egli con loro (Apocalisse 21:3); tutti i residui della maledizione sulla terra (a causa del peccato dell’umanità) saranno rimossi (tristezza, malattia, morte, dolore) (Apocalisse 21:4). Dio dice che coloro che vincono erediteranno tutto, e così Egli sarà il loro Dio ed essi i Suoi figli. Perciò, così come aveva cominciato nella Genesi, l’umanità redenta vivrà in comunione con Dio libera dal peccato (sia internamente che esternamente) e dalla sua maledizione in un mondo perfetto, avendo un cuore perfetto come quello stesso di Cristo (1 Giovanni 3:2-3).

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Messaggio  DomenicoPassante Dom 19 Gen - 8:12

Non avrai altro Dio all'infuori di Me  

PRIMO COMANDAMENTO
È scritto nel libro dell'Esodo; "lo sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi" (Es 20,2-6).

L’uomo è propenso non solo a cadere nei vizi attraverso le concupiscenze, ma di innalzare le stesse a propri idoli. Del resto nessuno può con le sue forze sfuggire alle tentazioni che possono generare, se non controllate, desideri irrefrenabili e cupidigie. Per sconfiggerle con successo e non cadere in colpevoli distrazioni, occorre fissare la volontà e l’impegno su questo nobile traguardo.

Anche il sentimento umano non sfugge alla legge della fermezza e della volontà. Ogni Amore per rimanere tale deve essere, difatti, alimentato in ogni istante del proprio esistere, altrimenti le distrazioni allontanando il pensiero e le promesse di fedeltà, lo faranno decadere nel dimenticatoio.

Se come è stato affermato, il pensiero è all’origine dell’agire, allora è necessario mantenerlo privo di distrazioni per non lasciarlo libero di essere catturato da tutto ciò che transita sotto i nostri sensi. In tal caso il nostro agire non potrà dipendere dal volere del nostro libero arbitrio ma si assoggetterà alle bramosie.

Il Vitello d’Oro Or il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dal monte, si radunò presso Aronne, e gli disse: "Su via, facci un dio che vada innanzi a noi, perché di questo Mosè, l’uomo che ci ha tratti dall’Egitto, non sappiamo che cosa ne sia stato" ... Ed Egli li prese dalle loro mani, ne fuse l’oro e ne formò un vitello. Ed essi esclamarono: "O Israele, questo è il tuo dio, che ti ha liberato dall’Egitto!" […] Quando Mosè vide il popolo sfrenato, poiché Aronne li aveva lasciati abbandonare all’idolatria, diventando cosi ludidrio dei suoi avversari, si fermo sulla porta del campo e gridò: "Chi è per il Signore? ... A me!". E si raccolsero intorno a lui i figli di Levi. Egli ordinò a loro: "Ha detto il Signore. Iddio d’Israele: Ciascuno di voi si metta la spada al fianco: andate in giro per il campo, da una parte all’altra, e ognuno uccida il fratello, l’amico, il parente". I figli di Levi fecero secondo la parola di Mosè: e in quel giorno perirono fra il popolo circa tremila uomini.

Il popolo che era stato portato come su ali di aquila verso il loro Dio, come pure era stato liberato dalla schiavitù degli Egiziani, quello stesso popolo che aveva affermato: "Noi faremo tutto quello che ha detto il Signore", ora si era creato un idolo: il vitello d’oro.

Gli idoli, anche se non è possibile raffigurarli, sono espressioni delle nostre bramosie, ci possono incatenare al loro volere per renderci schiavi e divenire, infine, l’unica ragione del nostro vivere. Innumerevoli possono essere i nostri idoli: il potere, il denaro, il sesso, il successo, le opere del genio umano, l’affermazione di sé, tanto per citarne alcuni. I nostri idoli possono coesistere con la fedeltà a Dio? Evidentemente no: "Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona". (Mt 6,24).

"Io sono il Signore tuo Dio". In ogni istante possiamo recepire la presenza di Dio, nella melodiosità del gorgoglio dell’acqua sorgiva, nella soavità del profumo dei fiori, nel sussurro del venticello primaverile, ma anche nel meraviglioso fascino della natura tutta che rigogliosa canta i Suoi prodigi: dall’umile stelo d’erba alla scintillante stella del firmamento, dall’insignificante granello di sabbia all’immensità degli spazi siderali, dalla piccola goccia di rugiada all’immensità dei mari.

"Non avrai altro Dio all’infuori di me". È un comando per non crearsi idoli e diventarne schiavi. Non dobbiamo alzare altari a dèi non veri come fece il popolo d’Israele. Solamente in Dio possiamo ritrovare il fine di ogni azione e il senso di ogni fine. È il nostro Creatore, il nostro Salvatore, Colui che ci ama, il senso e il fine della nostra vita.

Solamente chi riesce ad essere unito a Dio con costanza attraverso la preghiera saprà rimanere libero dagli dèi del mondo. In Lui scopriremo il vero Amore ed impareremo ad essergli fedeli per poterci realizzare in questa vita e mettere una seria ipoteca su un’eternità di gaudio.

Il primo comandamento è un atto di amore verso noi stessi in quanto ci rivela la via per essere autenticamente uomini o donne. Tutti i peccati nascono dal peccato di idolatria, ossia nel credersi dio in tutto quello che è opera dell’uomo: i soldi, la carriera, il potere, il sesso, il proprio corpo, lo sport ecc.

"Questo comandamento che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: chi salirà per noi in cielo per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Non è al di là del mare, perché tu dica: chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Anzi, questa parola è molto vicino a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica". (Dt 30, 11-14).
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DomenicoPassante
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