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Le Lettere del parroco

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Messaggio  Ospite Mar 9 Giu - 21:06

Parrocchia San Nicola di Bari - SELLIA

Questo è il mio sangue dell’alleanza,
che è versato per molti.


Carissimo/a,

Giorno 14 Giugno 2009 celebreremo il grande mistero del Corpo e del Sangue del Signore. Per molti cristiani esso è un mistero trascurato, disprezzato, ignorato, non amato, non ricevuto, ricevuto male, nell’indifferenza, nella cattiva volontà, nel vizio, nel peccato, nella distrazione. Gesù ci insegna che non ci si può accostare ad un così grande mistero senza una adeguata preparazione. Va preparata la celebrazione della Santa Messa e va anche preparato il nostro accostarci all’Eucaristia. Leggiamo prima cosa è avvenuto nella Notte Santa immediatamente prima della Passione e Morte per Crocifissione di nostro Signore Gesù Cristo.
“Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi” (Mc 14,12-16.22-16).
Come dobbiamo prepararci a ricevere Gesù, ricevendo il suo Vero Corpo e il suo Vero Sangue? La giusta preparazione è una sola: la purificazione del cuore. Il Corpo purissimo di Gesù deve essere ricevuto da un cuore purissimo, almeno per quanto è possibile ad una persona fatta di carne e di ossa. Ma un minimo impegno lo dobbiamo pur mettere. Dal cuore dobbiamo togliere: astio, rancore, inimicizie, diffidenze, odio, divisioni, dissensi, rivalità, superbia, invidia, avarizia, concupiscenza, ogni volontà di male, ogni desiderio di peccato, ogni altra cosa che turba la comunione tra i fratelli. Chi rompe la comunione con la comunità dei figli dello stesso Padre si accosta non santamente al Corpo e al Sangue di Cristo Gesù che è il sacramento dell’unità e della comunione.
Il cuore si prepara accostandoci al Sacramento della Confessione con il grande proposito di emendare la nostra vita, di purificarla, di rinnovarla, di santificarla. La Confessione non è da viversi sullo stile di certa “reclame” pubblicitaria. I bambini si sporcano, si insudiciano, tanto c’è quel nuovo prodotto che rende candida ogni cosa per poi sporcarsi di nuovo e di nuovo insudiciarsi. Per molti così è la confessione: un purificarsi per tornare a sporcarsi di nuovo, un lavarsi per poi insudiciarsi più di prima. Ci si confessa per non peccare più. Ci si lava nel sangue di Cristo per non insudiciarsi mai più con il peccato.
La Santa Messa va preparata giungendo per tempo in Chiesa. Prendendo parte alla recita del Santo Rosario con devozione e amore. Chiedendo alla Vergine Maria, Madre della Redenzione, che renda il nostro cuore puro come il suo e il nostro spirito umile come il suo.
Si vive la Santa Messa senza distrazione, con attenzione, pregando, ascoltando, cantando con compostezza, senza parlare, senza essere occasione di scandalo agli altri.
È segno di amore per l’Eucaristia venire in Chiesa decentemente vestiti, facendo la differenza tra la spiaggia e il luogo sacro. Basta osservare come ci si veste e si comprende il nostro poco amore per un così grande sacramento. A volte non si è nemmeno vestiti.
Una sola Eucaristia basta per santificare tutta la nostra vita. Se non ci santifichiamo è segno che la riceviamo male, senza alcuna preparazione, così… per malsana abitudine.
La Vergine Maria, gli Angeli, i Santi ci facciano comprendere questo grande mistero.
Don Francesco Cristofaro

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Messaggio  zorro Mar 9 Giu - 22:11

Don Francè, Che musica.... si paroli santi... però a su paisa purtroppu a cunfessiona è comu dicia ncunu na lavanderia... peccamu... peccamu.. poi jamu duva Don fracescu , n'assolva e simu a postu ppè nu paru e jorni. Don Francè u signura ma va aiuta.


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Messaggio  MEDUSA Mar 9 Giu - 22:40

...indubbiamente Zorro. La confessione così come è "amministrata" dalla chiesa cattolica è ipocrisia: diciamo le cose con le loro parole. Toglierei e salverei da questo mio sommario giudizio i preti-coraggio sia in Italia che all'estero: e non si risentino chi ha fede (veramente)...perchè io li rispetto e di loro ho invidia!
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Messaggio  Ospite Gio 18 Giu - 14:58

MAESTRO, NON T’IMPORTA CHE SIAMO PERDUTI?
Domenica della FEDE CHE ANCORA NON ABBIAMO
21 Giugno 2009


(Un aiuto per comprendere le letture della XII domenica del Tempo ordinario)


