PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
GOLA
Il vizio della gola consiste nell'abuso del mangiare e del bere.
Il corpo ha bisogno di riparare di continuo le perdite che necessariamente deve subire; il nutrirlo quindi è un dovere. Se è un bene dare l'alimento al corpo, è però un male l'esagèrare nella quantità ed anche nella qualità. Questa esagerazione è causata dal piacere che sente la gola. Il Creatore ha disposto che si provasse gusto nel palato e nella gola, affinchè facilmente il corpo potesse assumere i cibi e le bevande; ma quando la gola prende il sopravvento, si va contro la disposizione di Dio, perchè allora si mangia e si beve più del bisogno unicamente per saziare l'avidità della gola.
Di per sè il peccato di gola è leggero; diventa peccato grave quando l'abuso del mangiare e del bere pregiudica gravemente la salute del corpo e quando si beve sino ad ubriacarsi, perdendo del tutto la ragione.
Il troppo mangiare ed il troppo bere arreca al corpo tanto male. Non potendo l'organismo assimilare la quantità superiore dei cibi, si sforza di riuscirvi; questo sforzo se è continuo porta all'esaurimento. Inoltre, il cibo che non può assimilarsi, si converte in veleno per l'organismo; da ciò hanno origine certe malattie, che presto o tardi portano al sepolcro. Le vittime della gola sono molte, tanto che c'è la frase proverbiale: Ne uccide più la gola che la spada.
L'esagerazione nel bere il vino od altre sostanze alcooliche, porta alle malattie del cervello.
L'intemperanza della gola è sorgente di molti gravi peccati.
Innanzi tutto, quando lo stomaco è troppo pieno, la volontà resta snervata e non sente la forza di operare il bene, anzi prova noia e disgusto delle cose spirituali.
Quando il corpo è bene nutrito, facilmente insorgono le passioni e specialmente la passione dell'impurità. Chi non sa frenare la gola, difficilmente è in grado di frenare gli altri sensi, per cui si può affermare che spesso chi cede alla gola, diventa debole in fatto di purezza.
Dall'ubriachezza hanno origine le bestemmie, le parole indecenti, le percosse, i ferimenti e gli omicidi.
Il vizio della gola consiste nell'abuso del mangiare e del bere.
Il corpo ha bisogno di riparare di continuo le perdite che necessariamente deve subire; il nutrirlo quindi è un dovere. Se è un bene dare l'alimento al corpo, è però un male l'esagèrare nella quantità ed anche nella qualità. Questa esagerazione è causata dal piacere che sente la gola. Il Creatore ha disposto che si provasse gusto nel palato e nella gola, affinchè facilmente il corpo potesse assumere i cibi e le bevande; ma quando la gola prende il sopravvento, si va contro la disposizione di Dio, perchè allora si mangia e si beve più del bisogno unicamente per saziare l'avidità della gola.
Di per sè il peccato di gola è leggero; diventa peccato grave quando l'abuso del mangiare e del bere pregiudica gravemente la salute del corpo e quando si beve sino ad ubriacarsi, perdendo del tutto la ragione.
Il troppo mangiare ed il troppo bere arreca al corpo tanto male. Non potendo l'organismo assimilare la quantità superiore dei cibi, si sforza di riuscirvi; questo sforzo se è continuo porta all'esaurimento. Inoltre, il cibo che non può assimilarsi, si converte in veleno per l'organismo; da ciò hanno origine certe malattie, che presto o tardi portano al sepolcro. Le vittime della gola sono molte, tanto che c'è la frase proverbiale: Ne uccide più la gola che la spada.
L'esagerazione nel bere il vino od altre sostanze alcooliche, porta alle malattie del cervello.
L'intemperanza della gola è sorgente di molti gravi peccati.
Innanzi tutto, quando lo stomaco è troppo pieno, la volontà resta snervata e non sente la forza di operare il bene, anzi prova noia e disgusto delle cose spirituali.
Quando il corpo è bene nutrito, facilmente insorgono le passioni e specialmente la passione dell'impurità. Chi non sa frenare la gola, difficilmente è in grado di frenare gli altri sensi, per cui si può affermare che spesso chi cede alla gola, diventa debole in fatto di purezza.
Dall'ubriachezza hanno origine le bestemmie, le parole indecenti, le percosse, i ferimenti e gli omicidi.
DomenicoPassante- Numero di messaggi : 1627
Data d'iscrizione : 02.01.09
Età : 75
Località : Roma
Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
GOLA (2^ parte)
TEMPERANZA
Chiamasi temperanza la virtù che modera e frena i sensi del corpo, specialmente la gola.
La temperanza è di grande utilità all'anima ed al corpo. I medici la raccomandano. Noi però dobbiamo praticare questa virtù in vista della nostra salvezza eterna.
Parte integrale della temperanza è la mortificazione cristiana, tanto inculcata da Gesù Cristo e dalla Santa Chiesa.
L'esempio di Gesù.
Gesù Cristo è perfetto Dio e perfetto uomo. Come tale, aveva un corpo simile al nostro, soggetto cioè al bisogno della nutrizione. Egli però era molto frugale. Durante le peregrinazioni della sua vita pubblica, veniva alimentato dalla carità di pie persone; qualche volta si contentava di nutrirsi con alcune spighe di grano raccolto nei campi.
Gesù volle dare inoltre un grande esempio di penitenza corporale, restando digiuno per quaranta giorni e quaranta notti. In tutto questo tempo non prese ne cibo ne bevanda; alla fine ebbe fame, tanto che il demonio colse l'occasione per tentarlo. - Se sei Figlio di Dio, gli disse, fa' che queste pietre diventino pane.
Gli rispose Gesù: Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio. -
L'esempio dei Santi.
Persuasi i Santi della necessità di seguire le orme di Gesù, erano molto limitati nel cibo e per lo più si contentavano dello stretto necessario.
Sappiamo di alcuni Santi che s'industriavano di rendere disgustosi i cibi e le bevande, mettendovi sostanze amare o nauseanti.
Gli eremiti vivevano nel deserto e si nutrivano di erbe, di qualche frutto e di un po' di acqua; con tutto ciò, sappiamo che buon numero di essi raggiunse un'età avanzata, anzi parecchi oltrepassarono i cento anni, come Sant'Antonio Abate e San Paolo, primo eremita.
Si sa di altri Santi che arrivarono a tale grado di mortificazione della gola, da superare la naturale ripugnanza assumendo cibi disgustosi. Un esempio lo troviamo nella vita di San Giovanni Bosco.
Questo Santo lavorava molto e mangiava poco, tanto da recare meraviglia ai commensali.
Una sera, dopo una giornata faticosissima, rincasò ad ora tarda; nell'Oratorio tutti erano a riposo. Per non molestare alcuno, entrò in cucina, sperando trovare qualche boccone, fosse anche freddo. Scorse in un cantuccio un pentolino, con qualche cosa dentro. Si cibò di quella sostanza. L'indomani mattina la madre sua cercava la colla e non poteva darsi pace avendo trovato il pentolino vuoto. - Non datevi pensiero, disse tranquillamente Don Bosco; mi servì di cena ieri sera. - Ma come potesti mangiare quella roba? - Eh, madre mia, l'appetito condisce ogni cosa! E poi non ci si vedeva bene in cucina; del resto il fatto è fatto. -
L'esempio dei Santi è un forte rimprovero a quelli che trattano troppo delicatamente la gola.
Quanto tempo s'impiega nella preparazione di cibi prelibati! Quanto denaro si spreca in dolciumi ed in bibite non necessarie, e forse anche dannose!
Quanti lamenti, se un cibo non incontra il proprio gusto! ...
Coloro che assecondano il vizio della gola, invertono l'ordine voluto da Dio, cioè non mangiano per vivere, ma vivono per mangiare. Il loro Dio è lo stomaco; ad esso rivolgono le cure principali della giornata; imitano in qualche modo le bestie, le quali non hanno altra preoccupazione.
La pratica della Chiesa.
Data l'importanza della mortificazione della gola, la Santa Chiesa prescrive delle penitenze.
È bene conoscere le norme per l'adempimento del precetto ecclesiastico. La Santa Chiesa prescrive che al venerdì non si mangi la carne, per un senso di gratitudine e di rispetto verso Gesù Cristo, che in detto giorno morì in Croce. Il venerdì non si mangia la carne (o il sanguinaccio o le interiora degli animali a sangue caldo). Però si può supplire in questo giorno con qualche altra opera buona.
In Quaresima non si mangia la carne in tutti i venerdì e nel giorno delle Ceneri, cioè, l'indomani di carnevale, che è primo giorno di Quaresima.
Sino ai quattordici anni compiuti non si è tenuti ad osservare questa legge ecclesiastica. Dopo i quattordici anni questo Precetto non ha limite di età.
Sono esenti gli ammalati e quelli che hanno qualche grave motivo. Ma in questo caso si può soltanto consigliare di fare qualche altra opera buona.
Il digiuno è prescritto due volte l'anno: il giorno delle Ceneri ed il Venerdì Santo.
È tenuto al digiuno chi ha compiuti i ventuno anni di età, sino ai cinquantanove anni compiuti. Ne sono dispensati gli ammalati, chi è troppo debole e chi fa lavori molto faticosi. A costoro si può soltanto consigliare di fare qualche altra opera buona.
Può digiunarsi così: a colazione è permesso, a chi ne sentisse il bisogno, un leggerissimo cibo. Il caffè non rompe il digiuno. A pranzo, che può iniziare alle ore undici, è permesso tutto, in quantità ed in qualità, tranne la carne. La cena sia molto moderata. Si può invertire il pranzo con la cena.
La mortificazione della gola.
La mortificazione della gola non solo fa evitare l'eccesso del mangiare e del bere, ma anche priva la gola di qualche piacere lecito. Ecco un piccolo elenco di mortificazioni, che potrà essere utile alle anime di buona volontà.
1) Sentendo la sete, non bere subito, ma aspettare alquanto; oppure bere in quantità minore di quanto si vorrebbe, cioè senza saziarsi.
2) Fuori dei pasti ordinari, non prendere alcun cibo o bevanda, tranne il caso di vera necessità o di convenienza sociale.
3) Avendo desiderio di mangiare un frutto, una caramella oppure qualche dolce, rimandare ad altro orario; meglio ancora se ci si priva del tutto e se ne fa dono a un bambino o ad un poverello.
4) Tenere in bocca qualche sostanza amara o disgustosa, unicamente per contrariare il gusto.
5) Privarsi dello zucchero nel prendere il caffè oppure il latte.
6) Stando à tavola, mangiare e bere senza avidità, anzi scegliere le porzioni meno appetitose.
7) Non lamentarsi se i cibi sono in poca quantità o se sono mal preparati.
Non parlare dei cibi che piacciono di più e non brigare per averli.
9) Dare ai poverelli il denaro che si vorrebbe destinare ai gelati, alle bibite o ai dolciumi.
10) Prendere le medicine senza lamentarsi e senza lasciare trasparire la naturale ripugnanza.
Chi si esercita nelle piccole mortificazioni di gola, arreca grande bene all'anima sua.
Ecco l'utilità di queste mortificazioni: Si acquista il dominio di se stessi, per cui con facilità si possono tenere a freno gli altri sensi del corpo; si scontano i peccati commessi col corpo; si acquista un grado di gloria maggiore per il Paradiso; nell'anima scende di continuo la rugiada della grazia divina, per cui si è sempre più disposti ad operare il bene; più che tutto si dà piacere a Dio, perchè gli si offrono dei sacrifici.
Venerdì e sabato.
Alle persone pie sono tanto cari i venerdì ed i sabati, perchè tali giorni sono dedicati al Sacro Cuore di Gesù ed a Maria Santissima.
Ovunque si va diffondendo la pratica dei fioretti spirituali al venerdì ed al sabato, fioretti che consistono nel fare qualche opera buona particolare o nell'imporsi qualche sacrificio volontario.
Vorrei suggerire, a proposito di gola, qualche mortificazione da farsi in detti giorni. Un fioretto potrebbe essere: Non mangiare nel venerdì e nel sabato frutta fresca oppure dolci; ovvero non bere fuori dell'orario dei pasti.
Ho trovato tanto bello il fioretto di un'anima di mia conoscenza, la quale il venerdì prepara il pranzo ed invita un povero a consumare il pasto bene apparecchiato; essa non solo serve il povero, ma per mortificazione di gola si limita a mangiare soltanto pane con scarso companatico.
Non tutti sono nella possibilità di fare ciò; ma chi potesse e volesse farlo, quanta gloria darebbe a Dio e quanto merito acquisterebbe!
TEMPERANZA
Chiamasi temperanza la virtù che modera e frena i sensi del corpo, specialmente la gola.
La temperanza è di grande utilità all'anima ed al corpo. I medici la raccomandano. Noi però dobbiamo praticare questa virtù in vista della nostra salvezza eterna.
Parte integrale della temperanza è la mortificazione cristiana, tanto inculcata da Gesù Cristo e dalla Santa Chiesa.
L'esempio di Gesù.
Gesù Cristo è perfetto Dio e perfetto uomo. Come tale, aveva un corpo simile al nostro, soggetto cioè al bisogno della nutrizione. Egli però era molto frugale. Durante le peregrinazioni della sua vita pubblica, veniva alimentato dalla carità di pie persone; qualche volta si contentava di nutrirsi con alcune spighe di grano raccolto nei campi.
Gesù volle dare inoltre un grande esempio di penitenza corporale, restando digiuno per quaranta giorni e quaranta notti. In tutto questo tempo non prese ne cibo ne bevanda; alla fine ebbe fame, tanto che il demonio colse l'occasione per tentarlo. - Se sei Figlio di Dio, gli disse, fa' che queste pietre diventino pane.
Gli rispose Gesù: Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio. -
L'esempio dei Santi.
