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PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE

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Messaggio  DomenicoPassante Sab 8 Dic - 8:34

Dal Vangelo secondo Luca 1,26-38
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 9 Dic - 8:02

MARCO 11:22 Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio!

MARCO 11:23 In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.

MARCO 11:24 Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.

MARCO 11:25 Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perche anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati». flower
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 16 Dic - 9:26

«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Matteo 5,Cool.

Nel linguaggio umano e soprattutto nel linguaggio biblico il cuore è il centro della persona. Lì maturano le scelte importanti della vita, lì ognuno ritrova se stesso e la propria identità, lì ogni persona decide di sé, nel suo rapporto con gli altri, col mondo e con Dio. Il cuore buono rende buono tutto l'uomo, il cuore cattivo lo rende cattivo.

Nella discussione sul puro e l'impuro Gesù dice che non sono le cose esterne e materiali che rendono impuri. Così pensavano i farisei, che avevano una concezione materialistica della purezza. Essi identificavano il puro con il pulito, perciò si lavavano e facevano tante abluzioni rituali; inoltre ritenevano impuri anchealcuni cibi, evitavano di mangiarli e li proibivano agli altri. Come ancora oggi fanno gli ebrei e i mussulmani con la carne di maiale e altri animali.

Gesù invece dichiara che la purezza è un fatto interiore e spirituale. Ciò che corrompe e rende impuri, non sono le cose materiali, ma il peccato; non è ciò che viene a contatto con l'uomo dal di fuori, ma ciò che dall'interno determina i comportamenti personali di ciascuno. «Tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo», perché gli entra nello stomaco, non nell'anima. «Ciò che esce dall'uomo, questo contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo» (Marco 7,18.20-22).

Dalla dimensione interiore e spirituale dell'uomo, dalla sua anima e dal suo cuore derivano i desideri e le azioni buone o cattive. Se sono cattive corrompono tutto l'uomo: infatti è cattivo all'interno, dove ha pensato e desiderato il male; ed è cattivo all'esterno, dove si comporta male e fa male agli altri. Così il cuore, centro della persona, qualifica in senso positivo o negativo tutta la persona.

Il cuore è come una sorgente da cui deriva tutto. Se la sorgente è buona, tutto sarà buono; se la sorgente è inquinata, tutto sarà corrotto. In questo senso Gesù dice: «La bocca parla dalla pienezza del cuore», perché ognuno tira fuori ciò che porta dentro. E ancora: «L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive» (Matteo 12,34-35). Bisogna quindi che ci sia un cuore buono, puro, generoso, perché tutta la vita e tutte le cose che si fanno siano buone. In particolare il cuore è la sede e la sorgente dell'amore. Perciò si ama Dio «con tutto il cuore» e il prossimo «come se stessi» (Matteo 22,37-40). La purezza del cuore sta quindi nella purezza dell'amore, e l'amore è puro quando è vero. Non solo sincero, ma proprio vero, cioè libero da ogni egoismo.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 23 Dic - 8:21

Dal Vangelo di Luca 11,1-13:
... Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti (…) Se voi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!

"Chiedete e vi sarà dato cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; ]
perché chiunque chiede riceve
e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto (Mt 7, 7-Cool
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Messaggio  DomenicoPassante Mar 25 Dic - 12:04

Di fronte alla miseria della condizione umana, di cui la malattia e la morte sono triste evidenza, la Chiesa cristiana ha la gioia e la responsabilità di annunciare a tutti ciò che disse il suo Maestro, il Signore e Salvatore Gesù Cristo:

"Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv. 14:6).
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Messaggio  DomenicoPassante Mar 1 Gen - 8:21

Apocalisse - Capitolo 22

[1]Mi mostrò poi un fiume d'acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. [2]In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall'altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni.

[3]E non vi sarà più maledizione.
Il trono di Dio e dell'Agnello
sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno;
[4]vedranno la sua faccia
e porteranno il suo nome sulla fronte.
[5]Non vi sarà più notte
e non avranno più bisogno di luce di lampada,
né di luce di sole,
perché il Signore Dio li illuminerà
e regneranno nei secoli dei secoli.

[6]Poi mi disse: "Queste parole sono certe e veraci. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra breve. [7]Ecco, io verrò presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro".

[8]Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell'angelo che me le aveva mostrate. [9]Ma egli mi disse: "Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli, i profeti, e come coloro che custodiscono le parole di questo libro. E' Dio che devi adorare".

[10]Poi aggiunse: "Non mettere sotto sigillo le parole profetiche di questo libro, perché il tempo è vicino. [11]Il perverso continui pure a essere perverso, l'impuro continui ad essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora.

