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Io e La Poesia

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Tommaso
Niza Monteiro
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Messaggio  cuvalo54 Lun 10 Feb - 23:39

Niza Monteiro ha scritto:Apprezzo il benvenuto! Non posso scrivere bene l'italiano, vi chiedo di perdonarmi gli errori e spero non danneggiare la nostra comunicazione. Sì, io sono un amante della letteratura e soprattutto la poesia. La poesia è stata presente nella mia vita da quando ho aperto gli occhi per la prima volta. Se si guarda, stiamo scrivendo poesie. Ma, cambiando il focus al mio amico Tommaso, mi dica: Sellia conosce il poeta illustre che vive all'estero? Dimmi Tommaso, si continua a scrivere poesie. Se è così, scrivere qualcosa in questo forum...
Sono molto felice di ritrovare un amico che vive lontano.
Ho letto con vero piacere tutto quello che ha scritto la neo forumista Niza.
Benvenuta in questa piazza virtuale, spero ti troverai bene fra noi.
Vorrei dire anche a Niza che Tommaso è ben conosciuto nella sua Sellia
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Messaggio  Tommaso Ven 14 Feb - 17:01

http://www.rodoni.ch/busoni/lulu/campana.html

Dino Campana è un altro che si puó catalogare tra i "poeti maledetti"; tra l'altro uno dei suoi poeti preferiti era proprio Rimbaud, inserisco questo link dove si possono leggere alcune sue opere.
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Messaggio  Niza Monteiro Sab 22 Feb - 0:51

LA NOTTE
I. LA NOTTE
Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita, arsa su la pianura sterminata nell’Agosto torrido, con il lontano refrigerio di colline verdi e molli sullo sfondo. Archi enormemente vuoti di ponti sul fiume impaludato in magre stagnazioni plumbee: sagome nere di zingari mobili e silenziose sulla riva: tra il barbaglio lontano di un canneto lontane forme ignude di adolescenti e il profilo e la barba giudaica di un vecchio: e a un tratto dal mezzo dell’acqua morta le zingare e un canto, da la palude afona una nenia primordiale monotona e irritante: e del tempo fu sospeso il corso. - DINO CAMPANA-

Questa descrizione mi ha fatto ricordare del libro di Italo Calvino: Le Cittè Invisibile. Mi piace molto questo libro, io lo ho letto per la prima volta quando io ero all'università e da allora per me quando un scrittore fa la descrizione di una città, prima di tutto, è una città soggettiva che è nella memoria dello scrittore.
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Messaggio  Niza Monteiro Sab 22 Feb - 1:15


"Inconsciamente io levai gli occhi alla torre barbara che dominava il viale lunghissimo dei platani. Sopra il silenzio fatto intenso essa riviveva il suo mito lontano e selvaggio: mentre per visioni lontane, per sensazioni oscure e violente un altro mito, anch’esso mistico e selvaggio mi ricorreva a tratti alla mente. Laggiù avevano tratto le lunghe vesti mollemente verso lo splendore vago della porta le passeggiatrici, le antiche: la campagna intorpidiva allora nella rete dei canali: fanciulle dalle acconciature agili, dai profili di medaglia, sparivano a tratti sui carrettini dietro gli svolti verdi. Un tocco di campana argentino e dolce di lontananza: la Sera: nella chiesetta solitaria, all’ombra delle modeste navate, io stringevo Lei, dalle carni rosee e dagli accesi occhi fuggitivi: anni ed anni ed anni fondevano nella dolcezza trionfale del ricordo". DINO CAMPANA

Nel libro di Italo Calvino, Marco Polo descrive le città all'imperatore Kublai Khan. E 'ironico che qualcuno che ha una quantità enorme di territori conquistati non essere in grado di sapere tutto questo dominio. Per questo è che Marco Polo ha descritto le cittè che lui hà conosciuto. Ma le città descritte da Marco Polo sarebbero le stesse città che se data la possibilità, vedrebbero l'imperatore? Io credo di no. Così, durante la lettura di Dino Campana, mi chiesi su Marco Polo. E durante la lettura di Dino Campana, io ho fatto stata la creazione di questo luogo nella mia immaginazione. Ed è stato un viaggio molto piacevole.
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Messaggio  Niza Monteiro Sab 22 Feb - 1:24