Carissimo/a,

anche tu sei chiamato a passare all’altra riva. Dalla riva della terra devi giungere a quella del Paradiso, dal tempo devi passare all’eternità. L’altra riva è anche il passaggio dall’egoismo alla carità, dalla solitudine alla comunione, dalla tristezza alla gioia, dal peccato alla grazia, dalla ricchezza alla povertà, dall’ira alla pazienza, dalla mormorazione ad una parola di comprensione e di perdono, di scusa e di pietà, dal disordine spirituale all’ordine morale, dalla comodità al sacrificio, dall’avere tutto alla rinunzia, dal vizio alla virtù. Ecco cosa avviene mentre si compie il percorso per il raggiungimento dell’altra riva:
“In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». (Mc 4,35-41).
Tanti fanno il proposito di passare all’altra riva. Tanti anche si imbarcano. Tanti iniziano la traversata delle grandi acque. Pochi però giungono a destinazione. Chi si smarrisce. Chi si tira indietro. Chi neanche inizia. Chi si pente. Chi viene contrariato. Chi è tentato. Chi tenta gli altri. Per una ragione o per un’altra rimaniamo sempre fermi nella nostra piccola, povera umanità fatta di molti vizi, molti peccati, molte trasgressioni, molta vanità e superficialità, molto lassismo, molto minimalismo ascetico e spirituale.
C’è questo vento contrario che si abbatte contro di noi e ci fa regredire anziché progredire, ritornare indietro invece che avanzare. Siamo nella stessa condizione in cui si trovano i discepoli. Ma loro però non si smarriscono. Scuotono Gesù perché si svegli. Lo rimproverano di non darsi pensiero per loro. Gli chiedono che prenda subito una decisione. Solo Lui può calmare il vento. Solo lui può fare qualcosa per la loro salvezza.
Gesù si desta. Ordina al mare di tacere, al vento di cessare, alle onde di arrestarsi. In un istante tutto diviene una calma universale, una bonaccia e una serenità grande. Ora è però Gesù che rimprovera i suoi discepoli. Li redarguisce perché ancora non hanno fede. Perché i discepoli non hanno ancora fede? Non hanno ancora fede perché la fede sa che con Gesù la barca mai potrà andare in naufragio, mai si potrà spezzare, mai rompere, mai ricolmare di acqua, mai affondare. Gesù non si deve svegliare. È la sua presenza la nostra certezza, la nostra sicurezza, la nostra salvezza, la nostra speranza. Con Gesù si raggiunge sempre l’altra riva, anche se il vento sembra volerci sollevare fino al cielo e poi farci profondare fin negli abissi delle acque.
La fede opera nell’invisibilità. C’è la tempesta. Con noi però c’è Cristo. Cristo Gesù non ha bisogno di calmare il vento. Lui fa camminare la barca nel vento, contro ogni vento. Questa fede i discepoli ancora non possiedono e neanche noi. Anche noi vogliamo vedere il vento che si plachi e le onde che arrestino la loro veemenza. Questa è ancora la fede dei piccoli.
Gesù ci chiede la stessa fede che visse Lui sulla croce. Il Padre non lo liberò dalla croce. Lo liberò nella croce. La tempesta della croce non cessò e attraverso questa tempesta Gesù raggiunse l’altra riva della gloriosa risurrezione.
Quando avremo questa fede, allora non chiederemo a Gesù di fare cessare il vento e le onde. Gli domanderemo che ci aiuti ad attraversare la tempesta allo stesso modo che Lui ha attraversato l’uragano della croce. Lui visse tutta la croce. A noi ci è domandato di vivere ogni tempesta. Lui è con noi. La nostra barca mai potrà affondare. Questa fede oggi Gesù ci chiede.
La Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi ci aiutino a vivere in questa fede per tutti i giorni della nostra vita.

Don Francesco

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Messaggio  Ospite Ven 19 Giu - 22:36

Don Francesco, di tutto ciò ho la certezza ma...non è facile camminare con il vento contro....In questo mondo così ostile...tutto è contro corrente.......Portare la parola di Gesù fra la gente con la voce...con le azioni...con il sorriso....spesso non basta....Spesso sembra tutto inutile...nessuno sembra ascoltare.....nessuno sembra credere alla salvezza eterna....e allora ci si scoraggia e la fede soffoca perchè la teniamo dentro, diventando qualcosa di intimo non più condivisibile con gli altri....
Insegnaci a vincere la tempesta....placando il vento e le acque come ha fatto Gesù...per poter continuare a testimoniare la sua parola.....e giungere un giorno alla vita eterna....

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Messaggio  OCCAM Ven 19 Giu - 22:46

Cara Albachiara...ciò che provi è molto condivisibile perchè si tocca con mano durante il nostro quotidiano. Ciò che mi viene da dire quando ascolto questo tuo rammaricarsi e che chi crede, chi soprattutto crede, deve seguitare a essere se stesso/a...e, se necessario, andare contro vento, perchè, andare con il vento e non essere se stessi si rischia di arrozzularsi e di farsi male...


Ultima modifica di OCCAM il Sab 20 Giu - 19:44 - modificato 1 volta.
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Messaggio  Ospite Sab 20 Giu - 15:37

Cara Albachiara, ricorda ciò che dice il vangelo: a noi tocca seminare, al Signore raccogliere. non pensare ai frutti ma a seminare, seminare e ancora seminare.

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Messaggio  Ospite Sab 20 Giu - 23:14

Caro Occam....hai ragione....andare con il vento e non essere sè stessi è pericoloso per il corpo e per l'anima..... Non bisogna mai andare con il vento e non essere sè stessi....Magari ci si ferma per un pò,...ci si nasconde per riprendere fiato....ma poi si riparte più forti di prima con la forza dello Spirito Santo che viene dalla Parola di Dio e dai sacramenti.
.....Come ha detto Don Francesco, che ringrazio sempre per il suo aiuto, bisogna ricordare sempre il Vangelo e ....seminare...seminare...e...anche se ci si riposa un pò.....bisogna riprendere a seminare...e continuare..anche se non si vedono subito i frutti (?)......
...Ma.....come sarebbe bello se si vedesse qualche frutto!........Forse bisogna pregare un pò di più.........