[12]Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. [13]Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine. [14]Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all'albero della vita e potranno entrare per le porte nella città. [15]Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolàtri e chiunque ama e pratica la menzogna!

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Messaggio  DomenicoPassante Dom 6 Gen - 8:57

SAPIENZA:
Salmo 119 105.
Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino.
E’ il primo dei doni. Il più importante. Che cos’è la sapienza? E’ come la luce
per gli occhi... Io posso avere occhi perfettamente sani... ma se non c’è almeno
un filo di luce, io non posso vedere. E’ la luce che ha acceso Dio per creare il
mondo. Se io voglio conoscere il mondo, la mia vita, le cose che succedono non
posso fidarmi solo della mia sapienza, piccola, debole come la luce di un
fiammifero. E neanche delle luci degli uomini. Devo chiedere a Dio la sua luce.
Che mi illumini. Con la sapienza di Dio riuscirò a vedere, a capire, a camminare, ad arrivare alla meta.
L’uomo più sapiente, prima di Gesù è stato il re Salomone, che quando venne incoronato re, chiese a Dio
questo dono prezioso in una bellissima preghiera, che si trova nella Bibbia al capitolo 9 del libro della
Sapienza. La luce di Dio gli permetteva di giudicare con giustizia e onestà, di conoscere e gustare tutte le
bellezze del creato e di rendere gloria a Dio costruendo il suo più bel capolavoro: il tempio di Gerusalemme.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 13 Gen - 8:18

Marco 9,2-10

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 20 Gen - 8:59

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio

Cerchiamo quindi di guardare più da vicino la beatitudine: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio». Abbiamo visto che la purezza è anzitutto un fatto interiore, del cuore, dove ognuno incontra l'altro nella verità. L'amore del prossimo richiede che i rapporti interpersonali siano veri, non falsi; autentici, non interessati. Perciò la prima cosa contraria alla purezza è la menzogna, la seconda è l'egoismo. Chi cerca il proprio interesse e inganna gli altri per raggiungere i propri scopi, non è puro nelle sue intenzioni e nelle sue azioni. In particolare, la purezza riguarda quel rapporto interpersonale, unico e specifico, che è il rapporto affettivo tra le persone. La purezza riguarda l'amore.
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno»
(Luca 12,32).

L'amore tra due persone deve essere vero e reale, allora è puro. L'amore vuole bene, vuole il bene dell'altro e vuole fare del bene all'altro, perciò si dona all'altro ed è pronto ad accogliere il dono dell'altro. In questo dono generoso l'amore arriva fino a dimenticarsi di sé e sacrificarsi per la persona amata. Questo è l'amore vero e puro. Se invece nell'amore uno cerca se stesso e i propri interessi, e per questo strumentalizza l'altro, allora l'amore è falso e menzognero. La purezza del cuore, quindi, è la purezza dell'amore che ama nella verità. Chi ama davvero dona se stesso con generosità e gratuità, e accoglie l'altro con riconoscenza e rispetto.

Molti aspetti dell'amore umano e spirituale sono stati analizzati con grande profondità dal Papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica Deus caritas est, del 25 dicembre 2005. Dopo aver spiegato il significato dei due termini greci per indicare l'amore, eros e agape, egli incoraggia tutti a progredire sulla via dell'amore di Dio e del prossimo: «L'amore è possibile, e noi siamo in grado di praticarlo perché creati a immagine dì Dìo. Vivere l'amore, e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo, ecco ciò a cui vorrei invitare con la presente enciclica» (n. 39). Amare in modo vero e puro è possibile, basta cominciare.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 27 Gen - 8:30

La Sofferenza e il Peccato
Come possiamo trovare un Dio d’amore tra il travaglio e la sofferenza di questo mondo? Leggendo il racconto della Genesi riguardante la caduta dell’uomo, sappiamo che viviamo in un mondo peccaminoso e maledetto. Dalla prospettiva storica biblica, la morte è un nemico, non un’alleato. Nella prima lettera ai Corinzi 15, 26, l’apostolo Paolo descrive la morte come ‘l’ultimo nemico.’ La morte non faceva parte della creazione originale di Dio, che veramente fu ‘molto buono.’