Persuasi i Santi della necessità di seguire le orme di Gesù, erano molto limitati nel cibo e per lo più si contentavano dello stretto necessario.
Sappiamo di alcuni Santi che s'industriavano di rendere disgustosi i cibi e le bevande, mettendovi sostanze amare o nauseanti.
Gli eremiti vivevano nel deserto e si nutrivano di erbe, di qualche frutto e di un po' di acqua; con tutto ciò, sappiamo che buon numero di essi raggiunse un'età avanzata, anzi parecchi oltrepassarono i cento anni, come Sant'Antonio Abate e San Paolo, primo eremita.
Si sa di altri Santi che arrivarono a tale grado di mortificazione della gola, da superare la naturale ripugnanza assumendo cibi disgustosi. Un esempio lo troviamo nella vita di San Giovanni Bosco.
Questo Santo lavorava molto e mangiava poco, tanto da recare meraviglia ai commensali.
Una sera, dopo una giornata faticosissima, rincasò ad ora tarda; nell'Oratorio tutti erano a riposo. Per non molestare alcuno, entrò in cucina, sperando trovare qualche boccone, fosse anche freddo. Scorse in un cantuccio un pentolino, con qualche cosa dentro. Si cibò di quella sostanza. L'indomani mattina la madre sua cercava la colla e non poteva darsi pace avendo trovato il pentolino vuoto. - Non datevi pensiero, disse tranquillamente Don Bosco; mi servì di cena ieri sera. - Ma come potesti mangiare quella roba? - Eh, madre mia, l'appetito condisce ogni cosa! E poi non ci si vedeva bene in cucina; del resto il fatto è fatto. -
L'esempio dei Santi è un forte rimprovero a quelli che trattano troppo delicatamente la gola.
Quanto tempo s'impiega nella preparazione di cibi prelibati! Quanto denaro si spreca in dolciumi ed in bibite non necessarie, e forse anche dannose!
Quanti lamenti, se un cibo non incontra il proprio gusto! ...
Coloro che assecondano il vizio della gola, invertono l'ordine voluto da Dio, cioè non mangiano per vivere, ma vivono per mangiare. Il loro Dio è lo stomaco; ad esso rivolgono le cure principali della giornata; imitano in qualche modo le bestie, le quali non hanno altra preoccupazione.
La pratica della Chiesa.
Data l'importanza della mortificazione della gola, la Santa Chiesa prescrive delle penitenze.
È bene conoscere le norme per l'adempimento del precetto ecclesiastico. La Santa Chiesa prescrive che al venerdì non si mangi la carne, per un senso di gratitudine e di rispetto verso Gesù Cristo, che in detto giorno morì in Croce. Il venerdì non si mangia la carne (o il sanguinaccio o le interiora degli animali a sangue caldo). Però si può supplire in questo giorno con qualche altra opera buona.
In Quaresima non si mangia la carne in tutti i venerdì e nel giorno delle Ceneri, cioè, l'indomani di carnevale, che è primo giorno di Quaresima.
Sino ai quattordici anni compiuti non si è tenuti ad osservare questa legge ecclesiastica. Dopo i quattordici anni questo Precetto non ha limite di età.
Sono esenti gli ammalati e quelli che hanno qualche grave motivo. Ma in questo caso si può soltanto consigliare di fare qualche altra opera buona.
Il digiuno è prescritto due volte l'anno: il giorno delle Ceneri ed il Venerdì Santo.
È tenuto al digiuno chi ha compiuti i ventuno anni di età, sino ai cinquantanove anni compiuti. Ne sono dispensati gli ammalati, chi è troppo debole e chi fa lavori molto faticosi. A costoro si può soltanto consigliare di fare qualche altra opera buona.
Può digiunarsi così: a colazione è permesso, a chi ne sentisse il bisogno, un leggerissimo cibo. Il caffè non rompe il digiuno. A pranzo, che può iniziare alle ore undici, è permesso tutto, in quantità ed in qualità, tranne la carne. La cena sia molto moderata. Si può invertire il pranzo con la cena.
La mortificazione della gola.
La mortificazione della gola non solo fa evitare l'eccesso del mangiare e del bere, ma anche priva la gola di qualche piacere lecito. Ecco un piccolo elenco di mortificazioni, che potrà essere utile alle anime di buona volontà.
1) Sentendo la sete, non bere subito, ma aspettare alquanto; oppure bere in quantità minore di quanto si vorrebbe, cioè senza saziarsi.
2) Fuori dei pasti ordinari, non prendere alcun cibo o bevanda, tranne il caso di vera necessità o di convenienza sociale.
3) Avendo desiderio di mangiare un frutto, una caramella oppure qualche dolce, rimandare ad altro orario; meglio ancora se ci si priva del tutto e se ne fa dono a un bambino o ad un poverello.
4) Tenere in bocca qualche sostanza amara o disgustosa, unicamente per contrariare il gusto.
5) Privarsi dello zucchero nel prendere il caffè oppure il latte.
6) Stando à tavola, mangiare e bere senza avidità, anzi scegliere le porzioni meno appetitose.
7) Non lamentarsi se i cibi sono in poca quantità o se sono mal preparati.
Non parlare dei cibi che piacciono di più e non brigare per averli.
9) Dare ai poverelli il denaro che si vorrebbe destinare ai gelati, alle bibite o ai dolciumi.
10) Prendere le medicine senza lamentarsi e senza lasciare trasparire la naturale ripugnanza.
Chi si esercita nelle piccole mortificazioni di gola, arreca grande bene all'anima sua.
Ecco l'utilità di queste mortificazioni: Si acquista il dominio di se stessi, per cui con facilità si possono tenere a freno gli altri sensi del corpo; si scontano i peccati commessi col corpo; si acquista un grado di gloria maggiore per il Paradiso; nell'anima scende di continuo la rugiada della grazia divina, per cui si è sempre più disposti ad operare il bene; più che tutto si dà piacere a Dio, perchè gli si offrono dei sacrifici.
Venerdì e sabato.
Alle persone pie sono tanto cari i venerdì ed i sabati, perchè tali giorni sono dedicati al Sacro Cuore di Gesù ed a Maria Santissima.
Ovunque si va diffondendo la pratica dei fioretti spirituali al venerdì ed al sabato, fioretti che consistono nel fare qualche opera buona particolare o nell'imporsi qualche sacrificio volontario.
Vorrei suggerire, a proposito di gola, qualche mortificazione da farsi in detti giorni. Un fioretto potrebbe essere: Non mangiare nel venerdì e nel sabato frutta fresca oppure dolci; ovvero non bere fuori dell'orario dei pasti.
Ho trovato tanto bello il fioretto di un'anima di mia conoscenza, la quale il venerdì prepara il pranzo ed invita un povero a consumare il pasto bene apparecchiato; essa non solo serve il povero, ma per mortificazione di gola si limita a mangiare soltanto pane con scarso companatico.
Non tutti sono nella possibilità di fare ciò; ma chi potesse e volesse farlo, quanta gloria darebbe a Dio e quanto merito acquisterebbe!
DomenicoPassante- Numero di messaggi : 1627
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
INVIDIA
L'invidia è il rincrescimento o tristezza del bene altrui, in quanto lo si riguarda come dannoso al bene nostro.
Sembrerebbe l'invidia un piccolo vizio, eppure tra i vizi capitali occupa un posto eminente, in quanto è comune e dà origine a molti peccati.
Giustamente si dice che se l'invidia facesse divenire gobbi, nel mondo difficilmente si vedrebbe un uomo od una donna senza gobba.
L'invidia è un vizio tutto interno, nascosto nell'intima del cuore umano; è un vizio vile, perciò tenta di nascondersi; ma per quanto faccia l'invidioso a celare la sua malignità, non sempre vi riesce.
Dobbiamo amare il prossimo come noi stessi; è questo il comando datoci da Dio; dobbiamo cioè rallegrarci del bene altrui come del bene nostro e dobbiamo rattristarci del male altrui come del nostro male.
L'invidioso fa al contrario; gode del male della persona che invidia e soffre del bene suo. Come tale, l'invidia è un vero peccato, opponendosi al comando di Dio.
Un pittore dipinse un quadro raffigurante l'invidia. Vi era rappresentata una vecchia, stecchita e corrucciata, che guardava attraverso una lente d'ingrandimento; era circondata da serpenti, che le mordevano il cuore. Questo ritratto riproduce a meraviglia l'invidioso.
Il ladro, rubando, si procura del denaro e con esso può godere la vita; il goloso prova il diletto del gusto ed il sensuale gode nei sensi; ma l'invidioso non riceve alcuna utilità dal suo vizio.
È indovinato il detto: Chi d'invidia campa, disperato muore!
Peggiore dei demoni.
I demoni tentano al peccato gli uomini per l'invidia che provano verso di loro, sapendo che potranno andare in Paradiso.
Tuttavia, pur sfogando l'ira e l'invidia sugli uomini, si risparmiano tra loro stessi.
L'invidioso è peggiore dei demoni, perchè non risparmia il suo simile.
Non ha rispetto a vincolo di sangue o di amicizia; cosicchè troviamo il fratello che per invidia lotta il fratello; la sorella che perseguita la sorella, l'amico che fa guerra all'amico.
La madre dei peccati.
La superbia è la vera madre dei peccati; l'invidia ne è figlia; però l'invidia diventa subito madre di tanti peccati, che l'enumerarli non sarebbe facile: desideri del male altrui, giudizi temerari, sentimenti di avversione e di odio, parole mordaci, discorsi di mormorazione e di calunnia, insidie, crudeltà e delitti inauditi ... Abele offriva a Dio le primizie della campagna e del gregge; attirò così sopra di sè lo sguardo amoroso del Creatore. Il fratello Caino ne senti’ invidia e gli tolse la vita, fracassandogli la testa. Ne ebbe però il meritato castigo, facendo una fine molto misera.
Giuseppe, figlio del Patriarca Giacobbe, fu oggetto d'invidia da parte dei fratelli, perchè il padre lo prediligeva. In conseguenza di ciò, prima fu calato in una cisterna secca, per trovarvi la morte, e dopo fu venduto ad un mercante, in qualità di schiavo. Iddio, che veglia sugli innocenti, fece sl che Giuseppe diventasse il Vice Re d'Egitto e che i suoi stessi fratelli in tempo di carestia andassero a domandargli frumento. Quanta vergogna allorchè Giuseppe si manifestò! - Io sono il vostro fratello ... colui che per invidia volevate uccidere e poi vendeste! ...
Il Re Saul sentì invidia di David, suo suddito, e lo perseguitò spietatamente. Più volte gli gettò la lancia addosso, per conficcarlo al muro; non riuscì nel malvagio intento, perchè la mano del Signore era sopra David.
E Gesù non fu condannato a morte per invidia? Gli Scribi, i Farisei ed i capi del popolo, si rodevano di rabbia a vedere Gesù, che credevano il Figlio del fabbro di Nazaret, circondato di gloria e di stima.
Adunque, chi può enumerare gli esecrandi delitti. che ovunque e sempre l'invidia ha compiuto?
L'invidia è il rincrescimento o tristezza del bene altrui, in quanto lo si riguarda come dannoso al bene nostro.
Sembrerebbe l'invidia un piccolo vizio, eppure tra i vizi capitali occupa un posto eminente, in quanto è comune e dà origine a molti peccati.
Giustamente si dice che se l'invidia facesse divenire gobbi, nel mondo difficilmente si vedrebbe un uomo od una donna senza gobba.
L'invidia è un vizio tutto interno, nascosto nell'intima del cuore umano; è un vizio vile, perciò tenta di nascondersi; ma per quanto faccia l'invidioso a celare la sua malignità, non sempre vi riesce.
Dobbiamo amare il prossimo come noi stessi; è questo il comando datoci da Dio; dobbiamo cioè rallegrarci del bene altrui come del bene nostro e dobbiamo rattristarci del male altrui come del nostro male.
L'invidioso fa al contrario; gode del male della persona che invidia e soffre del bene suo. Come tale, l'invidia è un vero peccato, opponendosi al comando di Dio.
Un pittore dipinse un quadro raffigurante l'invidia. Vi era rappresentata una vecchia, stecchita e corrucciata, che guardava attraverso una lente d'ingrandimento; era circondata da serpenti, che le mordevano il cuore. Questo ritratto riproduce a meraviglia l'invidioso.
Il ladro, rubando, si procura del denaro e con esso può godere la vita; il goloso prova il diletto del gusto ed il sensuale gode nei sensi; ma l'invidioso non riceve alcuna utilità dal suo vizio.
È indovinato il detto: Chi d'invidia campa, disperato muore!
Peggiore dei demoni.
I demoni tentano al peccato gli uomini per l'invidia che provano verso di loro, sapendo che potranno andare in Paradiso.
Tuttavia, pur sfogando l'ira e l'invidia sugli uomini, si risparmiano tra loro stessi.
L'invidioso è peggiore dei demoni, perchè non risparmia il suo simile.
Non ha rispetto a vincolo di sangue o di amicizia; cosicchè troviamo il fratello che per invidia lotta il fratello; la sorella che perseguita la sorella, l'amico che fa guerra all'amico.
La madre dei peccati.
La superbia è la vera madre dei peccati; l'invidia ne è figlia; però l'invidia diventa subito madre di tanti peccati, che l'enumerarli non sarebbe facile: desideri del male altrui, giudizi temerari, sentimenti di avversione e di odio, parole mordaci, discorsi di mormorazione e di calunnia, insidie, crudeltà e delitti inauditi ... Abele offriva a Dio le primizie della campagna e del gregge; attirò così sopra di sè lo sguardo amoroso del Creatore. Il fratello Caino ne senti’ invidia e gli tolse la vita, fracassandogli la testa. Ne ebbe però il meritato castigo, facendo una fine molto misera.
