Sellia- Un posto nel cuore
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

Ma si può andare avanti cosi???

+15
roddy
Sherlock Holmes
mister x
zagor
nino
Tonino
Keope
dirramatore
rosa@blu
utamarru
Admin
007
jhonatan
s.n.o.b.
domperignon
19 partecipanti

Pagina 3 di 3 Precedente  1, 2, 3

Andare in basso

Ma si può andare avanti cosi??? - Pagina 3 Empty Re: Ma si può andare avanti cosi???

Messaggio  cuvalo54 Gio 6 Feb - 15:44

Inserisco copia di una vecchia cartolina che rispecchia molto bene il titolo di questa stanza (non dal punto di vista militare ma per il contenuto del del testo) : ma si può andare avanti ancora così? e non mi riferisco ai problemi locali che pur ci sono e sono gravi ma a livello generale

Ma si può andare avanti cosi??? - Pagina 3 3311wg0
cuvalo54
cuvalo54

Numero di messaggi : 8037
Data d'iscrizione : 27.02.09

Torna in alto Andare in basso

Ma si può andare avanti cosi??? - Pagina 3 Empty Re: Ma si può andare avanti cosi???

Messaggio  Tonino Gio 6 Feb - 19:16

sembra quasi che siamo alla frutta  pensa 
Tonino
Tonino

Numero di messaggi : 9586
Data d'iscrizione : 26.04.09

Torna in alto Andare in basso

Ma si può andare avanti cosi??? - Pagina 3 Empty Re: Ma si può andare avanti cosi???

Messaggio  007 Gio 6 Feb - 19:42

Siamo alla.....frutta.....
007
007

Numero di messaggi : 26248
Data d'iscrizione : 29.11.08

Torna in alto Andare in basso

Ma si può andare avanti cosi??? - Pagina 3 Empty Re: Ma si può andare avanti cosi???

Messaggio  Il Ruminante Ven 6 Giu - 11:39

Tip«icamente italiano»Nel febbraio 2003 tutti i più importanti giornali italiani dedicarono pagine e pagine alla scomparsa di Alberto Sordi, il popolare attore protagonista di decine di film dell’Italia repubblicana. Quasi tutti i commentatori furono concordi nell’affermare che nei suoi film Sordi aveva rappresentato meglio di ogni altro il carattere degli italiani. Per il quotidiano cattolico «Avvenire» era stato «lo specchio» dell’Italia. Il «Corriere della Sera» salutava in lui «l’eroe di tutti i nostri difetti», mentre per «la Repubblica» aveva incarnato l’«arte di essere italiani» personificando «una mescolanza di difetti» inequivocabilmente italici. Per «l’Unità» Sordi era stato un «piccolo grande italiano» e per il «Secolo d’Italia» era un simbolo nazionale che per cinquant’anni aveva dato «un volto ai vizi e alle virtù degli italiani». Al di là di questa concordanza generale (con la sola eccezione degli esponenti della Lega Nord, ai quali non piaceva la romanità di Sordi) vi furono senza dubbio delle differenze di enfasi, che oltre alle posizioni ideologiche rispecchiavano la base regionale di ciascun giornale, ma l’importanza di Sordi come espressione del «carattere nazionale» fu riconosciuta praticamente all’unanimità.

Il fatto che a un attore venga assegnato un ruolo del genere probabilmente non sorprende, se si considera l’importanza del cinema nella cultura contemporanea. In Italia il fenomeno è ancora più accentuato perché nel periodo successivo al 1945 il cinema assunse una funzione nazionalizzatrice in un contesto in cui, a parte l’estrema destra, il nazionalismo non aveva molta spendibilità politica. Il cinema divenne allora il veicolo privilegiato per la produzione di immagini di italianità sia nel paese che all’estero, e le commedie all’italiana degli anni Cinquanta e Sessanta, di cui Sordi fu spesso il protagonista, divennero «il primo genere capace di porre con continuità al grande pubblico il problema dell’identità nazionale». Può suscitare maggiore sorpresa il fatto che il ruolo di icona nazionale sia stato assegnato a un attore che ha interpretato regolarmente personaggi negativi, e che ha costruito tutta la sua carriera impersonando differenti versioni dell’antieroe, dal giovane provinciale indolente all’opportunista capace di adattarsi con successo a differenti regimi politici, al donnaiolo che alla fine, riluttante, deve sottomettersi all’ordine del santo matrimonio, e così via. Quali ne sono le ragioni? Con questo libro cercherò di rispondere a questa domanda e dare un senso a questo apparente paradosso ricostruendo la genealogia e la storia del discorso del carattere nazionale, una retorica che è presente fin dagli albori dell’Italia contemporanea e che resiste al passare del tempo.