Morte e sofferenza sono la pena al peccato. Quando Adamo si ribellò a Dio, in effetti dichiarava che voleva vivere la sua vita senza Dio. Voleva decidere sulla verità autonomamente e indipendentemente da Dio. Allora, la Bibbia ci dice che Adamo fu il capo della razza umana, e che egli fu il rappresentante di ognuno di noi, poiché noi siamo i suoi discendenti. Paolo dice nell’Epistola ai Romani 5, 12-19 che noi pecchiamo ‘in Adamo,’ cioè nello stesso modo con il quale egli peccò. In altre parole, noi abbiamo lo stesso problema che ebbe Adamo . Quando egli ribellò contro Dio, tutti gli esseri umani, rappresentati da Adamo, dicevano effettivamente che volevano vivere la propria vita senza Dio.

Di conseguenza Dio dovette giudicare e punire il peccato di Adamo con la morte. Aveva già ammonito Adamo che, se avesse peccato sarebbe morto sicuramente. Dopo la caduta di Adamo, egli e tutti i suoi discendenti persero il diritto alla vita. Alla fin fine, Dio è il Creatore della vita. La morte è la pena naturale della scelta di vivere senza Dio, senza colui che dà la vita. Eppure, siccome il Signore è santo e giusto, ci doveva essere una pena per questa ribellione.

La Bibbia chiarisce il fatto che la morte è la pena per il nostro peccato ,e non solo per quello di Adamo. Se accettiamo il racconto storico della Bibbia, allora i nostri stessi peccati, e non solo sempre i peccati degli altri, sono la causa della morte e della sofferenza nel mondo! In altre parole, in realtà è colpa nostra se il mondo è così com’è. Nessuno è veramente innocente.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 3 Feb - 9:34

Matrimonio e famiglia: progetto divino e realizzazioni umane nell’Antico Testamento

1. Il progetto divino

Si sa che il libro della Genesi ha due racconti distinti della creazione della prima coppia umana, risalenti a due tradizioni diverse: quella jahwista (X secolo a.C.) e quella più recente (VI sec. a.C.) detta “sacerdotale”.

Nella tradizione sacerdotale (Gen 1, 26-28) l’uomo e la donna sono creati simultaneamente, non uno dall’altro; si pone in rapporto l’essere maschio e femmina con l’essere a immagine di Dio: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”. Il fine primario dell’unione tra l’uomo e la donna è visto nell’essere fecondi e riempire la terra.

Nella tradizione jahwista (Gen 2, 18-25), la donna è tratta dall’uomo; la creazione dei due sessi è vista come rimedio alla solitudine (“Non è bene che l’uomo sia solo; gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”); più che il fattore procreativo, si accentua il fattore unitivo (“l’uomo si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”); ognuno è libero di fronte alla propria sessualità e a quella dell’altro: “Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna”.

In nessuna delle due redazioni si accenna a una subordinazione della donna all’uomo, prima del peccato: i due sono su un piano di assoluta parità, anche se l’iniziativa, almeno nel racconto jahwista, è dell’uomo.

La spiegazione più convincente del perché di questa “invenzione” divina della distinzione dei sessi l’ho trovata in un poeta, Paul Claudel, non in un esegeta:

“L’uomo è un essere orgoglioso non c’era altro modo di fargli comprendere il prossimo che quello di farglielo entrare nella carne; non c’era altro mezzo per fargli capire la dipendenza, la necessità e il bisogno se non mediante la legge su di lui di questo essere differente [la donna], dovuta al semplice fatto che esso esiste”1.

Aprirsi all’altro sesso è il primo passo per aprirsi all’altro che è il prossimo, fino all’Altro con la lettera maiuscola che è Dio. Il matrimonio nasce nel segno dell’umiltà; è riconoscimento di dipendenza e quindi della propria condizione di creatura. Innamorarsi di una donna o di un uomo è fare il più radicale atto di umiltà. È un farsi mendicante e dire all’altro: “Io non basto a me stesso, ho bisogno del tuo essere”. Se, come pensava Schleiermacher, l’essenza della religione consiste nel “sentimento di dipendenza” (Abhaengigheitsgefuehl) di fronte a Dio, allora la sessualità umana è la prima scuola di religione.

Fin qui il progetto di Dio. Non si spiega però il seguito della Bibbia se, insieme con il racconto della creazione, non si tiene conto anche di quello della caduta, soprattutto di quello che viene detto alla donna: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà” (Gen 3,16). Il predominio dell’uomo sulla donna fa parte del peccato dell’uomo, non del progetto di Dio; con quelle parole Dio lo preannuncia, non lo approva.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 10 Feb - 9:38

Paolo fa della speranza il tema specifico della sua teologia
Prima lettera ai Tessalonicesi (4, 14-18)