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Messaggio  Ospite Mer 24 Giu - 21:49

NON TEMERE, SOLTANTO ABBI FEDE!
Domenica DELLA FEDE DELL’EMORROISSA E DI GIAIRO
28 Giugno 2009


approfondimento sulla XIII domenica del tempo ordinario

Carissimo/a,
In questo giorno facciamo l’incontro con Gesù, che ci educa a vivere di fede perfetta e santa. Ogni imperfezione nella fede può dare sconforto alla nostra vita e a quella dei nostri fratelli. Una fede vissuta invece in pienezza di verità nella richiesta, nella confessione, nella professione, nella testimonianza, illumina il mondo di una luce nuova e produce frutti nuovi di giustizia, santità, consolazione, speranza, grandissima carità. Leggiamo ora cosa è accaduto e lasciamoci ammaestrare anche noi da Gesù signore.
“E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. (Cfr Mc 5,21-43).
L’Emorroissa possiede una fede forte in Cristo Gesù. Vorrebbe però nascondere i frutti che questa fede ha prodotto. I frutti della fede non possono andare nascosti. Devono essere visti dagli altri affinché si glorifichi il Padre nostro che è nei Cieli. Il vero frutto della fede non è il miracolo. Esso è invece una più grande gloria che dobbiamo far salire a Dio, nostro Padre, che è la fonte di ogni grazia, benedizione, esaudimento, ascolto.
Nascondere i frutti della fede è nascondere la gloria di Dio. È impedire che Dio venga riconosciuto, invocato, ringraziato, benedetto, celebrato, osannato. È anche impedire che si creda in Lui, nel suo amore, nella sua verità, nella sua grazia, nella sua santità, nella sua immensa misericordia per noi. La nostra fede deve essere un albero maestoso che produce infiniti frutti di gloria per il nostro Dio e Padre.
Giairo possiede una fede incipiente, non sufficientemente forte, non perfettamente vera. Crede che Gesù può fare qualcosa. Non crede ancora che possa fare tutto. È questa una fede che non può sostenere la sua vita. Sostiene la vita la fede perfetta nella verità e nella santità.
Gesù lo invita a non smarrirsi nella fede, ad avere fede. Ad avere fede in che cosa? Fede nella sua onnipotenza non solo nella malattia, ma anche nella morte. Fede che nulla è impossibile per Colui che viene nel nome del Signore. La morte dinanzi a Lui è un semplice, piccolo sonno.
Molti di noi viviamo con la stessa fede di Giairo. Pensiamo che per Gesù alcune cose siamo facili e possibili, altre difficili e impossibili. Gesù dice oggi a tutti noi: “Non temere. Abbi soltanto fede”. Nulla mi è impossibile. Tutto faccio per coloro che mi amano e camminano nel mio Vangelo, nella mia Parola, nella mia volontà.
Sovente la nostra vita si trova dinanzi all’impossibile umano, è di fronte al niente assoluto, è avvolta dalla morte. È il nostro smarrimento, la nostra confusione, la nostra desolazione. Muore la fede in noi e muore anche il nostro spirito. Tutto muore in noi perché è morta la fede. In questi momenti è necessario che Gesù risusciti la nostra fede in modo che tutto di noi risusciti.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi siate accanto a noi in questi momenti di grande buio e di morte per la nostra fede per dirci: “Non temete. Abbiate soltanto fede. Trasformate questa vostra tua fede in una grande preghiera. Verrà la pace”.

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Messaggio  Ospite Mer 1 Lug - 10:10

E SI MERAVIGLIAVA DELLA LORO INCREDULITÀ.
Domenica DI GESÙ MOTIVO DI SCANDALO
05 Luglio 2009,


pensiero di approfondimento della XIV domenica del tempo ordinario

Carissimo/a


Gesù oggi è nella sinagoga di Nazaret. La sapienza con la quale Egli parla suscita stupore, incanto. Quella di Gesù è una sapienza divina, celeste, soprannaturale. Nessun uomo ha mai parlato, mai parlerà come Gesù. La sua scienza delle cose del Padre è così alta da essere irraggiungibile. Lui parla per conoscenza diretta di Dio. Lui non parla per sentito dire.
Dinanzi ad una tale sapienza, quanti lo ascoltavano avrebbero dovuto prostrarsi e mettersi in adorazione del Signore, il quale dona la scienza secondo il suo inscrutabile beneplacito. Invece ecco cosa succede: Gesù era per loro motivo di scandalo, pietra di inciampo a causa delle sue umili origini, della sua “bassa”, non elevata condizione sociale.
“Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. (Mc 6,1-6).
La sapienza, la scienza, l’intelligenza, la conoscenza delle cose di Dio non nasce dalla terra. È un frutto che non viene né dalla natura dell’uomo né dalla sua condizione sociale o famigliare. Dinanzi al Signore non c’è né il sapiente, né l’intelligente, né il dotto, né l’acculturato, né l’uomo, né la donna, né il giovane, né l’anziano, né il ricco, né il povero.
Il Signore dal Cielo guarda, vede, sceglie, chiama, chi vuole, quando vuole, dove vuole, per il tempo che vuole. Ogni scelta di Dio è imperscrutabile. Egli sceglie il debole per confondere il forte, il semplice per annullare il dotto e l’intelligente, l’ignorante per annullare il sapiente, la donna per insegnare l’umiltà all’uomo, il giovane per elevare l’anziano, colui che è di bassa condizione per convertire i ricchi e gli alti locali, il laico per ammaestrare il consacrato.
Le vie di Dio si possono accogliere solo nella più grande umiltà. Li accoglie solo chi è capace di vedere Dio dietro colui o colei che il Signore ha scelto, chiamato, inviato. Il superbo, l’arrogante, il prepotente, il dotto, l’acculturato, il gonfio di sé, il sapiente, il filosofo, lo scienziato, l’ammaestrato non può chinare il capo dinanzi al niente dell’uomo o della donna attraverso il quale il Signore vuole mostrare la sua volontà di conversione e di vera salvezza.
Dio non cammina con i capricci di peccato dell’uomo, né con la sua fede stantia, vuota, vecchia, decrepita. Dio non ama che l’uomo si sostituisca a Lui e gli detti cosa fare, come agire, quali vie percorrere per andare incontro all’uomo. Neanche vuole essere rinchiuso in quelle forme umane, psicologiche, di tradizione, di abitudine, che lo svuotano di ogni contenuto di verità.
Dio chiede all’uomo una cosa sola: che si umili dinanzi a Lui e accolga sua ogni via, anche la più semplice, la più umanamente impensabile.
Chi si scandalizza, rimane nei suoi pensieri e mai potrà giungere alla verità. La verità che possiede non è la verità di Dio. È una verità di comodo, che serve a farlo invecchiare nella sua non volontà di cambiamento e di vera conversione.
Chi si scandalizza, resta ancora alla sua umanità e mai potrà elevarsi alle altezza della santità cui il Signore lo chiama.
Chi si scandalizza, diventerà pietra di inciampo per gli altri e allontanerà molti dalla retta via, servendosi delle dicerie, della calunnia, della menzogna, dell’inganno, della falsa testimonianza. Sarà un pettegolo che passa il suo tempo a distruggere la verità di Dio nei fratelli.
La Vergine Maria, Madre della Redenzione, ci aiuti a incamminarci per la via della più grande umiltà. Angeli e Santi ci guidino a riconoscere i sentieri di Dio, sempre.