Giuseppe, figlio del Patriarca Giacobbe, fu oggetto d'invidia da parte dei fratelli, perchè il padre lo prediligeva. In conseguenza di ciò, prima fu calato in una cisterna secca, per trovarvi la morte, e dopo fu venduto ad un mercante, in qualità di schiavo. Iddio, che veglia sugli innocenti, fece sl che Giuseppe diventasse il Vice Re d'Egitto e che i suoi stessi fratelli in tempo di carestia andassero a domandargli frumento. Quanta vergogna allorchè Giuseppe si manifestò! - Io sono il vostro fratello ... colui che per invidia volevate uccidere e poi vendeste! ...
Il Re Saul sentì invidia di David, suo suddito, e lo perseguitò spietatamente. Più volte gli gettò la lancia addosso, per conficcarlo al muro; non riuscì nel malvagio intento, perchè la mano del Signore era sopra David.
E Gesù non fu condannato a morte per invidia? Gli Scribi, i Farisei ed i capi del popolo, si rodevano di rabbia a vedere Gesù, che credevano il Figlio del fabbro di Nazaret, circondato di gloria e di stima.
Adunque, chi può enumerare gli esecrandi delitti. che ovunque e sempre l'invidia ha compiuto?
DomenicoPassante- Numero di messaggi : 1627
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Località : Roma
Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
INVIDIA ( 2 ^parte)
Adunque, chi può enumerare gli esecrandi delitti. che ovunque e sempre l'invidia ha compiuto?
COMPIACENZA
La virtù opposta all'invidia è la compiacenza del bene altrui.
Come si è detto innanzi, la carità, o amore del prossimo, esige che amiamo il nostro simile come noi stessi. Noi ci auguriamo sempre il bene e godiamo di quanto di buono ci possa accadere. Per il comando di Dio, dovendo amare il prossimo, dobbiamo augurargli il bene.
L'egoismo individuale trascina al lato opposto; ma è dovere di ognuno reprimere le cattive tendenze e sforzarsi di nobilitare i propri sentimenti nei riguardi del prossimo.
Come reprimersi.
Appena ci accorgiamo che una persona eccita la nostra invidia, dobbiamo stare sull'attenti per non assecondare la passione e per reprimere subito i primi assalti.
La preghiera è utile a tutto; preghiamo perciò per colui contro il quale siamo tentati d'invidia, domandando a Dio ogni benedizione per lui.
Parliamo sempre in bene della persona che siamo tentati ad invidiare; non opponiamoci quando sentiamo dirne bene dagli atri, anzi cerchiamo le, occasioni per lodarla.
Se possiamo fare un bene a chi muove la nostra invidia, prestiamoci volentieri. Agendo in tal modo, noi mettiamo dell'acqua fredda sul fuoco dell'invidia e il nostro cuore godrà la pace dei figli di Dio.
La madre.
La madre è tutta per il bene dei figli; quando però viene a conoscere che i figli di altre donne, specialmente se parenti o amiche, hanno ottenuto un posto in società, hanno superato un esame ed eccellono per buone qualità, allora naturalmente, accecata dall'amore dei propri figli, comincia a soffrirne internamente a motivo dell'invidia. Il marciume interno presto va alla bocca e così questa donna semina lamenti e calunnie.
- Già, i figli di quella signora riescono sempre! È naturale! Hanno denaro e col denaro possono fare qualunque imbroglio! ... I miei figli invece sono onesti e restano indietro! ... Non c'è più giustizia in questo mondo! -
O donna, cosa ne guadagni dicendo così? Piuttosto educa meglio i tuoi figliuoli, inculca loro il timore di Dio, esigi che si applichino allo studio o all'arte e poi prega il Signore affinchè prepari ad essi un buon avvenire!
L'eterna lotta!
La suocera e la nuora!... L'eterna lotta familiare! La suocera spesso ha invidia della nuora, perchè pensa: Mio figlio l'ama assai! Io sono la madre, ho fatto tanto per il figlio ed ora ecco mia nuora a goderselo! - Spesso avviene il contrario: Mio marito, dice la nuora, appartiene a me, dovrebbe essere tutto mio ed intanto pensa a sua madre! Va a trovarla spesso, le porta dei regali... ; io invece sono l'ultima ad essere pensata! -
Chi non vede la forte gelosia in tutto ciò? La madre dovrebbe essere contenta che il figlio ami la sposa, perchè da questo amore nasce l'armonia nella famiglia.
La sposa dovrebbe essere anche lieta che il marito ami la propria madre pensando che un giorno essa pure avrà da divenire suocera e vorrà certamente essere amata e rispettata dai figli sposati.
Tra sorelle ed amiche.
Non è difficile trovare sì brutto vizio anche tra sorelle.
Una giovane è stata chiesta per fidanzata. Dovrebbero in famiglia goderne tutti, quando il partito si presenta bene; qualche sorella invece sente gelosia.
- Hanno scelto mia sorella!... Io sono stata posposta! Eppure sono più grande, più giudiziosa; ho il viso più grazioso! - Questi e simili sentimenti sorgono dal cuore invidioso e superbo, e presto cominciano in famiglia i malumori e le rabbie.
Non è raro il caso in cui la sorella metta in cattiva luce la sorella presso il fidanzato e solo allora è contenta quando ha tirato dalla sua parte il giovane, oppure questi si è allontanato definitivamente dalla famiglia. Lo stesso e peggio ancora suole avvenire tra amiche.
Quando la gelosia ha preso piede nel cuore di una giovane, perché l'amica ha trovato un buon fidanzato, subito cominciano le parole mordaci, le critiche e le mormorazioni.
Si mettono alla luce i difetti occulti dell'amica, le magagne segrete della sua famiglia e, quando ciò non basta, si ricorre alle lettere anonime calunniose.
Non sempre, ma spesso l'invidiosa amica raggiunge lo scopo di far perdere all'amica il fidanzato.
Quante lacrime ha fatto versare l'invidia a schiere di signorine!
Quante giovani si sono ammalate o suicidate in seguito a simili calunnie!
E quante altre sono state rinchiuse nel manicomio in conseguenza di un amore fallito!
Grande responsabilità davanti a Dio hanno le sorelle e le amiche invidiose! In questa categoria di persone, cioè tra sorelle e tra amiche, non solo trovasi l'invidia per il fidanzato, ma per tante altre cose: per la casa, per la mobilia, per le vesti, per la bellezza, ecc.
In questo campo la gelosia fa conimettere un gran numero di piccinerie, di ridicolaggini, le quali dovrebbero far vergogna a persona che abbia un po' di dignità!
La simpatia.
Quando due si amano troppo e si sviluppa il sentimento della così detta simpatia, facilmente sorge la gelosia.
Guai se una terza persona si avvicina a chi si ama o se costoro parlano in confidenza e peggio ancora se si fanno regali o dimostrano in altro modo l'affetto!
Chi prova questa forma di gelosia, soffre molto nel cuore e dà in smanie. Da ciò cominciano i sospetti, le rotture, gli odi e forse le risse.
Chi ha questa debolezza morale, si faccia violenza e non assecondi la gelosia! Pensi piuttosto a legare il proprio cuore a Gesù e non lo dia facilmente alle creature!
La clientela.
Tutti hanno diritto a vivere; di conseguenza si è ingiusti allorché per gelosia si fa di tutto per togliere la clientela al prossimo.
Tu fai scuola; hai un discreto numero di allievi. Perchè tenti di allontanare da quell'altro insegnante i suoi alunni? Anche lui ha diritto a vivere!
Tu hai una rivendita e guadagni discretamente. Perchè sei geloso degli altri rivenditori e ti sforzi di far loro la concorrenza?
Adunque, chi può enumerare gli esecrandi delitti. che ovunque e sempre l'invidia ha compiuto?
COMPIACENZA
La virtù opposta all'invidia è la compiacenza del bene altrui.
Come si è detto innanzi, la carità, o amore del prossimo, esige che amiamo il nostro simile come noi stessi. Noi ci auguriamo sempre il bene e godiamo di quanto di buono ci possa accadere. Per il comando di Dio, dovendo amare il prossimo, dobbiamo augurargli il bene.
L'egoismo individuale trascina al lato opposto; ma è dovere di ognuno reprimere le cattive tendenze e sforzarsi di nobilitare i propri sentimenti nei riguardi del prossimo.
Come reprimersi.
Appena ci accorgiamo che una persona eccita la nostra invidia, dobbiamo stare sull'attenti per non assecondare la passione e per reprimere subito i primi assalti.
La preghiera è utile a tutto; preghiamo perciò per colui contro il quale siamo tentati d'invidia, domandando a Dio ogni benedizione per lui.
Parliamo sempre in bene della persona che siamo tentati ad invidiare; non opponiamoci quando sentiamo dirne bene dagli atri, anzi cerchiamo le, occasioni per lodarla.
Se possiamo fare un bene a chi muove la nostra invidia, prestiamoci volentieri. Agendo in tal modo, noi mettiamo dell'acqua fredda sul fuoco dell'invidia e il nostro cuore godrà la pace dei figli di Dio.
La madre.
La madre è tutta per il bene dei figli; quando però viene a conoscere che i figli di altre donne, specialmente se parenti o amiche, hanno ottenuto un posto in società, hanno superato un esame ed eccellono per buone qualità, allora naturalmente, accecata dall'amore dei propri figli, comincia a soffrirne internamente a motivo dell'invidia. Il marciume interno presto va alla bocca e così questa donna semina lamenti e calunnie.
- Già, i figli di quella signora riescono sempre! È naturale! Hanno denaro e col denaro possono fare qualunque imbroglio! ... I miei figli invece sono onesti e restano indietro! ... Non c'è più giustizia in questo mondo! -
O donna, cosa ne guadagni dicendo così? Piuttosto educa meglio i tuoi figliuoli, inculca loro il timore di Dio, esigi che si applichino allo studio o all'arte e poi prega il Signore affinchè prepari ad essi un buon avvenire!
L'eterna lotta!
La suocera e la nuora!... L'eterna lotta familiare! La suocera spesso ha invidia della nuora, perchè pensa: Mio figlio l'ama assai! Io sono la madre, ho fatto tanto per il figlio ed ora ecco mia nuora a goderselo! - Spesso avviene il contrario: Mio marito, dice la nuora, appartiene a me, dovrebbe essere tutto mio ed intanto pensa a sua madre! Va a trovarla spesso, le porta dei regali... ; io invece sono l'ultima ad essere pensata! -
Chi non vede la forte gelosia in tutto ciò? La madre dovrebbe essere contenta che il figlio ami la sposa, perchè da questo amore nasce l'armonia nella famiglia.
La sposa dovrebbe essere anche lieta che il marito ami la propria madre pensando che un giorno essa pure avrà da divenire suocera e vorrà certamente essere amata e rispettata dai figli sposati.
Tra sorelle ed amiche.
Non è difficile trovare sì brutto vizio anche tra sorelle.
Una giovane è stata chiesta per fidanzata. Dovrebbero in famiglia goderne tutti, quando il partito si presenta bene; qualche sorella invece sente gelosia.
- Hanno scelto mia sorella!... Io sono stata posposta! Eppure sono più grande, più giudiziosa; ho il viso più grazioso! - Questi e simili sentimenti sorgono dal cuore invidioso e superbo, e presto cominciano in famiglia i malumori e le rabbie.
Non è raro il caso in cui la sorella metta in cattiva luce la sorella presso il fidanzato e solo allora è contenta quando ha tirato dalla sua parte il giovane, oppure questi si è allontanato definitivamente dalla famiglia. Lo stesso e peggio ancora suole avvenire tra amiche.
Quando la gelosia ha preso piede nel cuore di una giovane, perché l'amica ha trovato un buon fidanzato, subito cominciano le parole mordaci, le critiche e le mormorazioni.
Si mettono alla luce i difetti occulti dell'amica, le magagne segrete della sua famiglia e, quando ciò non basta, si ricorre alle lettere anonime calunniose.
Non sempre, ma spesso l'invidiosa amica raggiunge lo scopo di far perdere all'amica il fidanzato.
Quante lacrime ha fatto versare l'invidia a schiere di signorine!
Quante giovani si sono ammalate o suicidate in seguito a simili calunnie!
E quante altre sono state rinchiuse nel manicomio in conseguenza di un amore fallito!
Grande responsabilità davanti a Dio hanno le sorelle e le amiche invidiose! In questa categoria di persone, cioè tra sorelle e tra amiche, non solo trovasi l'invidia per il fidanzato, ma per tante altre cose: per la casa, per la mobilia, per le vesti, per la bellezza, ecc.
In questo campo la gelosia fa conimettere un gran numero di piccinerie, di ridicolaggini, le quali dovrebbero far vergogna a persona che abbia un po' di dignità!
La simpatia.
Quando due si amano troppo e si sviluppa il sentimento della così detta simpatia, facilmente sorge la gelosia.
Guai se una terza persona si avvicina a chi si ama o se costoro parlano in confidenza e peggio ancora se si fanno regali o dimostrano in altro modo l'affetto!
Chi prova questa forma di gelosia, soffre molto nel cuore e dà in smanie. Da ciò cominciano i sospetti, le rotture, gli odi e forse le risse.
Chi ha questa debolezza morale, si faccia violenza e non assecondi la gelosia! Pensi piuttosto a legare il proprio cuore a Gesù e non lo dia facilmente alle creature!
La clientela.
Tutti hanno diritto a vivere; di conseguenza si è ingiusti allorché per gelosia si fa di tutto per togliere la clientela al prossimo.
Tu fai scuola; hai un discreto numero di allievi. Perchè tenti di allontanare da quell'altro insegnante i suoi alunni? Anche lui ha diritto a vivere!
Tu hai una rivendita e guadagni discretamente. Perchè sei geloso degli altri rivenditori e ti sforzi di far loro la concorrenza?
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
ACCIDIA (Prima part.)