Castagno, 17 Settembre

"La Falterona è ancora avvolta di nebbie. Vedo solo canali rocciosi che le venano i fianchi e si perdono nel cielo di nebbie che le onde alterne del sole non riescono a diradare. La pioggia à reso cupo il grigio delle montagne. Davanti alla fonte hanno stazionato a lungo i Castagnini attendendo il sole, aduggiati da una notte di pioggia nelle loro stamberghe allagate. Una ragazza in ciabatte passa che dice rimessamente: un giorno la piena ci porterà tutti. Il torrente gonfio nel suo rumore cupo commenta tutta questa miseria. Guardo oppresso le roccie ripide della Falterona: dovrò salire, salire. Nel presbiterio trovo una lapide ad Andrea del Castagno. Mi colpisce il tipo delle ragazze: viso legnoso, occhi cupi incavati, toni bruni su toni giallognoli: contrasta con una così semplice antica grazia toscana del profilo e del collo che riesce a renderle piacevoli! forse. Come differente la sera di Campigno: come mistico il paesaggio, come bella la povertà delle sue casupole! Come incantate erano sorte per me le stelle nel cielo dallo sfondo lontano dei dolci avvallamenti dove sfumava la valle barbarica, donde veniva il torrente inquieto e cupo di profondità! Io sentivo le stelle sorgere e collocarsi luminose su quel mistero. Alzando gli occhi alla roccia a picco altissima che si intagliava in un semicerchio dentato contro il violetto crepuscolare, arco solitario e magnifico teso in forza di catastrofe sotto gli ammucchiamenti inquieti di rocce all’agguato dell’infinito, io non ero non ero rapito di scoprire nel cielo luci ancora luci. E, mentre il tempo fuggiva invano per me, un canto, le lunghe onde di un triplice coro salienti a lanci la roccia, trattenute ai confini dorati della notte dall’eco che nel seno petroso le rifondeva allungate, perdute..."

DINO CAMPANA
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Messaggio  Niza Monteiro Sab 22 Feb - 3:26


Rimbaud, per esempio, quando parla dell'amore, non sembra di essere un poeta maledetto Dino Campana anche.. Hilda Hiltz non è cosi quando parla di lamore.

Hilda Hiltz è la mia poeta maledetta, ed io posso dire questo:

Read me, do not let me die.
- Edna Saint Vincent Millay -


Hilda Hiltz ha uno stile provocatorio nel suo lavoro, con il paradosso tra sacro e profano, attraverso un linguaggio colloquiale, un linguaggio di trance nella scia di comunicazione. Lei muove la scrittura per eccesso, tra lussuria verbale, osceno, nel sublime tra la morte in vita o il suo contrario. È la tua derisione davanti a un mondo che cerca di avvicinarsi, ma che restituisce a lei, come l'occhio degli animali, un morto questione. La parola di Hilda affronta l'interdetto, l'impronunciabile in spazi sociali, esconjura l'abisso di significato.


Como se fosse verdade encantações, poemas
Como se Aquele ouvisse arrebatado
Teus cantares de louca, as cantigas da pena.
Como se a cada noite de ti se despedisses
Com colibris na boca.
E candeias e frutos, como se fosses amante
E estivesses de luto, e Ele, o Pai
Te fizesse por isso adormecer...
(Como se se apiedasse porque humana
És apenas poeira,
E Ele o grande Tecelão da tua morte: a teia).
Como se fosse vão te amar e por isso perfeito.
Amar o perecível, o nada, o pó, é sempre despedir-se.
E não é Ele, o Fazedor, o Artífice, o Cego
O Seguidor disso sem nome? ISSO...
O amor e sua fome.
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Messaggio  Niza Monteiro Sab 22 Feb - 3:35

Può sembrare sciocco. Anche esagerazione. Ma quando ho letto Hilda Hiltz ho avuto la sensazione di leggere la maledizione scavata fino a comparire brillantemente in versi, nel verbo ed nel bivio di parole, dove l'amore può nascere nel modo più naturale.