Ma che cos’è il carattere nazionale? Anche se a livello accademico la nozione ha perso giustamente la sua legittimità, questo concetto è ancora ben presente nella cultura popolare dove, tra l’altro, offre lo spunto per una infinità di barzellette a sfondo etnico, e nel giornalismo dove costituisce la struttura di una quantità di reportage sui paesi stranieri. Il carattere nazionale non è la stessa cosa dell’identità nazionale, anche se nel linguaggio corrente le due nozioni vengono spesso confuse. Ambedue i concetti sono piuttosto elusivi e si prestano a molteplici definizioni e utilizzazioni, ma si può dire che il carattere nazionale tende a riferirsi alle disposizioni «oggettive», consolidate (un insieme di particolari tratti morali e mentali) di una popolazione, mentre l’identità nazionale, espressione coniata più di recente, tende a indicare una dimensione più soggettiva di percezione e di auto-immagini che possono implicare un senso di missione e di proiezione nel mondo. Sarà necessario tornare a parlare dei significati spesso contesi di questi termini, ma per ora è sufficiente dire che, in pratica, ambedue i concetti funzionano più o meno come contenitori che differenti interlocutori tendono a riempire di svariati contenuti. Questi contenuti non sono scelti a caso: le discussioni sull’identità nazionale e sul carattere nazionale e la definizione dei due concetti avvengono nell’ambito di modelli discorsivi che spesso hanno una lunga storia e di cui i singoli interlocutori sono il più delle volte inconsapevoli. Il fardello di questo modello discorsivo appare particolarmente evidente nell’Italia degli ultimi vent’anni in seguito alla caduta del vecchio sistema dei partiti che aveva strutturato la vita della Repubblica all’indomani del fascismo, la problematica della nazione è tornata a dominare il discorso pubblico.

Dai primi anni Novanta del secolo scorso l’interesse degli italiani per la questione dell’identità nazionale, stimolato inizialmente dalla crescente visibilità della Lega Nord sulla scena politica e dai suoi virulenti attacchi all’unità della nazione, è stato notevole e non accenna a diminuire. I titoli in libreria in anni recenti evidenziano chiaramente le ansietà e le preoccupazioni per la fragilità dell’assetto nazionale e per i pericoli della sua disintegrazione: Se cessiamo di essere una nazione, Italia addio? Unità e disunità dal 1860 a oggi, Finis Italiae, La morte della patria, Italiani senza Italia, per citarne solo alcuni. Altri titoli sono sintomatici dell’inquietudine per la questione della modernità, o della scarsa modernità, del paese e della qualità della sua cultura civile: L’Italia è un paese civile?, Le Italie parallele. Perché l’Italia non riesce a diventare un paese moderno, L’identità civile degli italiani. E su quotidiani e riviste questi temi sono rilanciati da titoli come Italiani, popolo in maschera, tutti paurosi e trasformisti; Gli italiani? Pecore anarchiche che non formano una nazione; L’Italia è sfatta, ma ci sono gli italiani; Diventeremo mai un paese normale?; A che serve l’Italia?.

Come questi esempi e il caso di Sordi mostrano in maniera eloquente, negli ultimi anni numerosi cittadini si sono interrogati insistentemente sul significato dell’essere italiani. Anche se forse non hanno ancora la certezza di essere una «vera» nazione, molti sono tuttavia convinti di avere un carattere nazionale, e del fatto che questo carattere non fa una bella impressione. In contrasto con l’immagine spesso positiva che altri popoli hanno di se stessi (si può pensare a come si vedono gli americani – ottimisti, rivolti al futuro, preoccupati del bene comune – oppure gli inglesi – leali, riservati, rispettosi della legge), l’idea che gli italiani hanno di sé non è affatto lusinghiera: di qualsiasi gruppo sociale facciano parte, si descrivono come un popolo di cinici, di individualisti estremi incuranti del bene pubblico, di opportunisti propensi al clientelismo, falsi se non totalmente bugiardi. Secondo Eugenio Scalfari, per diversi anni direttore e attuale editorialista della «Repubblica», questi tratti sono così connaturati da costituire quasi una etnicità. Spesso i commentatori stranieri concordano con questa idea e parlano, con o senza ironia, di «stile politico all’italiana» e del rischio che possa contagiare la vita pubblica di paesi più virtuosi.