L'ultimo dei vizi capitali è l'accidia. Consiste in una certa noia nel fare il bene e nel fuggire il male. In conseguenza di ciò, si trascurano i doveri della vita cristiana, oppure si compiono malamente.
Esempi d'accidia sono: il tralasciare la preghiera per pigrizia, il pregare sbadatamente, senza sforzo di stare raccolti; il rimandare da un giorno all'altro un buon proponimento, senza poi attuarlo; il mettere da parte l'esercizio della virtù per non imporsi dei sacrifici; il darsi poco pensiero dell'anima propria, ecc....
L'assecondare l'accidia è peccato. Se per accidia si tralascia, ad esempio, la Messa in giorno festivo, si pecca gravemente; se invece si trascura qualche preghiera, unicamente per noia, si manca leggermente.
Pericolo di dannarsi.
La persona accidiosa dice: Io non voglio darmi fastidio di combattere le mie perverse tendenze! ... Mi piace vivere nella tranquillità! La vita è così breve e tanto cosparsa di spine! Perchè amareggiarsela di più?! ... Purchè in non ammazzi alcuno ... non, rubi ... e non bestemmi ... ciò mi basta! Tutte le altre attenzioni per custodire l'anima mia, mi seccano e non ci voglio pensare! ... Perché tante Comunioni? Basta quella di Pasqua! ... Perché andare spesso in Chiesa? ... Posso pensare a Dio anche stando in casa! Perché andare ad ascoltare le prediche? Ne so fin troppe cose di Religione! Perché tante preghiere lungo il giorno? Mi è sufficiente il segno della Croce prima di coricarmi! ... A me non piacciono gli scrupoli! Questo ballo non si può fare ... quella pellicola non si deve vedere ... quel romanzo non si può leggere ... quell'amicizia non è ammessa! ... Queste cose le osservino i Frati e le Monache, ma non io, che devo saper stare in società ... Nell'altra vita spero di passarmela bene lo stesso; del resto, come fanno gli altri, faccio io! -
Facilmente si può comprendere come una tale anima accidiosa si metta in pericolo di perdersi eternamente. Ha più sollecitudine degli affari temporali e del benessere del corpo, che non della salvezza eterna. Se quest'anima non si risolverà una buona volta a cominciare una vita veramente cristiana, finirà con l'essere travolta dal torrente delle cattive inclinazioni.
Quante di queste anime neghittose ci sono nel mondo! Esse appartengono alla categoria di coloro di cui parla Gesù: La via che conduce all'eterna per- dizione è larga e sono molti quelli che s'incamminano per essa! -
Effetti dell'accidia.
Questo vizio capitale snerva poco per volta l'anima, come l'ozio snerva il corpo. Per l'accidia la volontà diviene debole; si decide e non si decide, vuole e non vuole.
Le opere buone sogliono produrre un certo gusto spirituale, il quale appaga il cuore, come il cibo appaga il palato. L'accidia fa perdere il gusto spirituale, sicché le opere buone diventano pesanti e noiose e per questo motivo si mettono da parte o si fanno di mala voglia.
Lo Spirito Santo paragona l'anima dell'accidioso ad una vigna affidata ad un contadino poltrone. Una tale vigna, poco curata, si ricopre di erbe cattive e di spine e non produce frutto; così l'anima accidiosa resta priva di virtù e di meriti e si riempe di passioni. Può piacere a Dio un'anima che sia dominata dall'accidia?
L'ultimo dei vizi capitali è l'accidia. Consiste in una certa noia nel fare il bene e nel fuggire il male. In conseguenza di ciò, si trascurano i doveri della vita cristiana, oppure si compiono malamente.
Esempi d'accidia sono: il tralasciare la preghiera per pigrizia, il pregare sbadatamente, senza sforzo di stare raccolti; il rimandare da un giorno all'altro un buon proponimento, senza poi attuarlo; il mettere da parte l'esercizio della virtù per non imporsi dei sacrifici; il darsi poco pensiero dell'anima propria, ecc....
L'assecondare l'accidia è peccato. Se per accidia si tralascia, ad esempio, la Messa in giorno festivo, si pecca gravemente; se invece si trascura qualche preghiera, unicamente per noia, si manca leggermente.
Pericolo di dannarsi.
La persona accidiosa dice: Io non voglio darmi fastidio di combattere le mie perverse tendenze! ... Mi piace vivere nella tranquillità! La vita è così breve e tanto cosparsa di spine! Perchè amareggiarsela di più?! ... Purchè in non ammazzi alcuno ... non, rubi ... e non bestemmi ... ciò mi basta! Tutte le altre attenzioni per custodire l'anima mia, mi seccano e non ci voglio pensare! ... Perché tante Comunioni? Basta quella di Pasqua! ... Perché andare spesso in Chiesa? ... Posso pensare a Dio anche stando in casa! Perché andare ad ascoltare le prediche? Ne so fin troppe cose di Religione! Perché tante preghiere lungo il giorno? Mi è sufficiente il segno della Croce prima di coricarmi! ... A me non piacciono gli scrupoli! Questo ballo non si può fare ... quella pellicola non si deve vedere ... quel romanzo non si può leggere ... quell'amicizia non è ammessa! ... Queste cose le osservino i Frati e le Monache, ma non io, che devo saper stare in società ... Nell'altra vita spero di passarmela bene lo stesso; del resto, come fanno gli altri, faccio io! -
Facilmente si può comprendere come una tale anima accidiosa si metta in pericolo di perdersi eternamente. Ha più sollecitudine degli affari temporali e del benessere del corpo, che non della salvezza eterna. Se quest'anima non si risolverà una buona volta a cominciare una vita veramente cristiana, finirà con l'essere travolta dal torrente delle cattive inclinazioni.
Quante di queste anime neghittose ci sono nel mondo! Esse appartengono alla categoria di coloro di cui parla Gesù: La via che conduce all'eterna per- dizione è larga e sono molti quelli che s'incamminano per essa! -
Effetti dell'accidia.
Questo vizio capitale snerva poco per volta l'anima, come l'ozio snerva il corpo. Per l'accidia la volontà diviene debole; si decide e non si decide, vuole e non vuole.
Le opere buone sogliono produrre un certo gusto spirituale, il quale appaga il cuore, come il cibo appaga il palato. L'accidia fa perdere il gusto spirituale, sicché le opere buone diventano pesanti e noiose e per questo motivo si mettono da parte o si fanno di mala voglia.
Lo Spirito Santo paragona l'anima dell'accidioso ad una vigna affidata ad un contadino poltrone. Una tale vigna, poco curata, si ricopre di erbe cattive e di spine e non produce frutto; così l'anima accidiosa resta priva di virtù e di meriti e si riempe di passioni. Può piacere a Dio un'anima che sia dominata dall'accidia?
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
ACCIDIA (2^ parte)
DILIGENZA
La virtù che si oppone all'accidia è la diligenza spirituale, cioé il vero interessamento della salvezza dell'anima propria.
Gesù c'inculca questa virtù quando dice: Una sola cosa è necessaria: salvarsi l'anima! Che cosa giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perderà l'anima sua? Che cosa potrà dare in cambio di essa? -
I Santi ci sono maestri a questo riguardo; si misero di buona volontà, si diedero all'esercizio delle cristiane virtù, attinsero dalla preghiera e dalla frequenza ai Sacramenti la forza necessaria; così riuscirono ad avere la pace della coscienza in vita e conseguirono anche il Paradiso.
Nè si pensi che i Santi siano nati Santi! Anch'essi erano come noi, fatti di carne e di ossa; avevano tutte le cattive tendenze che ha ogni figlio di Adamo; per riuscire a santificarsi, dovettero imporsi dei veri sacrifici, sino a perdere taluni anche la vita. Quanti milioni di Martiri perdettero prima le ricchezze e poi la vita tra tormenti! Quanti abbandonarono i piaceri della vita e si ritirarono nel _deserto a fare penitenza! Quanti, rinunziando a cariche onorifiche, si chiusero nei conventi per pensare unicamente all'anima! E quanti, pur restando nel mondo, intrapresero una vita di mortificazione rigorosa!
Non solo i Santi propriamente detti, ma anche innumerevoli schiere di uomini e di donne attualmente ci sono maestri in proposito: i Missionari che vanno fra i selvaggi; le Suore di Carità che spendono l'esistenza negli ospedali; le anime vergini dell'uno e dell'altro sesso, le quali pur restando in famiglia, conducono una vita di continua mortificazione per conservare immacolato il corpo ed il cuore. Costoro lottano contro l'accidia e superano generosamente le difficoltà della pratica del bene.
Pia riflessione.
Chi vive nella pigrizia spirituale, risorga dal suo stato compassionevole, servendosi di una pia riflessione.
La vita è breve, molto breve; da un momento all'altro possiamo morire e trovarci davanti a Dio per dargli conto dell'anima nostra. Quale scusa potrà portare al tribunale di Dio l'accidioso, trovandosi con l'anima sprovvista di opere buone e carica di colpe? ...
L'etisia spirituale.
L'anima che è schiava dell'accidia, è come il corpo colpito dalla etisia. Il tisico cammina, ride, mangia e sembra che stia bene; invece si avvia alla tomba a grandi passi; ha bisogno di cura urgente e forte per resistere al microbo micidiale; se tralascia la cura, è segno che vuole perdere presto la vita.
Tu, o anima accidiosa, hai urgente bisogno di cura spirituale. Voglio suggerirti dei buoni rimedi per guarirti. Come l'ammalato ha bisogno di aria pura e di sana nutrizione, così a te occorre il tenere la mente occupata in buoni pensieri ed il pregare con frequenza e devozione. Leggi dunque qualche buon libro, recita mattina e sera le tue preghiere, non lasciare mai la recita del Santo Rosario e lungo il giorno alza spesso la mente a Dio con fervorose giaculatorie.
La Confessione.
Mezzo infallibile di risveglio spirituale è la frequenza ai Sacramenti della Confessione e della Comunione.
. Comincia col fare una buona Confessione, la quale ti lasci la coscienza tranquilla.
Discopri perciò al Ministro di Dio le píaghe dell'anima tua, senza nascondere volontariamente nessuna colpa grave e senza diminuirne la malizia.
Prendi dopo una magnanima risoluzione di vita più cristiana. Ritorna in seguito con fede a questo Sacramento della Divina Misericordia, ogni qual volta ne sentissi il bisogno.
La Confessione mensile, e meglio ancora settimanale, ti fornirà un valido aiuto per sollevarti spiritualmente.
Non è vero, o anima, che quando nella vita passata ricorrevi a questo Sacramento con le dovute disposizioni, ti sentivi lieta e più disposta a fare il bene? Pensaci con serietà! ...
La Comunione.
La Santissima Eucaristia è il Pane dei forti. L'anima accidiosa è molto debole; ricorra a questo Cibo Celeste e subito sentirà aumentare la forza spirituale.
Tu, o anima cristiana, desiderosa ormai di lasciare la vita accidiosa, va' a ricevere la Santa Comunione con più frequenza che ti sarà possibile! Proverai tanta pace nel cuore, quanta da tempo non ne hai trovata nelle creature! Ogni giorno festivo sia per te una vera festa spirituale ricevendo Gesù Sacramentato.
L'esame di coscienza. Come lo specchio serve a vedere i difetti del volto, così l'esame di coscienza fa scoprire i difetti dell'anima. Chi desidera aver cura dell'anima sua, non lasci passare giorno senza aver fatto alcuni minuti di questo esame.
Ogni sera, o anima cristiana, rientra in te stessa e pensa alle mancanze che avrai potuto commettere nella giornata; chiedi poi perdono a Dio con tutto il cuore, promettendo di essere più vigilante il giorno appresso.
Meditazione e lettura spirituale. Giova moltissimo al progresso spirituale la pratica della meditazione e della lettura spirituale. Non è necessario impiegarvi molto tempo; bastano alcuni minuti al giorno. Volendo, il tempo si può trovare.
DILIGENZA
La virtù che si oppone all'accidia è la diligenza spirituale, cioé il vero interessamento della salvezza dell'anima propria.
Gesù c'inculca questa virtù quando dice: Una sola cosa è necessaria: salvarsi l'anima! Che cosa giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perderà l'anima sua? Che cosa potrà dare in cambio di essa? -
I Santi ci sono maestri a questo riguardo; si misero di buona volontà, si diedero all'esercizio delle cristiane virtù, attinsero dalla preghiera e dalla frequenza ai Sacramenti la forza necessaria; così riuscirono ad avere la pace della coscienza in vita e conseguirono anche il Paradiso.
Nè si pensi che i Santi siano nati Santi! Anch'essi erano come noi, fatti di carne e di ossa; avevano tutte le cattive tendenze che ha ogni figlio di Adamo; per riuscire a santificarsi, dovettero imporsi dei veri sacrifici, sino a perdere taluni anche la vita. Quanti milioni di Martiri perdettero prima le ricchezze e poi la vita tra tormenti! Quanti abbandonarono i piaceri della vita e si ritirarono nel _deserto a fare penitenza! Quanti, rinunziando a cariche onorifiche, si chiusero nei conventi per pensare unicamente all'anima! E quanti, pur restando nel mondo, intrapresero una vita di mortificazione rigorosa!
Non solo i Santi propriamente detti, ma anche innumerevoli schiere di uomini e di donne attualmente ci sono maestri in proposito: i Missionari che vanno fra i selvaggi; le Suore di Carità che spendono l'esistenza negli ospedali; le anime vergini dell'uno e dell'altro sesso, le quali pur restando in famiglia, conducono una vita di continua mortificazione per conservare immacolato il corpo ed il cuore. Costoro lottano contro l'accidia e superano generosamente le difficoltà della pratica del bene.
Pia riflessione.
Chi vive nella pigrizia spirituale, risorga dal suo stato compassionevole, servendosi di una pia riflessione.