Isso de mim que anseia despedida
(Para perpetuar o que está sendo)
Não tem nome de amor. Nem é celeste
Ou terreno. Isso de mim é marulhoso
E tenro. Dançarino também. Isso de mim
É novo: Como quem come o que nada contém.
A impossível oquidão de um ovo

Como se um tigre
Reversivo,
Veemente de seu avesso
Cantasse mansamente.
Não tem nome de amor. Nem se parece a mim.
Como pode ser isto? Ser tenro, marulhoso
Dançarino e novo, ter nome de ninguém
E preferir ausência e desconforto
Para guardar no eterno o coração do outro.

E por que, também não doloso e penitente?
Dolo pode ser punhal. E astúcia, logro.
E isso sem nome, o despedir-se sempre
Tem muito de sedução, armadilhas, minúcias
Isso sem nome fere e faz feridas.
Penitente e algoz:
Como se só na morte abraçasses a vida.

É pomposo e pungente. Com ares de santidade
Odores de cortesã, pode ser carmelita
Ou Catarina, ser menina ou malsã.

Penitente e doloso
Pode ser o sumo de um instante.
Pode ser tu-outro pretendido, teu adeus, tua sorte.
Fêmea-rapaz, ISSO sem nome pode ser um todo
Que só se ajusta ao Nunca. Ao Nunca Mais.


Lei scrive a esorcizzare le parole, rompendo la profondità delle parole, provocando una luce negli fonemi, sillabe, una luce nella assenza di sentire. Il linguaggio di Hilda trascende il discorso, è una vita ferita che pulsa nelle poemi, e allo stesso tempo il abbandono attraverso le immagini possa essere ben costruite.

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Messaggio  Niza Monteiro Sab 22 Feb - 3:50

Hilda ha detto che la sua opera era stata fraintesa. L'equivoco della sua opera può essere interpretata come un riflesso della sua qualità letteraria. Questo equivoco, credo, deriva da un periodo in cui siamo abituati più a una letteratura più facile, con narrazioni in modo diretto. La scrittura in Hilda è codificata, dura, molto irregolare e, di conseguenza, i tuoi libri devono essere letti con più calma. Ma questa non è la caratteristica dei grandi scrittori?
Nel nostro tempo, è comune l'autore diventare così più importante come il suo lavoro. Hilda era il caso. Lei è una persona enigmatica ed misteriosa nella memoria di lettori brasiliani.

É crua a vida. Alça de tripa e metal.
Nela despenco: pedra mórula ferida.
É crua e dura a vida. Como um naco de víbora.
Como-a no livro da língua
Tinta, lavo-te os antebraços, Vida, lavo-me
No estreito-pouco
Do meu corpo, lavo as vigas dos ossos, minha vida
Tua unha púmblea, me casaco rosso
E perambulamos de coturno pela rua
Rubras, góticas, altas de corpo e copos.
A vida é crua. Faminta como o bico dos corvos.
E pode ser tão generosa e mítica: arroio, lágrima
Olho d’água, bebida. A vida é liquída.

La sfida delle regole sociali , una delle caratteristiche dei poeti maledetti. Ma se incidenti nel poema è quello di rivelare l'assurdità di un'ideologia che si impone, tuttavia, le caratteristiche di un poeta maledetto sono piene di molti miti. Ad esempio lo stile di vita autodistruttivo del poeta. Per me, la scrittura è una maledizione. Lì, in versi, il verbo, l'intersezione di parole, una maledizione nasce potente. Quindi, credo, i poeti maledetti sono sopravvissute nel corso dei secoli, non solo a causa del suo stile di vita, ma perché hanno una culla per la maledizione nella tua scrittura E ' questo potere di scrivere sui muri costruiti socialmente che i detenuti hanno aperto un modo per rivelare l'oppressione e la miseria attraverso la poesia. La forza creativa è un mistero.