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Messaggio  Ospite Sab 11 Lug - 13:34

CHIAMÒ A SÉ I DODICI E PRESE A MANDARLI A DUE A DUE
Domenica DELLA PROCLAMAZIONE DELLA CONVERSIONE
11 Luglio 2009


Carissimo/a,

immagina una vastissimo campo, grande quanto il mondo intero. Tu adesso immaginati da solo in questo campo a zappare, piantare, seminare, curare, raccogliere, senza neanche un asinello, un bue, un cavallo, o un qualsiasi altro animale. Ti prende subito lo sconforto. Neanche se lavorassi senza riposarti, né di notte, né di giorno, senza sciupare un attimo, mai potresti portare a termine il tuo compito. Il lavoro è immane. Nessuno ce la potrebbe fare da solo.
Immagina adesso che venga Gesù, Dio in persona, a lavorare in questo campo, con le sue mani, i suoi piedi, la sua forza. Neanche Lui ce la potrebbe fare. La sua umanità è limitata dallo spazio, dal tempo, dal giorno e dalla notte, dalle infinite distanze, dalla grande mole di lavoro.
Gesù però è saggio, intelligente, sapiente. Associa non un uomo, non due, non tre, non quattro, ma tutti coloro che credono in Lui al suo stesso lavoro, alla sua stessa missione. Ecco cosa ci racconta il Vangelo secondo Marco:
“Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. (Mc 6,7-13).
Gesù sa che associando gli altri il lavoro diviene possibile, facile, agevole, non stanca. Chi fa una cosa, chi ne fa un’altra: chi percorre una via, chi ne percorre un’altra. Se uno va a destra l’altro può andare a sinistra e se uno cammina verso il mezzogiorno l’altro può dirigersi verso il settentrione. Il mondo è così vasto che diviene impossibile anche incontrarsi. Il lavoro è così urgente che non si ha neanche il tempo di guardare ciò che gli altri stanno facendo.
Noi invece siamo invidiosi, superbi, arroganti, prepotenti, pigri, oziosi, presuntuosi, miopi, addirittura ciechi. Anziché guardare alla vastità e all’ampiezza del lavoro, ci bisticciamo, ci critichiamo, parliamo male gli uni degli altri, ci vantiamo del nulla, poniamo ostacoli sul cammino degli altri, lodiamo quanto noi non facciamo, disprezziamo quanti altri fanno. Vogliamo che gli altri non facciano ciò che noi non sappiamo fare e non facciamo neanche quel poco che è nelle nostre possibilità. Lavoriamo con stoltezza ed insipienza e facciamo consistere tutto in chiacchiere e parole vane.
C’è tutto un mondo da salvare, convertire, portare a Cristo Gesù e noi non sappiamo vedere al di là del nostro piccolissimo naso. La nostra pochezza rivela che piccolo è il nostro cuore. Soprattutto ci rivela che esso è privo del vero amore per Gesù.
Chi ama Gesù non solo è gioioso se un altro lavora assieme a lui. È lui stesso che chiede aiuto all’altro. L’altro chiama, l’altro invita, l’altro supplica affinché gli dia una mano. Dall’altro si fa consigliare, sostenere, guidare. Invece noi sovente camminiamo in una sconfinata solitudine nella quale non vogliamo che altri vi entrino. I nostri vizi formano un recinto di filo spinato.
Noi parliamo, ma non amiamo. Diciamo, ma non crediamo. Recitiamo preghiere, ma non preghiamo. Lavoriamo per la nostra vigna non per quella del Signore. Portiamo noi stessi agli altri non gli altri a Cristo Gesù. Ci reputiamo santi, ma da soli.
Il santo non può essere mai da solo, perché nessun solo è santo. La santità è il dono di se stessi agli altri nella verità e nella grazia di Cristo Gesù. La santità inizia dalla comunione, dal lavorare insieme nella vigna del Signore. Lavorare per Cristo, non per noi stessi; lavorare per la sua gloria, non per la nostra; lavorare ascoltando, non parlando; lavorare servendo, non lasciandosi servire; lavorare obbedendo, non comandando; lavorare in umiltà non in superbia.
La Vergine Maria, Madre della Redenzione, insegni a noi tutti come si lavora nella vigna di suo Figlio Gesù. Angeli e Santi ci insegnino la grande forza della comunione, necessaria, anzi indispensabile per chi vuole amare gli altri servendoli secondo la Legge del Vangelo.

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Messaggio  Ospite Gio 3 Set - 15:12

Parrocchia San Nicola di Bari – SELLIA (CZ)

Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me



Carissimo/a
ti saluto con gioia e sempre con incondizionata stima ed affetto paterno. La pausa estiva è ormai terminata. Riprendiamo la nostra quotidianità e anche la nostra parrocchia si appresta ad incominciare un nuovo anno pastorale. Durante la XXII domenica del tempo ordinario (30 agosto 2009), il Signore, nel vangelo, ha elevato un forte lamento contro il suo popolo che risuona così: “questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me”. Cosa significa onorare il Signore con le labbra? Significa amare un Dio che ci siamo costruiti noi ma non amare il vero Dio. Significa che siamo caduti nell’illusione di amare il Signore.
Vi riporto di seguito cosa scrive il profeta Isaia. Leggetelo con attenzione ed esaminate la vostra coscienza: “Udite, o cieli, ascolta, o terra, così parla il Signore: «Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende». Guai, gente peccatrice, popolo carico d’iniquità! Razza di scellerati, figli corrotti! Hanno abbandonato il Signore, hanno disprezzato il Santo d’Israele, si sono voltati indietro.

Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste; per me sono un peso, sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia,soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova».

«Su, venite e discutiamo – dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra. Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato». Come mai la città fedele è diventata una prostituta? Era piena di rettitudine, vi dimorava la giustizia, ora invece è piena di assassini!”.

Amici, non vi nascondo che quando ho letto queste parole sono rimasto turbato. Mi sono chiesto: abbiamo forse stancato la pazienza di Dio? Cosa possiamo fare perché il Signore non ci volti le spalle? Tornare a lui e riprendere a camminare seriamente e santamente. Basta litigi, basta cattiverie, basta insulti, basta assenteismi dalle celebrazioni, basta egoismo, basta farsi un Dio che accomodi tutti i nostri misfatti. Smettiamola di dire che amiamo Dio se non osserviamo i comandamenti. Almeno iniziamo ad essere onesti con noi stessi. Riprendiamo un serio cammino spirituale altrimenti sarà la fine per noi. Forza, coraggio, è tempo di tornare, è tempo di crescere, è tempo di cambiare, è tempo di santità. Il Signore vi aspetta come un padre aspetta i suoi figli. Non siamo creature ingrate. Perché voltare ancora le spalle a Dio. Cosa ci ha fatto il Signore per meritare il nostro disprezzo e la nostra infedeltà e ingratitudine. Il Signore non vuole figli bigotti che siano casa e chiesa. Quest’estate ho visto gente che non si è persa una festa di piazza fino a notte fonda ma ho visto anche tanta gente che non è entrata in chiesa neanche per un segno di croce. Vi chiedo: vi sembra giusto questo? Non nei miei confronti, ma nei confronti di Dio?. Allora, voltiamo pagina. È venuta l’ora per tutti di una nuova storia insieme al vero Dio.


a tal proposito ti ricordo che:

Ogni sabato: Santa Messa ore 18:30 (Chiesa Madonna della Neve)
Ogni domenica: Santa Messa ore 11:00 (Chiesa San Nicola di Bari)
Buon cammino di santità a tutti
Don Francesco Cristofaro

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Messaggio  Admin Gio 3 Set - 15:42

Quest’estate ho visto gente che non si è persa una festa di piazza fino a notte fonda ma ho visto anche tanta gente che non è entrata in chiesa neanche per un segno di croce. Vi chiedo: vi sembra giusto questo? Non nei miei confronti, ma nei confronti di Dio?. Allora, voltiamo pagina. È venuta l’ora per tutti di una nuova storia insieme al vero Dio.

Caro Don Francesco, la mia opinione e' che non sia giusto; ognuno di noi dovrebbe avere un rapporto spirituale piu' intenso, io per primo. Devo dire comunque che personalmente in chiesa ci sarei entrato a farmi il segno della croce. Appartenere ad un luogo e voler misurare quanto siano profonde le radici significa viverne intensamente i riti religiosi e non solo quelli pagani. Ognuno di noi pero' fa i conti con la propria coscienza e le nostre menti non arrivano fino allo stesso punto. Sono cosciente che la fede e' cosa troppo personale per sentirsi legittimato a pontificare ad altri, almeno io non lo posso fare. Alla fine, ognuno di noi fa' i conti con se' stesso e le proprie azioni, il rapporto spirituale di ognuno di noi e' intimo e nessuno puo' indovinare quel che si annida nel cuore del nostro vicino.

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Messaggio  zorro Gio 3 Set - 21:06

Caro Don francesco, capisciu u turbamentu di fronte ari paroli e Gesù: calanu a pinnellu ppèrri grandi chiesari da Sellia. Venimu sulu quannu avimu bisognu, quannu n'avimu e fara vidira, in pochi paroli......quannu vidimu a serpa chiamamu a S. Paulu. Veru don francè... troppu facila. c'è tanta ipocrisia e pocu fede. facimu sulu paroli... sulu esibizionismu stupidu. Ormai i lezioni sunu finuti... sinnè parra natri cinqu'anni poi cuminciamu ma ni facimu vidira e novu e facimu finta di essere buoni e dimessi-Comu dicia Admin ognunu ha de rennira contu ara propria coscienza e .. ara fina arriva u tempu cchì l'iprocriti si traverannu di fronte aru Patraternu.. pou vidimu comu a mintimu. Don francè, credetemi.... sono turbatu puru eiu.
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Messaggio  zagor Sab 5 Set - 12:42

Caro Don Francesco grazie per quello che stai facendo per Sellia,per i giovani,per gli anziani,per noi tutti.
Spesso ti facciamo arrabbiare oltre ogni limite ma tu non mollare mai ,spingi sempre sull'accellatore
della pazienza ,del perdono,della misericordia .Don Francè,abbiamo fortemente bisogno della tua presenza,delle tue parole (anche sul forum )-E domenica tutti a messa!! 👏 👏 👏
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Messaggio  Ospite Dom 6 Set - 1:00