La vita è breve, molto breve; da un momento all'altro possiamo morire e trovarci davanti a Dio per dargli conto dell'anima nostra. Quale scusa potrà portare al tribunale di Dio l'accidioso, trovandosi con l'anima sprovvista di opere buone e carica di colpe? ...
L'etisia spirituale.
L'anima che è schiava dell'accidia, è come il corpo colpito dalla etisia. Il tisico cammina, ride, mangia e sembra che stia bene; invece si avvia alla tomba a grandi passi; ha bisogno di cura urgente e forte per resistere al microbo micidiale; se tralascia la cura, è segno che vuole perdere presto la vita.
Tu, o anima accidiosa, hai urgente bisogno di cura spirituale. Voglio suggerirti dei buoni rimedi per guarirti. Come l'ammalato ha bisogno di aria pura e di sana nutrizione, così a te occorre il tenere la mente occupata in buoni pensieri ed il pregare con frequenza e devozione. Leggi dunque qualche buon libro, recita mattina e sera le tue preghiere, non lasciare mai la recita del Santo Rosario e lungo il giorno alza spesso la mente a Dio con fervorose giaculatorie.
La Confessione.
Mezzo infallibile di risveglio spirituale è la frequenza ai Sacramenti della Confessione e della Comunione.
. Comincia col fare una buona Confessione, la quale ti lasci la coscienza tranquilla.
Discopri perciò al Ministro di Dio le píaghe dell'anima tua, senza nascondere volontariamente nessuna colpa grave e senza diminuirne la malizia.
Prendi dopo una magnanima risoluzione di vita più cristiana. Ritorna in seguito con fede a questo Sacramento della Divina Misericordia, ogni qual volta ne sentissi il bisogno.
La Confessione mensile, e meglio ancora settimanale, ti fornirà un valido aiuto per sollevarti spiritualmente.
Non è vero, o anima, che quando nella vita passata ricorrevi a questo Sacramento con le dovute disposizioni, ti sentivi lieta e più disposta a fare il bene? Pensaci con serietà! ...
La Comunione.
La Santissima Eucaristia è il Pane dei forti. L'anima accidiosa è molto debole; ricorra a questo Cibo Celeste e subito sentirà aumentare la forza spirituale.
Tu, o anima cristiana, desiderosa ormai di lasciare la vita accidiosa, va' a ricevere la Santa Comunione con più frequenza che ti sarà possibile! Proverai tanta pace nel cuore, quanta da tempo non ne hai trovata nelle creature! Ogni giorno festivo sia per te una vera festa spirituale ricevendo Gesù Sacramentato.
L'esame di coscienza. Come lo specchio serve a vedere i difetti del volto, così l'esame di coscienza fa scoprire i difetti dell'anima. Chi desidera aver cura dell'anima sua, non lasci passare giorno senza aver fatto alcuni minuti di questo esame.
Ogni sera, o anima cristiana, rientra in te stessa e pensa alle mancanze che avrai potuto commettere nella giornata; chiedi poi perdono a Dio con tutto il cuore, promettendo di essere più vigilante il giorno appresso.
Meditazione e lettura spirituale. Giova moltissimo al progresso spirituale la pratica della meditazione e della lettura spirituale. Non è necessario impiegarvi molto tempo; bastano alcuni minuti al giorno. Volendo, il tempo si può trovare.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
I CINQUE PRECETTI GENERALI DELLA CHIESA.
1° Udir la Messa la domenica e le altre feste comandate.
2° Non mangiar carne nel venerdì e negli altri giorni proibiti, e digiunare nei giorni prescritti.
3° Confessarsi almeno una volta l'anno, e comunicarsi almeno a Pasqua.
4° Sovvenire alle necessità della Chiesa contribuendo secondo le leggi o le usanze.
5° Non celebrar solennemente le nozze nei tempi proibiti.
1° Udir la Messa la domenica e le altre feste comandate.
2° Non mangiar carne nel venerdì e negli altri giorni proibiti, e digiunare nei giorni prescritti.
3° Confessarsi almeno una volta l'anno, e comunicarsi almeno a Pasqua.
4° Sovvenire alle necessità della Chiesa contribuendo secondo le leggi o le usanze.
5° Non celebrar solennemente le nozze nei tempi proibiti.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
Precetti generali della Chiesa
213. Che cosa sono i precetti generali della Chiesa?
I precetti generali della Chiesa sono leggi con le quali essa, applicando i comandamenti di Dio, prescrive ai fedeli alcuni atti di religione e determinate astinenze.
214. Come ha la Chiesa autorità di far leggi e precetti?
La Chiesa ha autorità di far leggi e precetti, perché l'ha ricevuta nella persona degli Apostoli da Gesù Cristo, l'Uomo-Dio; e perciò chi disubbidisce alla Chiesa, disubbidisce a Dio medesimo.
215. Nella Chiesa chi può far leggi e precetti?
Nella Chiesa possono far leggi e precetti il Papa e i Vescovi come successori degli Apostoli, ai quali Gesù Cristo disse: «Chi ascolta voi, ascolta me; e chi disprezza voi, disprezza me».*
* S. Luc., X, 16.
PRIMO PRECETTO
216. Che ci ordina il primo precetto udir la Messa la domenica e le altre feste comandate?
Il primo precetto udir la Messa la domenica e le altre feste comandate ci ordina di assistere devotamente in tali giorni alla santa Messa.
217. Chi non ascolta la Messa nei giorni di precetto, fa peccato grave?
Chi, senza vero impedimento, non ascolta la Messa nei giorni di precetto, e chi non dà modo a' suoi dipendenti di ascoltarla, fa peccato grave e non adempie il comandamento divino di santificare le feste.
213. Che cosa sono i precetti generali della Chiesa?
I precetti generali della Chiesa sono leggi con le quali essa, applicando i comandamenti di Dio, prescrive ai fedeli alcuni atti di religione e determinate astinenze.
214. Come ha la Chiesa autorità di far leggi e precetti?
La Chiesa ha autorità di far leggi e precetti, perché l'ha ricevuta nella persona degli Apostoli da Gesù Cristo, l'Uomo-Dio; e perciò chi disubbidisce alla Chiesa, disubbidisce a Dio medesimo.
215. Nella Chiesa chi può far leggi e precetti?
Nella Chiesa possono far leggi e precetti il Papa e i Vescovi come successori degli Apostoli, ai quali Gesù Cristo disse: «Chi ascolta voi, ascolta me; e chi disprezza voi, disprezza me».*
* S. Luc., X, 16.
PRIMO PRECETTO
216. Che ci ordina il primo precetto udir la Messa la domenica e le altre feste comandate?
Il primo precetto udir la Messa la domenica e le altre feste comandate ci ordina di assistere devotamente in tali giorni alla santa Messa.
217. Chi non ascolta la Messa nei giorni di precetto, fa peccato grave?
Chi, senza vero impedimento, non ascolta la Messa nei giorni di precetto, e chi non dà modo a' suoi dipendenti di ascoltarla, fa peccato grave e non adempie il comandamento divino di santificare le feste.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
SECONDO PRECETTO
218. Che ci proibisce il secondo precetto con le parole non mangiar carne nel venerdì e negli altri giorni di astinenza?
Il secondo precetto con le parole non mangiar carne nel venerdì e negli altri giorni di astinenza ci proibisce di mangiar carne nel venerdì (giorno della Passione e Morte di Gesù, Cristo) e in alcuni giorni digiuno.
219. Che cosa ordina il secondo precetto con le parole digiunare nei giorni prescritti?
Il secondo precetto con le parole digiunare nei giorni prescritti ordina di osservare il digiuno ecclesiastico nella Quaresima, in alcuni giorni dell'Avvento, nelle quattro Tempora e in alcune vigilie.
220. A che obbliga il digiuno ecclesiastico?
Il digiuno ecclesiastico obbliga all'astinenza da determinati cibi, e da altri pasti oltre il pranzo: è consentita però una seconda refezione leggera.
221. Chi è obbligato al digiuno ecclesiastico?
Al digiuno ecclesiastico è obbligato ogni fedele dai ventun anni compiuti ai sessanta, se non ne sia scusato per infermità, per lavori gravosi o per altra giusta ragione.
222. Perchè la Chiesa c'impone astinenze e digiuni?
La Chiesa c'impone in conformità dell'esempio e della dottrina di Gesù Cristo, astinenze e digiuni, per penitenza dei peccati, per mortificazione della gola e delle passioni, e per altre necessità particolari.
218. Che ci proibisce il secondo precetto con le parole non mangiar carne nel venerdì e negli altri giorni di astinenza?
Il secondo precetto con le parole non mangiar carne nel venerdì e negli altri giorni di astinenza ci proibisce di mangiar carne nel venerdì (giorno della Passione e Morte di Gesù, Cristo) e in alcuni giorni digiuno.
219. Che cosa ordina il secondo precetto con le parole digiunare nei giorni prescritti?
Il secondo precetto con le parole digiunare nei giorni prescritti ordina di osservare il digiuno ecclesiastico nella Quaresima, in alcuni giorni dell'Avvento, nelle quattro Tempora e in alcune vigilie.
220. A che obbliga il digiuno ecclesiastico?
Il digiuno ecclesiastico obbliga all'astinenza da determinati cibi, e da altri pasti oltre il pranzo: è consentita però una seconda refezione leggera.
221. Chi è obbligato al digiuno ecclesiastico?
Al digiuno ecclesiastico è obbligato ogni fedele dai ventun anni compiuti ai sessanta, se non ne sia scusato per infermità, per lavori gravosi o per altra giusta ragione.
222. Perchè la Chiesa c'impone astinenze e digiuni?
La Chiesa c'impone in conformità dell'esempio e della dottrina di Gesù Cristo, astinenze e digiuni, per penitenza dei peccati, per mortificazione della gola e delle passioni, e per altre necessità particolari.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
TERZO PRECETTO
223. Che ci ordina il terzo precetto confessarsi almeno una volta l'anno e comunicarsi almeno a Pasqua?
Il terzo precetto confessarsi almeno una volta l'anno e comunicarsi almeno a Pasqua ci ordina di accostarci alla Penitenza almeno una volta l'anno, e all'Eucaristia almeno nel tempo di Pasqua.
224. Perché la Chiesa, imponendo di confessarci e comunicarci una volta l'anno, aggiunge la parola almeno?
La Chiesa, imponendo di confessarci e comunicarci una volta l'anno, aggiunge la parola almeno per ricordarci l'utilità, anzi il bisogno di ricevere spesso, come è, suo desiderio, questi sacramenti.
223. Che ci ordina il terzo precetto confessarsi almeno una volta l'anno e comunicarsi almeno a Pasqua?
Il terzo precetto confessarsi almeno una volta l'anno e comunicarsi almeno a Pasqua ci ordina di accostarci alla Penitenza almeno una volta l'anno, e all'Eucaristia almeno nel tempo di Pasqua.
224. Perché la Chiesa, imponendo di confessarci e comunicarci una volta l'anno, aggiunge la parola almeno?
La Chiesa, imponendo di confessarci e comunicarci una volta l'anno, aggiunge la parola almeno per ricordarci l'utilità, anzi il bisogno di ricevere spesso, come è, suo desiderio, questi sacramenti.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
QUARTO PRECETTO
225. Che ci ordina il quarto precetto sovvenire alle necessità della Chiesa, contribuendo secondo le leggi o le usanze?
Il quarto precetto sovvenire alle necessità della Chiesa, contribuendo secondo le leggi o le usanze ci ordina di fare le offerte stabilite dall'autorità o dall' uso, per il conveniente esercizio del culto e per l'onesto sostentamento dei ministri di Dio.
225. Che ci ordina il quarto precetto sovvenire alle necessità della Chiesa, contribuendo secondo le leggi o le usanze?
Il quarto precetto sovvenire alle necessità della Chiesa, contribuendo secondo le leggi o le usanze ci ordina di fare le offerte stabilite dall'autorità o dall' uso, per il conveniente esercizio del culto e per l'onesto sostentamento dei ministri di Dio.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
QUINTO PRECETTO
226. Che proibisce il quinto precetto non celebrar solennemente le nozze nei tempi proibiti?
Il quinto precetto non celebrar solennemente le nozze nei tempi proibiti proibisce la Messa con la benedizione speciale degli sposi, dalla prima domenica di Avvento al S. Natale e dal mercoledì delle Ceneri alla Domenica di Pasqua.
226. Che proibisce il quinto precetto non celebrar solennemente le nozze nei tempi proibiti?
Il quinto precetto non celebrar solennemente le nozze nei tempi proibiti proibisce la Messa con la benedizione speciale degli sposi, dalla prima domenica di Avvento al S. Natale e dal mercoledì delle Ceneri alla Domenica di Pasqua.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
I Sei Peccati Contro Lo Spirito Santo
1 - Disperazione della salvezza
2 - Presunzione di salvarsi senza merito
3 - Impugnare la verità conosciuta
4 - Invidia della grazia altrui
5 - Ostinazione nei peccati
6 - Impenitenza finale
1 - Disperazione della salvezza
2 - Presunzione di salvarsi senza merito
3 - Impugnare la verità conosciuta
4 - Invidia della grazia altrui
5 - Ostinazione nei peccati
6 - Impenitenza finale
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
Che cosa è la disperazione per la salvezza?
“Gesù non mi può salvare”, questa è la bestemmia contro lo Spirito Santo. Egli infatti ha reso e continua a rendere testimonianza che Gesù è il Signore, il Figlio di Dio venuto a cancellare i peccati del mondo con la sua morte e risurrezione. Dio, dice la Scrittura, vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. (1 Tm 2,4).
Il credente non deve vivere nella paura di non essere salvato. Ciò costituisce un grave affronto alla bontà di Dio, Padre di infinita misericordia.
Neppure dobbiamo dar credito alle tentazioni, per quanto siano terribili, o agli scrupoli che ci tormentano e ci fanno dubitare di essere salvati. Neanche per scherzo si deve dire: Chissà se mi salvo? Nulla ti turbi, ci ripete la sapienza dei santi. Dio offre a tutti la salvezza e i mezzi per raggiungerla.