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Messaggio  Tommaso Dom 23 Feb - 15:45

Ciao NairNiza, quando avrò più tempo cercherò di formulare qualche pensiero...É difficile quando si deve commentare una poesia scritta in una lingua che non conosci molto bene, anche se il portoghese è abbastanza comprensibile.
Nel frattempo chiedo gentilmente ad Admin se può cambiare il titolo dell'argomento, che sia magari più consone a quello che si discute.
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Messaggio  Admin Lun 24 Feb - 16:55

Ho cambiato il titolo in "Io e La Poesia", se a Niza non piace potra' scrivere il titolo che lei preferisce e lo cambiero' nuovamente.

Rimanendo nel campo dei cosidetti "poeti maledetti", posso esprimere quello che io sento leggendo le loro poesie; certamente non e' il mio genere preferito, sebbene concordo che il "genio" che da certune sprigiona puo' essere considerato l'essenza dell'anima, anche se affetta da patologie non comuni.
Chiedo venia se affronto il tema in modo superficiale; Niza invece e' una persona che esamina a fondo e che e' molto competente sia in letteratura che in psichiatria ed in chissa' quant'altro... Io, invece, mi sono dovuto documentare su tutti i poeti di cui lei ha scritto, ma credo che cio' non mi impedisca di esporre le mie povere parole.  Leggendo di Dino Campana sulla storia della Letteratura Italiana:

" Ancora piu' fuori legge rispetto al comportamento dei poeti dell'epoca (nato 1885- morto 1932) ed egualmente fuori norma e' anche la sua poesia, nata certamente da suggestioni in prevalenza dannunziane e anche francesi, ma ancor piu' da una personalita' patologica che ha pagato fino alla morte con lunghi e ripetuti ricoveri l'eccezionalita' di una vita ricca di emigrazioni e ritorni."

Cercando notizie su Campana ho anche scoperto questo sito dove si possono leggere le lettere d'amore e di disperazione tra lui e la poetessa/scrittice Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio

http://www.elbasun.com/L_angolo_della_lettura/lettere_d_amore_archivio_ieri.htm

Dicevo, della personalita' "borderline" (sul baratro) dei poeti maledetti e della mia personale opinione che, sebbene siano molto meritevoli di approfondimento, non mi coinvolgono molto, forse cio' e' dovuto ad una mancanza mia, il non aver lo spessore necessario per discernere su di essi e' certamente un fattore.  Ma se si parla di semplici preferenze allora posso dire che, secondo me, il poeta che soffre di turbe,  malattie mentali, nevrosi ecc. e' incapace di aprire un varco che giunge al cuore del lettore, (almeno se il lettore sono io).  Il genere letterario e' indubbiamente interessante e terreno fertile per chi voglia approfondire fino a che punto la scrittura puo' aiutare ad esoricizzare il "male interiore".  Io rimango ai bordi di tutto cio', rimango sul vago e sul semplice rigo, quello che emoziona direttamente l'anima.

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Messaggio  Admin Lun 24 Feb - 17:20

Un dettagliato articolo sul rapporto "amoroso" tra Dino Campana e Sibilla Aleramo

http://archiviostorico.corriere.it/2000/agosto/14/Sibilla_Aleramo_Dino_Campana_Passione_co_0_0008148542.shtml

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Messaggio  Niza Monteiro Ven 7 Mar - 0:13