Ciao a tutti....è tanto che non visito il forum....Mi mancava...soprattutto Zorro che si sforza di scrivere in dialetto muttley.gif
Qel che scrive don Francesco è vero...perchè d'estate soprattutto ci si allontana dalla vita spirituale e ci si lascia inebriare dal divertimento e dalle cose futili e fugaci di questa terra.....Purtroppo siamo esseri umani....deboli e inclini al peccato.....E tu Zorro....ti fai vedere ogni tanto nella casa di Dio?.....Cerchiamo di avvicinarci a Lui...a pregare di più....a non giudicare...pensando di più alla nostra anima......Quindi cominciamo quest'anno pastorale in maniera "meno ipocrita"....non amando Dio solo con le labbra ma con il cuore e le azioni....amando il prossimo e guardando gli altri con gli occhi della misericordia di Gesù......
Benvenuto/a Zagor, mi associo a tutto ciò che hai scritto ed all'invito esteso a tutti.....Ci vediamo domenica alle 11.00 in chiesa per santificare il giorno del Signore...per riconciliarci e metterci in comunione con Lui attraverso i sacramenti.....
Buona notte a tutti.....! :kisskiss:

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Messaggio  zorro Lun 7 Set - 8:25

Albachiara, quasi quotidianamente... la Casa di Dio .. non è solo la Chiesa di Sellia.... e poi non vado certo a sbandierarlo ... Per quanto riguarda il dialetto... sarebbe opportuno che qualche sforzo per parlarlo dovresti farlo proprio tu.. un ti para? ( e sinnò cchì Selliotina sidi) .Ciao sempre con simpatia e affetto.
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Messaggio  Ospite Lun 7 Set - 23:39

Caro Zorro....preferisco il tuo italiano che quel dialetto forzato.....Riguardo a me....non sono mai riuscita a parlarlo...ed è meglio che continui così perchè quando dico qualche parola in dialetto sono ridicola....
Mi fa piacere che visiti la casa di Dio....non te l'ho chiesto perchè bisogna sbandierarlo....ma solo così per curiosità....anche perchè non ho idea di chi tu possa essere..Quindi...anche se mi avessi detto che vieni o il contrario....non avrei certamente capito chi sei.....
Non bisogna sbandierarlo...ma non bisogna nemmeno vergognarsene...Anzi bisogna essere fieri di appartenere ai figli di Dio....purchè si viva in maniera coerente.....Ricambio la simpatia......
..........Ora vado a dormire chè domani devo alzarmi presto.....Buona notte.... Sleep

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Le Lettere del parroco Empty Prima lettera di Quaresima

Messaggio  Ospite Mer 17 Feb - 13:27

NON DI SOLO PANE VIVRÀ L’UOMO
Domenica delle tentazioni di Gesù nel deserto
Prima domenica di Quaresima


Carissimo/a,
il tema di oggi è molto delicato. Esso verte sulla tentazione. Chi è tentato? Tutti pensiamo siano gli altri. Nessuno vede se stesso tentato. Nessuno vede se stesso un tentatore, un satana, un diavolo per i suoi fratelli. Invece tutti siamo tentati. Tutti siamo dei tentatori per gli altri. Tutti fungiamo da satana e da diavolo per quanti stanno accanto a noi. Chi è il tentatore? È il padre, la madre, il fratello, la sorella, il cognato, la cognata, il nipote, la nipote, lo zio, la zia, il vicino, la vicina, l’amico, l’amica, chi ti conosce, chi non ti conosce, chi ti ama, chi non ti ama. Possiamo essere tentati da tutti. Possiamo tentare tutti, ogni giorno.
Purtroppo oggi nessuno più crede in questa verità. I danni di questa non fede sono sotto gli occhi di tutti. La tentazione produce sempre un frutto di morte, prima spirituale e poi anche fisica. Anche questa verità nessuno vuole più accogliere. Oggi Gesù è tentato dal diavolo.
“Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano; e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato”.
Noi pensiamo che la tentazione venga e ci prospetti un grande male. Venga e ci dica: “Ti suggerisco questo male, fàllo e sarai infelice agli occhi di Dio e del mondo”. La tentazione non si presenta mai come un male, ma sempre come un grande bene, come il più grande bene.
Gioca, vincerai! Ti farai una bella posizione. Uscirai dalla tua miseria. E intanto diventi misero perché ti giochi il tuo salario e porti la tua famiglia alla desolazione. Gusta questa pillola. Andra in estasi. Bevi, datti all’alcool, supererai la tua solitudine, la tua angoscia. Ignori che questi ritrovati non ti conducono nella vita, bensì a sicura morta, perché ti consumano e ti corrodono nella tua carne fino a renderla inservibile, fonte di infiniti guai, danni fisici, malattie incurabili.
Perché studiare oggi, perché impegnarti oggi, ti impegnerai domani e così gli anni passano e consumi la tua vita nell’ozio, sciupi il dono di Dio, il suo talento, lasciando l’umanità povera della tua ricchezza spirituale e materiale. Hai fame? Non serve lavorare. Ruba, inganna, datti alla frode, rapina, dichiara il falso. Lo fanno tutti. Solo tu vorresti essere la persona onesta? Gli onesti oggi passano per scemi. Mangia il tuo pane facendo il miracolo di procurartelo senza il sudore della tua fronte. Vuoi il successo? Arrampicati socialmente. Datti da fare. Imbroglia le carte. Prometti mari e monti. Corrompiti e corrompi gli altri. Venditi la verità, la giustizia, il diritto, la stessa legge. Così si emerge oggi. Il lavoro serio non serve e neanche il duro impegno. Vuoi riuscire ad ogni costo? La via c’è ed è anche sbrigativa. Venditi l’anima alla falsità, all’inganno, alla menzogna, alla falsa testimonianza, all’idolatria, all’empietà. Venditi gli uomini come merce al mercato e il successo sarà tuo. Questo significa adorare il diavolo: consegnarsi interamente alla falsità e alla menzogna.
Gesù è stato vittorioso perché camminava sempre con lo Spirito Santo, con la grazia di Dio, con la sua sapienza e intelligenza, con la sua divina carità, il suo immenso amore. Tu invece in Chiesa non vieni mai. Te ne stai lontano, evitando la Parola di Dio e la sua grazia come la peste. Non ti nutri di grazia. Non conosci la verità. Non ami la giustizia. Non cerchi la sapienza. La tua anima è più che morta. Il tuo spirito è spento; è secco dentro di te. Mai potrai conoscere la tentazione. Mai potrai vincerla. Il peccato sarà la tua morte nel tempo e nell’eternità.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi di Dio aiutateci a comprendere che senza Dio nel cuore nessuna tentazione sarà mai vinta e il peccato ci consumerà anche nella carne e non solo nello spirito.