Chi si dispera rischia di rompere in modo definitivo, da parte sua naturalmente, tutti i buoni rapporti con Dio. Ha combinato tanti pasticci, ha infranto ogni buon comportamento con il suo prossimo, ha offeso profondamente Dio, scartando il suo amore, ha messo il suo “io” al di sopra di “Dio”, insomma si è scapricciato fino alla frenesia e, infine, si è convinto che Gesù non ha il potere di perdonare i suoi errori. Un simile pensiero e comportamento non è altro che uno schiaffo a Dio che è impastato di amore e di misericordia e che per i peccatori ha inviato suo Figlio. Il mio grido, e non solo mio, è questo: Permettete che Gesù vi perdoni e vi inondi del suo amore.
Se tu non vuoi che questo ti succeda bisognerà che tu stesso vinca questa terribile tentazione, questo angoscioso dubbio, ti decida di tornare presto nella casa del Padre. Come?
Tieni bene a mente che Dio è un vero Padre, con un cuore che ama e non odia mai. Dio è Amore. Se ti rivolgi a lui vedrai che egli già ti corre incontro, ti butta le braccia al collo, ti fa nuovo. Riconosci i tuoi peccati e permettigli di perdonarti e di darti una mano perché l’amore vero prenda possesso del tuo cuore.
Per non aver paura della morte, il tuo impegno deve essere questo: fa’ bene il tuo dovere, fidati di Dio, fa’ del bene a tutti e del male a nessuno e sta allegro. Così diceva Don
“Gesù non mi può salvare”, questa è la bestemmia contro lo Spirito Santo. Egli infatti ha reso e continua a rendere testimonianza che Gesù è il Signore, il Figlio di Dio venuto a cancellare i peccati del mondo con la sua morte e risurrezione. Dio, dice la Scrittura, vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. (1 Tm 2,4).
Il credente non deve vivere nella paura di non essere salvato. Ciò costituisce un grave affronto alla bontà di Dio, Padre di infinita misericordia.
Neppure dobbiamo dar credito alle tentazioni, per quanto siano terribili, o agli scrupoli che ci tormentano e ci fanno dubitare di essere salvati. Neanche per scherzo si deve dire: Chissà se mi salvo? Nulla ti turbi, ci ripete la sapienza dei santi. Dio offre a tutti la salvezza e i mezzi per raggiungerla.
Chi si dispera rischia di rompere in modo definitivo, da parte sua naturalmente, tutti i buoni rapporti con Dio. Ha combinato tanti pasticci, ha infranto ogni buon comportamento con il suo prossimo, ha offeso profondamente Dio, scartando il suo amore, ha messo il suo “io” al di sopra di “Dio”, insomma si è scapricciato fino alla frenesia e, infine, si è convinto che Gesù non ha il potere di perdonare i suoi errori. Un simile pensiero e comportamento non è altro che uno schiaffo a Dio che è impastato di amore e di misericordia e che per i peccatori ha inviato suo Figlio. Il mio grido, e non solo mio, è questo: Permettete che Gesù vi perdoni e vi inondi del suo amore.
Se tu non vuoi che questo ti succeda bisognerà che tu stesso vinca questa terribile tentazione, questo angoscioso dubbio, ti decida di tornare presto nella casa del Padre. Come?
Tieni bene a mente che Dio è un vero Padre, con un cuore che ama e non odia mai. Dio è Amore. Se ti rivolgi a lui vedrai che egli già ti corre incontro, ti butta le braccia al collo, ti fa nuovo. Riconosci i tuoi peccati e permettigli di perdonarti e di darti una mano perché l’amore vero prenda possesso del tuo cuore.
Per non aver paura della morte, il tuo impegno deve essere questo: fa’ bene il tuo dovere, fidati di Dio, fa’ del bene a tutti e del male a nessuno e sta allegro. Così diceva Don
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
LA PRESUNZIONE DI SALVARSI SENZA MERITO
Dalle sue piaghe siete stati guariti (1 Pt 2,25)
Davvero tu presumi di salvarti senza merito?
Davanti a un regalo così grande – perché si tratta di regalo –, tu pretendi, tu esigi? Sei certo che Dio sia un Dio di infinita bontà e che non gli costi nulla a dare il perdono e il premio? Come puoi dire che non gli costa?
Da una parte della bilancia ci stanno i nostri peccati e dall’altra i meriti del Figlio suo che è morto in croce per noi. Dio è Amore, egli è il nostro Padre che non ci vuole servi ma figli, e figli che sanno amare, ad immagine del suo Figlio Gesù.
Dunque tu presumi di salvarti perché pensi di farcela con le tue forze senza aver bisogno di Gesù Cristo: così tu neghi lo Spirito Santo, luce vera che illumina ogni uomo: egli che afferma, per mezzo degli Apostoli, che solo Gesù è l’unico Salvatore del mondo.
Bestemmia imperdonabile contro lo Spirito Santo, afferma Gesù. Infatti “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. Se camminiamo nella luce il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato” (1 Gv 1,5-7).
Presumere di salvarsi senza fare nulla pensando e sperando di ottenere il perdono e il premio senza bisogno di chiedere scusa a nessuno è proprio il modo con il quale si nega l’amore con cui lo Spirito Santo ha accompagnato e sostenuto il Figlio della Vergine Maria, Gesù, nei momenti più terribili della sua passione e morte, quando Lui ha avuto il coraggio di implorare il suo Dio così: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno.
Bestemmia imperdonabile contro lo Spirito Santo.
Questo peccato è gravissimo perché non viene riconosciuta la divinità di Gesù Cristo e dello Spirito Santo. Sappiamo infatti che i Giudei avevano accusato Gesù di cacciare i demoni nel nome di Belzebul, come suo alleato. La volontà del Padre è chiara: “Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto” (Col 1,13-15). Per cui il Regno è un dono che riceviamo.
Fiducia disordinata
Grave peccato, bestemmia imperdonabile contro lo Spirito Santo è anche la fiducia disordinata in sé stessi, nelle proprie convinzioni, considerando Dio come un bonaccione da poco, che non la pensa come gli uomini di Chiesa, ma alla maniera di quei poveri preti che uniscono in matrimonio religioso i gay affermando che davanti a Dio l’amore vale più di qualsiasi regola della Chiesa. Costoro negano l’assistenza dello Spirito di Gesù sulle Scritture e sulla Chiesa.
Sappiamo che Dio è buono e che egli stesso ha detto di voler salvare tutti gli uomini (cf 1 Tm 2,4). Per fare questo non ha bisogno di prendere in prestito le ipotesi o le congetture umane, i nostri suggerimenti o le nostre idee, egli è l’Amore, e pertanto la salvezza dovrà essere opera del Divino Amore.
La salvezza è gratuita per tutti, è dono, perché Gesù ha pagato per amore. Vengono accolti quelli che si convertono a Dio, pentiti dei loro peccati, e quelli che esercitano con amore le opere di misericordia.
Ma non è per i superbi, gli arroganti, gli orgogliosi, tutti quelli cioè che rifiutano l’Amore. Costoro troveranno la porta del Paradiso chiusa e sbarrata.
Questa è la bestemmia contro lo Spirito Santo, il quale continua a proclamare che Gesù Cristo è l’unico Salvatore del mondo.
Dalle sue piaghe siete stati guariti (1 Pt 2,25)
Davvero tu presumi di salvarti senza merito?
Davanti a un regalo così grande – perché si tratta di regalo –, tu pretendi, tu esigi? Sei certo che Dio sia un Dio di infinita bontà e che non gli costi nulla a dare il perdono e il premio? Come puoi dire che non gli costa?
Da una parte della bilancia ci stanno i nostri peccati e dall’altra i meriti del Figlio suo che è morto in croce per noi. Dio è Amore, egli è il nostro Padre che non ci vuole servi ma figli, e figli che sanno amare, ad immagine del suo Figlio Gesù.
Dunque tu presumi di salvarti perché pensi di farcela con le tue forze senza aver bisogno di Gesù Cristo: così tu neghi lo Spirito Santo, luce vera che illumina ogni uomo: egli che afferma, per mezzo degli Apostoli, che solo Gesù è l’unico Salvatore del mondo.
Bestemmia imperdonabile contro lo Spirito Santo, afferma Gesù. Infatti “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. Se camminiamo nella luce il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato” (1 Gv 1,5-7).
Presumere di salvarsi senza fare nulla pensando e sperando di ottenere il perdono e il premio senza bisogno di chiedere scusa a nessuno è proprio il modo con il quale si nega l’amore con cui lo Spirito Santo ha accompagnato e sostenuto il Figlio della Vergine Maria, Gesù, nei momenti più terribili della sua passione e morte, quando Lui ha avuto il coraggio di implorare il suo Dio così: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno.
Bestemmia imperdonabile contro lo Spirito Santo.
Questo peccato è gravissimo perché non viene riconosciuta la divinità di Gesù Cristo e dello Spirito Santo. Sappiamo infatti che i Giudei avevano accusato Gesù di cacciare i demoni nel nome di Belzebul, come suo alleato. La volontà del Padre è chiara: “Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto” (Col 1,13-15). Per cui il Regno è un dono che riceviamo.
Fiducia disordinata
Grave peccato, bestemmia imperdonabile contro lo Spirito Santo è anche la fiducia disordinata in sé stessi, nelle proprie convinzioni, considerando Dio come un bonaccione da poco, che non la pensa come gli uomini di Chiesa, ma alla maniera di quei poveri preti che uniscono in matrimonio religioso i gay affermando che davanti a Dio l’amore vale più di qualsiasi regola della Chiesa. Costoro negano l’assistenza dello Spirito di Gesù sulle Scritture e sulla Chiesa.
Sappiamo che Dio è buono e che egli stesso ha detto di voler salvare tutti gli uomini (cf 1 Tm 2,4). Per fare questo non ha bisogno di prendere in prestito le ipotesi o le congetture umane, i nostri suggerimenti o le nostre idee, egli è l’Amore, e pertanto la salvezza dovrà essere opera del Divino Amore.
La salvezza è gratuita per tutti, è dono, perché Gesù ha pagato per amore. Vengono accolti quelli che si convertono a Dio, pentiti dei loro peccati, e quelli che esercitano con amore le opere di misericordia.
Ma non è per i superbi, gli arroganti, gli orgogliosi, tutti quelli cioè che rifiutano l’Amore. Costoro troveranno la porta del Paradiso chiusa e sbarrata.
Questa è la bestemmia contro lo Spirito Santo, il quale continua a proclamare che Gesù Cristo è l’unico Salvatore del mondo.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
IMPUGNARE LA VERITA' CONOSCIUTA
Usa il cuore e accogli la Verità che è Gesù
Mi rivolgo a coloro che impugnano la verità conosciuta. Non intendo discutere i motivi che li hanno portati a contestare ciò che prima avevano appreso e creduto. Vorrei toccare il loro cuore invitandoli a volgere il loro sguardo su Gesù appeso in croce, e capire fino a che punto li ha amati con il suo grande cuore umano.
Sappiamo che il cuore, nelle Sacre Scritture, è l’io più profondo, è la persona stessa. Dunque è l’intimo dell’uomo, con tutti i suoi sentimenti, gioie e dolori, compassioni e affetti, e inoltre: l’amore, la volontà, le decisioni. Quando uno abbandona Dio, è il suo cuore che si indurisce e si allontana.
Se uno ha ancora un po’ di cuore, non troverà difficile incontrarsi con il cuore di Gesù. Il quale si è fatto uomo proprio per noi peccatori. L’ammalato ha bisogno del medico: Egli è il medico. Quando una pecora si perde nel deserto, Egli è il buon pastore che si spende tutto per trovarla. Se sei affamato e assetato fino a morire, Egli si fa cibo e bevanda per te. Se ti senti condannato, Egli muore perché tu viva.
Avrai capito che intendo toccare la corda della tua compassione perché vibri in sintonia con quella del cuore amoroso di Gesù. Ricordati però che è Lui, con il suo Santo Spirito, che ti ha messo nel cuore la voglia di incontrarlo e che ti sospinge a innalzare il tuo grido e a versare le tue lacrime.
Si racconta di un uomo il quale volendo dimostrare il suo coraggio di fronte alle imprese più rischiose, promise di portare agli amici della banda il cuore della sua vecchia madre. Detto fatto. Ma mentre tremante e frettoloso lo portava, si inciampò e cadde. In quel momento udì la voce di sua madre che gli diceva: Figlio mio, ti sei fatto male? Gesù, è sempre lui che verrà in cerca di te e ti dirà: Ti sei fatto male?
Quaranta giorni e Ninive sarà distrutta
«Per una seconda volta Dio disse a Giona: Va’ a Ninive e annunzia: Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta. Quei cittadini e il loro re, credettero a Dio. Una voce risuonò fra la gente: “Si invochiDio con tutte le forze, e ognuno si converta dalla sua condotta malvagia”. E Dio infatti si impietosì, ma Giona ne provò grande dispiacere.
Il profeta allora uscì dalla città, si ritirò all’ombra di una pianta di ricino per riposare e provò una grande gioia.
Il giorno dopo, un forte vento afoso e un sole cocente seccarono il ricino e Giona si sentì venir meno e chiese di morire.
“Ti sembra giusto essere così sdegnato per una pianta di ricino?”. Gli disse Dio.
Rispose: “Sì, è giusto; ne sono profondamente sdegnato”. Riprese il Signore: “Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica, e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, dove sono più di centoventimila persone?”» (cf Giona 3-4).
Dio che ci ha creati a sua immagine ha voluto essere a tutti gli effetti anche nostro Padre. “Per questo ci ha tanto amati da darci il suo Figlio Gesù, perché chi crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna” (cf Gv 3,17).