Ah, l'immenso impatto che la lettura di un grande poema provoca nel lettore. Mi ricordo che ero stordito dopo che ho letto per la prima Neruda, all'età di undici anni, un poeta che io non ho mai smesso di leggere. Più tardi, Vinicius de Moraes, João Cabral de Melo Neto, Fernando Pessoa e molti altri. Ma non mi interessa tanto la loro vita. Io già ho letto vari biografie, ma sono più interessata nelle poesie.
L'atto di scrivere è una forma di sopravvivenza per molti scrittori. Noi abbiamo poeti brillanti con una vita miserabile, povera, piena di lacune e difetti. Ma loro hanno fatto poesie belle, suscitanno dal suo dolore materia prima per scrivere. E ' questo si mantiene nel tempo.
Credo che lo scrittore, quando scrivi, si trova in una lotta che la scrittura produce. Egli scrive non perchè lo sa perché, al contrario, egli scrive perché non può sapere. La letteratura è pura rotonda intorno del non sapere. Come sappiamo poco! E quanti sono i modi a nostra disposizione che consideriamo mai andare.
La letteratura, Hölderlin ha detto una volta, è prima di tutto sogno e fragilità quindi puro troppo. Ci vuole prudenza e delicatezza nella gestione di tutta la conoscenza.
Così ho capito quando dici si sente più toccato da certo stile di poesia in rispetto agli altri. Ecco come è! Alcune poesie toccano l'anima più di altri. Questo è come tutto nella vita. Ma io credo che in ogni poesia c'è una lotta del poeta, è un accidente o meno. Chi scrive è sempre qualcuno che lotta a loro modo limitato di conoscere.
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Messaggio  Niza Monteiro Ven 7 Mar - 0:20

Questo è il poema de Neruda che mi há fatto toccare il silenzio delle parole agli undici anni. Il poema è una metafora, ed questo è la bellezza: guardare la vita in maniere diverse. Creare varie possibilità ed maniere de vivere la vita.

Pido silencio

Ahora me dejen tranquilo.
Ahora se acostumbren sin mí.

Yo voy a cerrar los ojos.

Y sólo quiero cinco cosas,
Cinco raíces preferidas.

Una es el amor sin fin.

Lo segundo es ver el otoño.
No puedo ser sin que las hojas
Vuelen y vuelvan a la tierra.

Lo tercero es el grave invierno,
La lluvia que amé, la caricia
Del fuego en el frío silvestre.

En cuarto lugar el verano
Redondo como una sandía.

La quinta cosa son tus ojos,
Matilde mía, bienamada,
No quiero dormir sin tus ojos,
No quiero ser sin que me mires:
Yo cambio la primavera
Por que tú me sigas mirando.

Amigos, eso es cuanto quiero.
Es casi nada y casi todo.

Ahora si quieren se vayan.

He vivido tanto que un día
Tendrán que olvidarme por fuerza,
Borrándome de la pizarra:
Mi corazón fue interminable.

Pero porque pido silencio
No crean que voy a morirme:
Me pasa todo lo contrario:
Sucede que voy a vivirme.

Sucede que soy y que sigo.

No será, pues, sino que adentro
De mi crecerán cereales,
Primero los granos que rompen
La tierra para ver la luz,
Pero la madre tierra es oscura:
Y dentro de mí soy oscuro:
Soy como un pozo en cuyas aguas
La noche deja sus estrellas
Y sigue sola por el campo.

Se trata de que tanto he vivido que
Quiero vivir otro tanto.

Nunca me sentí tan sonoro,
Nunca he tenido tantos besos.

Ahora, como siempre, es temprano.
Vuela la luz con sus abejas.

Déjenme solo con el día.
Pido permiso para nacer.

Pablo Neruda

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Messaggio  007 Ven 7 Mar - 19:12

http://www.libriantichionline.com/divagazioni/pablo_neruda_chiedo_silenzio

Traduzione in italiano e.......
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Messaggio  Admin Ven 7 Mar - 19:45

La traduzione dallo spagnolo all'italiano non fa' disperdere molto; entrambi sono lingue neo-latine.
Per quanto concerne quello che scrive Niza sulla lotta esistenziale dell'autore che si trasforma in poesia, sono d'accordo al 100%; anzi e' proprio la scintilla che sprigiona da questa colluttazione che in tanti casi si trasforma in eccelsa letteratura.  Noi leggiamo quello che il poeta crea nei suoi momenti forse piu' critici per se', cioe' nei momenti piu' tristi o di meditazione...Sono questi, nella maggior parte dei casi, i momenti dove il poeta raggiunge l'apice dell'ispirazione, oppure nello stato opposto, quello dell'amore travolgente.

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Messaggio  007 Sab 8 Mar - 11:04

Niza e' coinvolgente.....il suo amore verso la cultura e' straordinario , grazie per essere con noi..... Very Happy 
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