Per la verità, considerazioni di tal genere sembrano essere giustificate da diversi avvenimenti recenti. All’inizio degli anni Novanta, dopo la caduta del Muro di Berlino, l’inchiesta «Mani pulite» rivelò la corruzione di un settore molto ampio della classe dirigente e un vasto numero di politici e uomini d’affari furono rinviati a giudizio. In seguito a questi fatti il paese fu testimone del collasso di tutto il sistema partitico che l’aveva governato dalla fine della seconda guerra mondiale. Subito dopo il crollo di questo sistema le speranze di un cambiamento in senso positivo vennero infrante quando il paese divenne il teatro della devastante ascesa politica del magnate dei media Silvio Berlusconi, che aveva acquisito un potere immenso nel settore della televisione commerciale grazie agli agganci con importanti personaggi politici del sistema partitico che era appena crollato. Naturalmente, già ben prima di questi recenti sviluppi l’Italia era nota come un paese in cui la corruzione politica era molto diffusa e la legge era scarsamente rispettata e non sufficientemente fatta rispettare. Tutti questi fenomeni sollevano interrogativi più che legittimi non solo sulla qualità delle istituzioni ma anche sugli atteggiamenti della popolazione. Tuttavia equiparare tali atteggiamenti a un «carattere nazionale» è cosa alquanto diversa. Ciò che richiede uno sguardo più critico, in effetti, è il fatto che molti italiani leggono queste realtà attraverso l’ottica del concetto di carattere nazionale, specialmente se si considera che l’Italia, purtroppo, non è l’unico paese che deve confrontarsi con la corruzione politica o con comportamenti che, da un punto di vista civile, lasciano molto a desiderare. In altri termini, se nessuno può negare l’esistenza di certi tratti nella società e nella cultura italiana, non è evidente che essi debbano essere definiti un «carattere nazionale» (o identità nazionale: in Italia, come si diceva, i due termini sono spesso intercambiabili). E quindi ritorniamo al nostro interrogativo iniziale: che cos’è il carattere nazionale? E perché tanti italiani sono così convinti di avere un carattere nazionale, del fatto che è pieno di difetti, e che i suoi guasti spiegano anche gran parte degli attuali problemi politico-sociali del paese? La tesi di questo libro è che una parte della risposta può essere trovata nello studio della storia del discorso del carattere nazionale, discorso che va inteso come un insieme di idee, di temi, di argomentazioni e di tropi ricorrenti, presenti nella cultura italiana da lungo tempo.

Brano tratto dal libro di Silvana Patriarca Italianità - La costruzione del carattere nazionale Ed. Laterza
Il Ruminante
Il Ruminante

Numero di messaggi : 459
Data d'iscrizione : 08.07.09

Torna in alto Andare in basso

Ma si può andare avanti cosi??? - Pagina 3 Empty Re: Ma si può andare avanti cosi???

Messaggio  wainerbigi Mer 11 Giu - 20:56

Il Ruminante ha scritto:[justify]
Brano tratto dal libro di Silvana Patriarca Italianità - La costruzione del carattere nazionale Ed. Laterza

…Ma a quanto pare, nemmeno l’autrice (Silvana Patriarca), nella stesura del suo esposto, riesce a svincolarsi da quel fardello di lotta politica, ne riesce a liberarsi dall’ectoplasma ideologico che la insegue, e che tanto biasima e denigra (o la spaventa) nella corrente idea di italianità intesa come “carattere nazionale”! Ma è ovvio che è solo una mia opinione…

W.B.
wainerbigi
wainerbigi

Numero di messaggi : 178
Data d'iscrizione : 18.11.12
Località : perdidit in caligo septemtriōnes

Torna in alto Andare in basso

Ma si può andare avanti cosi??? - Pagina 3 Empty Re: Ma si può andare avanti cosi???

Messaggio  Contenuto sponsorizzato


Contenuto sponsorizzato


Torna in alto Andare in basso

Pagina 3 di 3 Precedente  1, 2, 3

Torna in alto

- Argomenti simili

 
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.