Usa il cuore e accogli la Verità che è Gesù
Mi rivolgo a coloro che impugnano la verità conosciuta. Non intendo discutere i motivi che li hanno portati a contestare ciò che prima avevano appreso e creduto. Vorrei toccare il loro cuore invitandoli a volgere il loro sguardo su Gesù appeso in croce, e capire fino a che punto li ha amati con il suo grande cuore umano.
Sappiamo che il cuore, nelle Sacre Scritture, è l’io più profondo, è la persona stessa. Dunque è l’intimo dell’uomo, con tutti i suoi sentimenti, gioie e dolori, compassioni e affetti, e inoltre: l’amore, la volontà, le decisioni. Quando uno abbandona Dio, è il suo cuore che si indurisce e si allontana.
Se uno ha ancora un po’ di cuore, non troverà difficile incontrarsi con il cuore di Gesù. Il quale si è fatto uomo proprio per noi peccatori. L’ammalato ha bisogno del medico: Egli è il medico. Quando una pecora si perde nel deserto, Egli è il buon pastore che si spende tutto per trovarla. Se sei affamato e assetato fino a morire, Egli si fa cibo e bevanda per te. Se ti senti condannato, Egli muore perché tu viva.
Avrai capito che intendo toccare la corda della tua compassione perché vibri in sintonia con quella del cuore amoroso di Gesù. Ricordati però che è Lui, con il suo Santo Spirito, che ti ha messo nel cuore la voglia di incontrarlo e che ti sospinge a innalzare il tuo grido e a versare le tue lacrime.
Si racconta di un uomo il quale volendo dimostrare il suo coraggio di fronte alle imprese più rischiose, promise di portare agli amici della banda il cuore della sua vecchia madre. Detto fatto. Ma mentre tremante e frettoloso lo portava, si inciampò e cadde. In quel momento udì la voce di sua madre che gli diceva: Figlio mio, ti sei fatto male? Gesù, è sempre lui che verrà in cerca di te e ti dirà: Ti sei fatto male?
Quaranta giorni e Ninive sarà distrutta
«Per una seconda volta Dio disse a Giona: Va’ a Ninive e annunzia: Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta. Quei cittadini e il loro re, credettero a Dio. Una voce risuonò fra la gente: “Si invochiDio con tutte le forze, e ognuno si converta dalla sua condotta malvagia”. E Dio infatti si impietosì, ma Giona ne provò grande dispiacere.
Il profeta allora uscì dalla città, si ritirò all’ombra di una pianta di ricino per riposare e provò una grande gioia.
Il giorno dopo, un forte vento afoso e un sole cocente seccarono il ricino e Giona si sentì venir meno e chiese di morire.
“Ti sembra giusto essere così sdegnato per una pianta di ricino?”. Gli disse Dio.
Rispose: “Sì, è giusto; ne sono profondamente sdegnato”. Riprese il Signore: “Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica, e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, dove sono più di centoventimila persone?”» (cf Giona 3-4).
Dio che ci ha creati a sua immagine ha voluto essere a tutti gli effetti anche nostro Padre. “Per questo ci ha tanto amati da darci il suo Figlio Gesù, perché chi crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna” (cf Gv 3,17).
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
INVIDIA DELLA GRAZIE ALTRUI
In che consiste questo peccato
Sentire volontariamente un profondo dispiacere e astio verso una persona che ha ricevuto da Dio doni e grazie più eccellenti dei suoi, accusando il Signore stesso di fare ingiuste preferenze, questo è un grave peccato contro lo Spirito Santo, perché è lui il datore dei doni.
Tu sai di essere stato chiamato da Dio già dall’alba del tuo mattino, a lavorare e faticare, con ogni tempo bello o brutto, rinunce e sacrifici, con tutto il peso dell’annuncio del Vangelo, e alla fine ecco la sorpresa: una moneta eguale per tutti, no, questo non lo accetti. Anche questo è un peccato contro lo Spirito Santo.
Giuda si sarà salvato? E Hitler o Stalin? E i ladri, i profittatori, i pedofili e il tuo più acerrimo nemico, anche loro salvati? Tu forse ti ribelli a questo pensiero. Sei così dispiaciuto perché Dio è buono? Egli perdona sempre coloro che si pentono sul serio. Al ladrone pentito Gesù rispose: oggi sarai con me inParadiso.
Non mettiamoci dunque contro la bontà di Dio. Il nostro Dio è ricco di misericordia e di ogni altro dono di grazia, ma è libero di dare a chi vuole e come vuole, mentre nella sua giustizia non nega a nessuno ciò che gli è necessario. Sta tranquillo, egli sarà buono e assai largo anche con te, soprattutto se tu non coltivi invidia per nessuno.
Ti ricordi dei due fratelli Caino e Abele? Il primo faceva l’agricoltore e offriva al Signore i prodotti, di seconda scelta. L’altro era pastore e donava in sacrificio al Signore l’agnello più bello e più sano. Caino notava che Dio gradiva sempre i doni di suo fratello e non i propri e ne fu esasperato, invitò Abele a fare una passeggiata e lo uccise.
Non puoi accusare Dio di fare preferenze. Fa’ bene il tuo dovere ed egli ti mostrerà il suo gradimento al di là di ogni tuo merito. Ognuno ha qui in terra il sovrabbondante amore del Signore con tribolazioni, che non mancano mai, e in cielo la beata visione del volto di Gesù.
Gli invidiosi della grazia altrui, sono come il demonio che non ha sopportato che i nostri progenitori fossero cari a Dio e li fece cadere. L’invidia è sempre una cattiva consigliera. Ti riempie di dubbi e di brutti pensieri fino a perdere la fede e forse anche a commettere qualcosa di irreparabile.
Quelli che non sanno che cosa sia l’amore, la misericordia, il perdono, si escludono da soli dal dono della grazia divina. Stiano attenti a non fare questo torto allo Spirito Santo. Infatti, chi invidia un fratello per i doni che ha, reca un grosso dispiacere allo Spirito, accusandolo di essere ingiusto.
Sappiamo che proprio per l’invidia del diavolo entrò nel mondo la morte, il peccato e ogni guerra, ma la nostra fede ci dice con certezza che il nostro buon Padre ha mandato nel mondo suo Figlio Gesù per salvare il mondo (cf Sap 2,24; Gv 3,17). Lo Spirito Santo dona a tutti la luce e la forza per vincere ogni invidia perniciosa.
In che consiste questo peccato
Sentire volontariamente un profondo dispiacere e astio verso una persona che ha ricevuto da Dio doni e grazie più eccellenti dei suoi, accusando il Signore stesso di fare ingiuste preferenze, questo è un grave peccato contro lo Spirito Santo, perché è lui il datore dei doni.
Tu sai di essere stato chiamato da Dio già dall’alba del tuo mattino, a lavorare e faticare, con ogni tempo bello o brutto, rinunce e sacrifici, con tutto il peso dell’annuncio del Vangelo, e alla fine ecco la sorpresa: una moneta eguale per tutti, no, questo non lo accetti. Anche questo è un peccato contro lo Spirito Santo.
Giuda si sarà salvato? E Hitler o Stalin? E i ladri, i profittatori, i pedofili e il tuo più acerrimo nemico, anche loro salvati? Tu forse ti ribelli a questo pensiero. Sei così dispiaciuto perché Dio è buono? Egli perdona sempre coloro che si pentono sul serio. Al ladrone pentito Gesù rispose: oggi sarai con me inParadiso.
Non mettiamoci dunque contro la bontà di Dio. Il nostro Dio è ricco di misericordia e di ogni altro dono di grazia, ma è libero di dare a chi vuole e come vuole, mentre nella sua giustizia non nega a nessuno ciò che gli è necessario. Sta tranquillo, egli sarà buono e assai largo anche con te, soprattutto se tu non coltivi invidia per nessuno.
Ti ricordi dei due fratelli Caino e Abele? Il primo faceva l’agricoltore e offriva al Signore i prodotti, di seconda scelta. L’altro era pastore e donava in sacrificio al Signore l’agnello più bello e più sano. Caino notava che Dio gradiva sempre i doni di suo fratello e non i propri e ne fu esasperato, invitò Abele a fare una passeggiata e lo uccise.
Non puoi accusare Dio di fare preferenze. Fa’ bene il tuo dovere ed egli ti mostrerà il suo gradimento al di là di ogni tuo merito. Ognuno ha qui in terra il sovrabbondante amore del Signore con tribolazioni, che non mancano mai, e in cielo la beata visione del volto di Gesù.
Gli invidiosi della grazia altrui, sono come il demonio che non ha sopportato che i nostri progenitori fossero cari a Dio e li fece cadere. L’invidia è sempre una cattiva consigliera. Ti riempie di dubbi e di brutti pensieri fino a perdere la fede e forse anche a commettere qualcosa di irreparabile.
Quelli che non sanno che cosa sia l’amore, la misericordia, il perdono, si escludono da soli dal dono della grazia divina. Stiano attenti a non fare questo torto allo Spirito Santo. Infatti, chi invidia un fratello per i doni che ha, reca un grosso dispiacere allo Spirito, accusandolo di essere ingiusto.
Sappiamo che proprio per l’invidia del diavolo entrò nel mondo la morte, il peccato e ogni guerra, ma la nostra fede ci dice con certezza che il nostro buon Padre ha mandato nel mondo suo Figlio Gesù per salvare il mondo (cf Sap 2,24; Gv 3,17). Lo Spirito Santo dona a tutti la luce e la forza per vincere ogni invidia perniciosa.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
OSTINAZIONE NEI PECCATI
Dio non si compiace della morte del peccatore ma che si converta e viva.
In che consiste questo peccato
Uno è ostinato nel peccato quando insiste tenacemente nella sua determinazione al male, combattendo Gesù Cristo e la sua Chiesa. Nei cieli un grido battagliero risuonò: Chi come Dio? Michele con i suoi angeli ha sbaragliato Lucifero e le sue schiere ribelli che avevano tentato di dare la scalata all’eterno Iddio. Erano così ostinati che neppure il grido di Michele li fece desistere.
La vittoria di Michele ha segnato una condanna senza appello. Non così, invece, avvenne per la ribellione di Adamo ed Eva. Dio ha usato misericordia verso i nostri progenitori, primo, perché sapeva quanto erano fragili nel valutare le suggestioni del serpente antico e incapaci di prendere una giusta deliberazione e, secondo, perché aveva in mente e nel cuore un grande progetto di amore pieno di misericordia per tutto il genere umano.
Stiamo attenti però a non abusare dell’amore di Dio e della sua misericordia ostinandoci nel peccato, perché questo è un brutto peccato contro lo Spirito Santo. Infatti chi si ostina nel male si allea col Nemico e non riconosce Gesù di Nazaret come vero Dio venuto a salvare i peccatori.
È vero che Gesù ha detto che non c’è perdono per chi bestemmia contro lo Spirito Santo, ma il suo cuore è stato così pieno di tenerezza che proprio fra i più terribili dolori della croce ha avuto il coraggio di difendere i peccatori supplicando Dio, come nostro vero avvocato, con quelle dolcissime parole: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno.
L’ostinazione nei peccati si verifica anche quando uno non c’è la fa ad abbandonare la sua vita disordinata, gli piace troppo, ne è conquistato, non potrebbe vivere senza. Ha pregato, ma con poca fede.
Altri invece, convinti da certe compagnie, ritengono che è tutto inutile esser buoni. È meglio afferrare ogni occasione e godersi la vita, tanto tutto finisce come un pallone che scoppia, ma dentro non sono felici.
Altri ancora, per scandali o scontri con persone del clero, si decidono di ignorare Dio, Cristo Signore e la Chiesa, senza un giusto ragionamento.
Comunque sia, io dico a loro: non vi costa nulla riconoscere, nel profondo del vostro cuore, che non siete felici, che la fame di qualche cosa o di qualcuno c’è. Conoscete certamente persone che vivono in pace e in perfetta letizia. Cercatele, parlate con loro. Troverete una strada nuova, più luminosa. Provatevi a fare anche solo qualche passo verso il Padre e vi accorgerete che egli è già lì che vi viene incontro
Dio non si compiace della morte del peccatore ma che si converta e viva.
In che consiste questo peccato
Uno è ostinato nel peccato quando insiste tenacemente nella sua determinazione al male, combattendo Gesù Cristo e la sua Chiesa. Nei cieli un grido battagliero risuonò: Chi come Dio? Michele con i suoi angeli ha sbaragliato Lucifero e le sue schiere ribelli che avevano tentato di dare la scalata all’eterno Iddio. Erano così ostinati che neppure il grido di Michele li fece desistere.
La vittoria di Michele ha segnato una condanna senza appello. Non così, invece, avvenne per la ribellione di Adamo ed Eva. Dio ha usato misericordia verso i nostri progenitori, primo, perché sapeva quanto erano fragili nel valutare le suggestioni del serpente antico e incapaci di prendere una giusta deliberazione e, secondo, perché aveva in mente e nel cuore un grande progetto di amore pieno di misericordia per tutto il genere umano.
Stiamo attenti però a non abusare dell’amore di Dio e della sua misericordia ostinandoci nel peccato, perché questo è un brutto peccato contro lo Spirito Santo. Infatti chi si ostina nel male si allea col Nemico e non riconosce Gesù di Nazaret come vero Dio venuto a salvare i peccatori.
È vero che Gesù ha detto che non c’è perdono per chi bestemmia contro lo Spirito Santo, ma il suo cuore è stato così pieno di tenerezza che proprio fra i più terribili dolori della croce ha avuto il coraggio di difendere i peccatori supplicando Dio, come nostro vero avvocato, con quelle dolcissime parole: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno.
L’ostinazione nei peccati si verifica anche quando uno non c’è la fa ad abbandonare la sua vita disordinata, gli piace troppo, ne è conquistato, non potrebbe vivere senza. Ha pregato, ma con poca fede.