Don Francesco Cristofaro

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Messaggio  Ospite Ven 14 Mag - 15:03

Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo
Domenica dell’ascensione (16 Maggio 2010)


Carissimo/a,
“Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.
Questo è il brano che ascolteremo Domenica 16 maggio nella celebrazione della Santa Messa nel giorno dell’Ascensione di nostro Signore Gesù Cristo. Gesù, ritornando al cielo sta per entrare nell’invisibilità del suo corpo. I suoi discepoli non lo vedranno più visibilmente. Lo vedranno con gli occhi dello spirito, lo sentiranno con gli orecchi dell’anima, lo toccheranno con il tatto del loro cuore. Lo avvertiranno presente nella loro vita attraverso tutta la potenza del loro amore, della loro fede, nella loro speranza in Lui.
Prima di staccarsi da essi, Gesù fa loro un grande regalo: apre la mente alla comprensione delle Scritture. Dona loro l’intelligenza della Parola nella quale è racchiuso tutto il suo mistero che è di incarnazione, sofferenza, morte, risurrezione, esaltazione nei Cieli, presso Dio, così loro possono donarlo a tutti gli uomini di tutti i tempi fino alla fine del mondo.
È questo il motivo per cui i discepoli non possono lasciare Gerusalemme prima di essere stati rivestiti e colmati di potenza dall’Alto. Come il corpo riveste l’anima, così lo Spirito Santo deve rivestire per intero il discepolo del Signore. Lo deve rivestire nel suo corpo, nel suo spirito, nella sua anima. Il discepolo di Cristo Gesù deve abitare nello Spirito Santo allo stesso modo che ogni essere vivente sulla terra deve essere avvolto dall’aria e l’aria deve respirare se vuole continuare a vivere. Come la vita di ogni essere vivente è dall’aria, così la vita del discepolo di Gesù è dal suo Santo Spirito. Il discepolo che respira lo Spirito Santo, che si nutre di Lui, comprende Cristo Gesù, lo annunzia secondo verità, parla bene di Lui sempre.
Senza lo Spirito Santo che ci ricopre come una veste, nessuno parlerà bene di Cristo Gesù ed è questo il fallimento della nuova evangelizzazione. Si vuole nuova l’evangelizzazione, ma senza l’uomo nuovo, l’uomo spirituale, l’uomo colmato e rivestito di Spirito Santo, l’uomo che diventa con lo Spirito del Signore una sola realtà, allo stesso modo che fu di Cristo Gesù.
Gesù crea l’uomo nuovo, soffiando in esso il suo Santo Spirito. L’uomo nuovo diviene artefice di una nuova parola, un nuovo annunzio, una nuova missione, una nuova via, perché è sempre lo Spirito che agisce ed opera attraverso di lui e in lui. È sempre lo Spirito, da lui portato e dal quale è sempre mosso, che viene nel mondo per fare cose nuove. La novità è solo di Dio e del Suo Santo Spirito. La novità di Dio è la creazione dell’uomo nuovo attraverso il quale Lui si accinge al cambiamento del mondo e della storia. Se invece l’uomo rimane vecchio, perché non si lascia rinnovare dallo Spirito di Dio, che lo vuole fare nuova creatura, nulla potrà operare di nuovo. Farà nuove le forme, ma la sostanza rimane vecchia, perché è vecchia l’anima che è chiamata a trasformarla, modificarla, rinnovarla con e nello Spirito del Signore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, tu che sei la Nuova Eva, perché fatta da Dio Immacolata, purissima, santissima, aiutaci. Vogliamo divenire e vivere da nuove creature.
Angeli e Santi di Dio sostenete la nostra volontà di lasciarci quotidianamente rinnovare dallo Spirito Santo. Lo esige la nostra missione di portatori nel mondo della Parola che libera e salva.
p.s. : C’è l’ultima frase del vangelo di oggi che merita tutta la nostra attenzione: “Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.
Dopo l’Ascensione gli Apostoli stavano sempre nel tempio lodando Dio. oggi le nostre chiese sono spesso vuote forse perché è diminuito l’amore per il Signore?


Don Francesco Cristofaro

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Messaggio  Ospite Gio 24 Giu - 22:40

Domenica del Signore – 27 giugno 2010


Vangelo

“Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio”.
Amico ora ti chiedo: Hai mai pensato di voler seguire seriamente Gesù in questo suo stupendo viaggio di amore per noi? Hai mai pensato di imitare la sua carità, compassione, pietà, perdono, misericordia, verità, santità, grande umiltà ed ogni altra virtù? Hai mai pensato di offrire al Padre nostro la tua vita per farne un sacrificio di redenzione del mondo? Hai mai pensato che seguire Gesù con la totalità della tua vita è l’unica cosa vera per te? Hai mai pensato che Gesù si può seguire in un solo modo: senza porgli alcuna condizione, ma mettendo interamente la tua vita nelle sue mani, nella sua volontà, nei suoi desideri?
Amico ora ti dico a cosa ho paragonato io la Chiesa: Per me, nessuno si scandalizzi, la Chiesa, è diventata come una “bettola”. Che cos’è una bettola? È il luogo dove uno entra ed esce quando e come vuole per bere una birra, un bicchiere di vino, fare una giocata a carta. La chiesa è questo: una bettola che ognuno usa come vuole, quando vuole, a momenti, a piacere. Quando si ha bisogno della chiesa si entra nella bettola, quando non si ha più bisogno si esce. Quando si ha bisogno la Chiesa è Madre e tutti l’amiamo, quando non si ha bisogno la chiesa è una grande prostituta (nessuno si scandalizzi vi prego anzi si faccia un esame di coscienza).