Altri invece, convinti da certe compagnie, ritengono che è tutto inutile esser buoni. È meglio afferrare ogni occasione e godersi la vita, tanto tutto finisce come un pallone che scoppia, ma dentro non sono felici.
Altri ancora, per scandali o scontri con persone del clero, si decidono di ignorare Dio, Cristo Signore e la Chiesa, senza un giusto ragionamento.
Comunque sia, io dico a loro: non vi costa nulla riconoscere, nel profondo del vostro cuore, che non siete felici, che la fame di qualche cosa o di qualcuno c’è. Conoscete certamente persone che vivono in pace e in perfetta letizia. Cercatele, parlate con loro. Troverete una strada nuova, più luminosa. Provatevi a fare anche solo qualche passo verso il Padre e vi accorgerete che egli è già lì che vi viene incontro
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
IMPENITENZA FINALE
In che consiste l’impenitenza finale?
Una vita in peccato mortale. Trascorsa senza rimorsi, né pentimenti, conduce all’impenitenza finale. Uno rischia di trovarsi in punto di morte senza sapere che fare, né che cosa dire, né se ci sarà un dopo. Questo succede a chi non pensa mai alla morte.
Però è anche vero che Colui che ci ha creato, ama le sue creature e vuole che tutte si salvino e per ottenere ciò ha mandato il suo Figlio in terra per riscattare i peccatori. Ed è verissimo che Colui che ci ha creato senza il nostro permesso, non ci salva senza il nostro libero consenso.
Morire da impenitenti è peccato imperdonabile contro lo Spirito Santo. Perché? Questo Santo Spirito, che procede dal Padre e dal Figlio, comunica e dona a tutte le creature l’Amore del Padre e i meriti del Sangue prezioso del Figlio, per convincere tutti a chiedere perdono di cuore dei loro peccati.
Il peccato è un gran male, ma è cosa assai peggiore il non dargli importanza e l’ostinarsi in esso. Noi siamo a volte precisi in tutto, mentre non badiamo tanto alle nostre relazioni con Dio, considerato un estraneo a questo mondo di uomini, e persino un intruso.
Non dire che sei diventato ateo per certe circostanze o per scandali subiti, o per la tua convinzione ben ragionata e sperimentata. Dio è al di sopra di tutti, ed è più vicino a te che non tu a te stesso: Egli ti ama e non ti tradisce. Hai sperimentato il vero amore? Hai amato i poveri, gli oppressi, i bambini che muoiono di Aids? Qui troverai Dio, infallibilmente.
Tu invano cerchi l’amore perché lo cerchi là dove non lo troverai mai. Come puoi accontentarti dello squallore? Dio è amore, Dio è l’amore, e l’amore non è pago se non distribuisce amore in abbondanza e gratuitamente.
Per questo egli non ti lascerà mai in pace fino a quando tu non ritornerai nella sua casa. Il suo Santo Spirito si muove come una brezza dolcissima e a volte anche come un uragano, per svegliarti dal sonno del peccato e per attirarti a sé.
E oltre quanto detto, per non arrivare impreparati alla morte è bene chiedere ogni giorno perdono a Dio, senza dimenticarci del sacramento della riconciliazione. Nulla di meglio per vivere sereni e felici.
È infatti inutile che uno si metta a combattere contro Dio e a ignorarlo, il suo Amore sconfigge ogni nemico. Egli è più forte di ogni cattiveria e sa convertire i cuori più induriti. Beata quella creatura che avrà la visita di un prete negli ultimi istanti della sua vita.
È vero, e lo constatiamo sulla nostra pelle, che Dio può perdere tante battaglie, ma egli non perde la guerra, le porte dell’inferno non prevarranno.
In che consiste l’impenitenza finale?
Una vita in peccato mortale. Trascorsa senza rimorsi, né pentimenti, conduce all’impenitenza finale. Uno rischia di trovarsi in punto di morte senza sapere che fare, né che cosa dire, né se ci sarà un dopo. Questo succede a chi non pensa mai alla morte.
Però è anche vero che Colui che ci ha creato, ama le sue creature e vuole che tutte si salvino e per ottenere ciò ha mandato il suo Figlio in terra per riscattare i peccatori. Ed è verissimo che Colui che ci ha creato senza il nostro permesso, non ci salva senza il nostro libero consenso.
Morire da impenitenti è peccato imperdonabile contro lo Spirito Santo. Perché? Questo Santo Spirito, che procede dal Padre e dal Figlio, comunica e dona a tutte le creature l’Amore del Padre e i meriti del Sangue prezioso del Figlio, per convincere tutti a chiedere perdono di cuore dei loro peccati.
Il peccato è un gran male, ma è cosa assai peggiore il non dargli importanza e l’ostinarsi in esso. Noi siamo a volte precisi in tutto, mentre non badiamo tanto alle nostre relazioni con Dio, considerato un estraneo a questo mondo di uomini, e persino un intruso.
Non dire che sei diventato ateo per certe circostanze o per scandali subiti, o per la tua convinzione ben ragionata e sperimentata. Dio è al di sopra di tutti, ed è più vicino a te che non tu a te stesso: Egli ti ama e non ti tradisce. Hai sperimentato il vero amore? Hai amato i poveri, gli oppressi, i bambini che muoiono di Aids? Qui troverai Dio, infallibilmente.
Tu invano cerchi l’amore perché lo cerchi là dove non lo troverai mai. Come puoi accontentarti dello squallore? Dio è amore, Dio è l’amore, e l’amore non è pago se non distribuisce amore in abbondanza e gratuitamente.
Per questo egli non ti lascerà mai in pace fino a quando tu non ritornerai nella sua casa. Il suo Santo Spirito si muove come una brezza dolcissima e a volte anche come un uragano, per svegliarti dal sonno del peccato e per attirarti a sé.
E oltre quanto detto, per non arrivare impreparati alla morte è bene chiedere ogni giorno perdono a Dio, senza dimenticarci del sacramento della riconciliazione. Nulla di meglio per vivere sereni e felici.
È infatti inutile che uno si metta a combattere contro Dio e a ignorarlo, il suo Amore sconfigge ogni nemico. Egli è più forte di ogni cattiveria e sa convertire i cuori più induriti. Beata quella creatura che avrà la visita di un prete negli ultimi istanti della sua vita.
È vero, e lo constatiamo sulla nostra pelle, che Dio può perdere tante battaglie, ma egli non perde la guerra, le porte dell’inferno non prevarranno.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
Salmi - Capitolo 1
Le due vie
[1]Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
[2]ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
[3]Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
[4]Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
[5]perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell'assemblea dei giusti.
[6]Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.
Le due vie
[1]Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
[2]ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
[3]Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
[4]Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
[5]perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell'assemblea dei giusti.
[6]Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
Salmi - Capitolo 3
Invocazione mattutina del giusto perseguitato
[1]Salmo di Davide quando fuggiva il figlio Assalonne.
[2]Signore, quanti sono i miei oppressori!
Molti contro di me insorgono.
[3]Molti di me vanno dicendo:
«Neppure Dio lo salva!».
[4]Ma tu, Signore, sei mia difesa,
tu sei mia gloria e sollevi il mio capo.
[5]Al Signore innalzo la mia voce
e mi risponde dal suo monte santo.
[6]Io mi corico e mi addormento,
mi sveglio perché il Signore mi sostiene.
[7]Non temo la moltitudine di genti
che contro di me si accampano.
[8]Sorgi, Signore,
salvami, Dio mio.
Hai colpito sulla guancia i miei nemici,
hai spezzato i denti ai peccatori.
[9]Del Signore è la salvezza:
sul tuo popolo la tua benedizione.
Invocazione mattutina del giusto perseguitato
[1]Salmo di Davide quando fuggiva il figlio Assalonne.
[2]Signore, quanti sono i miei oppressori!
Molti contro di me insorgono.
[3]Molti di me vanno dicendo:
«Neppure Dio lo salva!».
[4]Ma tu, Signore, sei mia difesa,
tu sei mia gloria e sollevi il mio capo.
[5]Al Signore innalzo la mia voce
e mi risponde dal suo monte santo.
[6]Io mi corico e mi addormento,
mi sveglio perché il Signore mi sostiene.
[7]Non temo la moltitudine di genti
che contro di me si accampano.
[8]Sorgi, Signore,
salvami, Dio mio.
Hai colpito sulla guancia i miei nemici,
hai spezzato i denti ai peccatori.
[9]Del Signore è la salvezza:
sul tuo popolo la tua benedizione.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
Salmi - Capitolo 4
Preghiera della sera
[1]Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo.
Di Davide.
[2]Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia:
dalle angosce mi hai liberato;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
[3]Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?
Perché amate cose vane e cercate la menzogna?
[4]Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele:
il Signore mi ascolta quando lo invoco.
[5]Tremate e non peccate,
sul vostro giaciglio riflettete e placatevi.
[6]Offrite sacrifici di giustizia
e confidate nel Signore.
[7]Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene?».
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
[8]Hai messo più gioia nel mio cuore
di quando abbondano vino e frumento.
[9]In pace mi corico e subito mi addormento:
tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare.
Preghiera della sera
[1]Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo.
Di Davide.
[2]Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia:
dalle angosce mi hai liberato;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
[3]Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?
Perché amate cose vane e cercate la menzogna?
[4]Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele:
il Signore mi ascolta quando lo invoco.
[5]Tremate e non peccate,
sul vostro giaciglio riflettete e placatevi.
[6]Offrite sacrifici di giustizia
e confidate nel Signore.
[7]Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene?».
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
[8]Hai messo più gioia nel mio cuore
di quando abbondano vino e frumento.
[9]In pace mi corico e subito mi addormento:
tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
Salmi - Capitolo 5
Preghiera del mattino
[1]Al maestro del coro. Per flauti. Salmo. Di Davide.
[2]Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
[3]Ascolta la voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché ti prego, Signore.
[4]Al mattino ascolta la mia voce;
fin dal mattino t'invoco e sto in attesa.
[5]Tu non sei un Dio che si compiace del male;
presso di te il malvagio non trova dimora;
[6]gli stolti non sostengono il tuo sguardo.
Tu detesti chi fa il male,
[7]fai perire i bugiardi.
Il Signore detesta sanguinari e ingannatori.
[8]Ma io per la tua grande misericordia
entrerò nella tua casa;
mi prostrerò con timore
nel tuo santo tempio.
[9]Signore, guidami con giustizia
di fronte ai miei nemici;
spianami davanti il tuo cammino.
[10]Non c'è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua è tutta adulazione.
[11]Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame,
per tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati.
[12]Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Tu li proteggi e in te si allieteranno
quanti amano il tuo nome.
[13]Signore, tu benedici il giusto:
come scudo lo copre la tua benevolenza.
Preghiera del mattino
[1]Al maestro del coro. Per flauti. Salmo. Di Davide.
[2]Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
[3]Ascolta la voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché ti prego, Signore.
[4]Al mattino ascolta la mia voce;
fin dal mattino t'invoco e sto in attesa.
[5]Tu non sei un Dio che si compiace del male;
presso di te il malvagio non trova dimora;
[6]gli stolti non sostengono il tuo sguardo.
Tu detesti chi fa il male,
[7]fai perire i bugiardi.
Il Signore detesta sanguinari e ingannatori.
[8]Ma io per la tua grande misericordia
entrerò nella tua casa;
mi prostrerò con timore
nel tuo santo tempio.
[9]Signore, guidami con giustizia
di fronte ai miei nemici;
spianami davanti il tuo cammino.
[10]Non c'è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua è tutta adulazione.
[11]Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame,
per tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati.
[12]Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Tu li proteggi e in te si allieteranno
quanti amano il tuo nome.
[13]Signore, tu benedici il giusto:
come scudo lo copre la tua benevolenza.
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Re: PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE
Salmi - Capitolo 6
Implorazione nella prova
[1]Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Sull'ottava.
Salmo. Di Davide.
[2]Signore, non punirmi nel tuo sdegno,
non castigarmi nel tuo furore.
[3]Pietà di me, Signore: vengo meno;
risanami, Signore: tremano le mie ossa.
[4]L'anima mia è tutta sconvolta,
ma tu, Signore, fino a quando...?
[5]Volgiti, Signore, a liberarmi,
salvami per la tua misericordia.
[6]Nessuno tra i morti ti ricorda.
Chi negli inferi canta le tue lodi?
[7]Sono stremato dai lungi lamenti,
ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio,
irroro di lacrime il mio letto.
[8]I miei occhi si consumano nel dolore,
invecchio fra tanti miei oppressori.
[9]Via da me voi tutti che fate il male,
il Signore ascolta la voce del mio pianto.
[10]Il Signore ascolta la mia supplica,
il Signore accoglie la mia preghiera.
[11]Arrossiscano e tremino i miei nemici,
confusi, indietreggino all'istante.
Implorazione nella prova
[1]Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Sull'ottava.
Salmo. Di Davide.
[2]Signore, non punirmi nel tuo sdegno,
non castigarmi nel tuo furore.
[3]Pietà di me, Signore: vengo meno;
risanami, Signore: tremano le mie ossa.
[4]L'anima mia è tutta sconvolta,
ma tu, Signore, fino a quando...?
[5]Volgiti, Signore, a liberarmi,
salvami per la tua misericordia.
[6]Nessuno tra i morti ti ricorda.
Chi negli inferi canta le tue lodi?
[7]Sono stremato dai lungi lamenti,
ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio,
irroro di lacrime il mio letto.
[8]I miei occhi si consumano nel dolore,
invecchio fra tanti miei oppressori.
[9]Via da me voi tutti che fate il male,
il Signore ascolta la voce del mio pianto.
[10]Il Signore ascolta la mia supplica,
il Signore accoglie la mia preghiera.
[11]Arrossiscano e tremino i miei nemici,
confusi, indietreggino all'istante.
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