Amico ti voglio dire: ama di più la Chiesa, diventa anche tu un po’ di più chiesa. Anche tu sei Chiesa di Cristo. Che immagine dai all’altro del tuo essere Cristiano? povero Gesù, perché sei morto per noi se poi noi neanche te ne siamo riconoscenti. Ti bestemmiamo, imprechiamo contro il tuo nome santo, sputiamo sul tuo corpo che è la tua Chiesa, sui tuoi figli e nostri fratelli che li hai pagati a prezzo di sangue. Dobbiamo cambiare un po’ più tutti. Non si può continuare così.

Amico prego e ti auguro che tu sia un bravo cristiano, un buon cristiano, un santo cristiano

Don Francesco CRISTOFARO

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Messaggio  Ospite Gio 19 Ago - 8:04

Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!


Carissimo/a,
ben trovato di cuore dopo la pausa estiva. Molti di voi sono andati in ferie, per riposarsi un po’ e tra tanti, molti hanno pensato di mandare in ferie anche lo Spirito, l’anima, il Signore. devo dire, purtroppo, che la nostra comunità ha visto un “moria di vacche”. Molti, moltissimi, tantissimi, hanno lasciato passare l’estate senza santificare la messa domenicale. Eppure la bontà del pastore aveva dato a tutti la possibilità di farlo con la messa serale delle 19,00 sia di sabato che di domenica con un risultato disastroso.
Amici, purtroppo, oggi il cristiano è divenuto una “categoria strana”. Lui che è chiamato ad essere l’uomo dalla fede vera, dall’assoluta trascendenza, dalla somma carità, dalla più bella speranza, si è fatto senza vincoli, senza obblighi, leggi, obbedienza, Comandamenti, morale. Ha rotto ogni legame con i principi basilari della sua fede. Pensa di poter fare ciò che vuole. Crede di potersi scrivere lui le leggi del vero e del falso, del giusto e dell’ingiusto, del lecito e dell’illecito. È fermamente convinto di non dover sottostare a nessuna verità oggettiva, a nessuna norma e a nessun obbligo che scaturisce da una giustizia che è fuori della stessa umanità. Ha trasformato la carità in puro sentimento momentaneo. Ha ridotto la speranza, quella vera, a qualche attesa effimera.
Gli è rimasta una vaga e indefinita religiosità di cui si serve come parafulmine contro i mali che si abbattono su di lui e che non sa come vincerli se non attraverso il rapporto con il divino, con il sacro, come il mondo dell’invisibile. In più questa religiosità è vissuta da lui come una sorta di superstizione lecita assieme all’altra superstizione che è l’idolatria, che però è assai costosa sia sul piano economico che umano perché degrada e manda in rovina spirituale e materiale colui che la cerca e di cui si serve per la soluzione dei suoi molteplici guai umani.
L’albero che produce tutto questo disastro spirituale ha un solo nome: la fede falsa. È falsa la fede che oggi guida il cristiano perché fondata e stabilita sull’assenza di ogni verità proveniente dalla rivelazione, dalla Parola, dal Vangelo. È falsa perché costruita su un Dio che è solo misericordia, carità, amore, perdono, condono, totale remissione di ogni peccato, ogni trasgressione, ogni indecenza, ogni infamia, ogni nefandezza, omicidio, adulterio, furto, distruzione della famiglia e del retto ordine sociale. Questo Dio perdona senza alcun pentimento ed accoglie nel Paradiso senza alcuna conversione. Questa fede falsa gli dice che alla fine tutti saranno salvati, giusti e ingiusti entreranno nel Paradiso, tutti vivranno una eternità beata. Così ognuno si illude e si prende la libertà di peccare quanto, quando, dove, come vuole.
Con il vangelo di questa domenica che potrai ascoltare tu stesso venendo a messa, Oggi Gesù smentisce il cristiano dalla fede falsa. Gli dice di non illudersi, di non costruire il suo futuro sulla menzogna, i desideri del suo cuore, i pensieri della sua mente. Gli dice ciò che Lui farà: allontanerà da Sé tutti gli operatori di ingiustizia, di iniquità. Chi sono questi operatori di male? Sono tutti coloro che non hanno edificato la loro vita terrena sulla sua Parola, che è verità obbligante per tutti noi. Sono coloro che si sono fatti un loro personale Dio, un Dio solo misericordia che perdona tutto, sempre, senza alcun pentimento da parte dell’uomo, alcuna conversione, alcun ritorno nella verità, nella giustizia, nella santità dell’obbedienza alla sua Parola. Sono coloro che non vivono il Vangelo, non osservano le Beatitudini, non si curano dei Comandamenti, camminano senza la verità rivelata nel loro cuore.
Io non mi salverò perché sono un suo ministro, un suo sacerdote, uno strumento del suo Vangelo. Non mi salveranno le mie prediche e neanche la mia teologia. Mi salverà una cosa sola: se avrò fatto delle Beatitudini la mia nuova veste e del Vangelo la mia stabile dimora. Mi salverò se avrò vissuto di grande carità, compassione, misericordia. Entrerò nel Regno dei Cieli se mi sarò astenuto dal fare qualsiasi male ai miei fratelli, credenti e non credenti, giusti e non giusti, pii ed empi, senza alcuna distinzione, alcun giudizio, alcuna differenza. Mi salverò se sarò stato misericordioso e perfetto nell’amore come il Padre mio celeste e se avrò amato sino alla fine come il mio Maestro e Signore che è Cristo Gesù.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi liberateci dalla fede falsa e dalla falsa fede. Otteneteci la grazia di credere secondo la pienezza della verità della Parola.
Don Francesco

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