Paolo risponde ai quesiti che gli pone la comunità di Tessalonica (che noi dobbiamo ricostruire sulla base della risposta di Paolo). È convinzione comune tra i cristiani, in questi primi anni dalla morte di Gesù (neanche vent'anni dopo la sua morte), che Cristo ritornerà a brevissima distanza di tempo a chiudere la storia. Il suo ritorno provocherà il rapimento dei credenti nel cielo. Questi non passeranno attraverso la morte perché, essendo risorto Cristo, non c'è più morte, si pensa, ma solo un passaggio da questo all'altro mondo. Accade che a Tessalonica avvengano alcuni decessi: si crede allora che queste persone morte siano ormai perdute, non possano essere più salvate. La comunità giace nella desolazione, nell'abbattimento, che nasce appunto dalla perdita di speranza nel destino dei morti. Ma i cristiani di Tessalonica sono nella desolazione anche per se stessi. Si chiedono infatti: "Se morissi anch'io prima del ritorno di Cristo? Anch'io avrei questo destino di perdizione." Paolo dice loro che si comportano "come coloro che non hanno speranza", cioè come i pagani. Questa è la sua prima risposta: "Come crediamo che Gesù è morto e resuscitato, così anche quelli che si sono addormentati in Gesù, Dio li radunerà con Lui" (versetto 14). Paolo si appella alla fede cristiana nella resurrezione di Cristo: Dio ha resuscitato Cristo, cioè ha vinto la morte a favore di Cristo, ne consegue la speranza nella comunione nostra con Cristo. La speranza, cioè, nasce dalla fede nella resurrezione di Cristo, nell'intervento di Dio che ha vinto la morte in Cristo. È una speranza che poggia sulla solidarietà nostra con Cristo. È Cristo risorto il motivo della nostra speranza. In questo solidarizziamo con Lui nella fede, possiamo sperare. Non più abbattimento, ma consolazione, o meglio incoraggiamento. Paolo entra poi nel problema di quelli che sono morti e di quelli che sono ancora vivi: "... noi, i vivi, non saremo avvantaggiati su quelli che si sono addormentati. Perché il Signore stesso, a un cenno, alla voce di arcangelo e alla tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i rimasti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole..." cheers cheers cheers
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Messaggio  Toto Bruno Lun 11 Feb - 14:54

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Oggi ricorre l'anniversario delle apparizioni.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 17 Feb - 9:10

Che cos’è la Quaresima

La Quaresima è il tempo liturgico voluto dalla Chiesa perché, attraverso la conversione, possiamo prepararci alla grande festa della Pasqua. è tempo di pentirci dei nostri peccati e di cambiare qualcosa di noi per essere migliori e potere vivere più vicino a Cristo.
La Quaresima dura 40 giorni; comincia il mercoledì delle Ceneri e si conclude il giovedì Sacro, con la Messa vespertina. Durante questo tempo, soprattutto nella liturgia della domenica, facciamo uno sforzo per recuperare il ritmo e lo stile dei veri credenti che devono vivere come figli di Dio.
Il colore liturgico di questo tempo è il violetto che significa lutto e penitenza. è un tempo di riflessione, di penitenza, di conversione spirituale; tempo di preparazione al mistero pasquale.
Nella Quaresima, Cristo c'invita a cambiare vita. La Chiesa c'invita a vivere la Quaresima come un itinerario che porta a Gesù Cristo, attraverso l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, la condivisione col prossimo e il compimento di opere buone. C'invita a vivere una serie di atteggiamenti cristiani che ci aiutano ad assomigliare di più a Gesù Cristo, dal momento che, a causa del nostro peccato, ci siamo allontanati da Dio.
Perciò, la Quaresima è il tempo del perdono e della riconciliazione fraterna. Ogni giorno, durante tutta la vita, dobbiamo strappare dai nostri cuori l'odio, il rancore, l'invidia, la gelosia che ostacolano il nostro amore a Dio ed ai fratelli. In Quaresima, impariamo a conoscere e ad apprezzare la Croce di Gesù. Con questo impariamo anche a portare la nostra croce con serenità, per raggiungere la gloria della resurrezione.

40 giorni
La durata della Quaresima è legata al simbolismo del numero quaranta presente nella Bibbia. In questa, si parla dei quaranta giorni del diluvio, dei quarant’anni della marcia del popolo ebraico per il deserto, dei quaranta giorni di Mosè e di Elia sulla montagna, dei quaranta giorni passati da Gesù nel deserto prima di cominciare la sua vita pubblica, dei 400 anni durante i quali gli ebrei soggiornarono in Egitto.
Nella Bibbia, il numero quattro simbolizza l'universo materiale, seguito da zeri significa il tempo della nostra vita sulla terra accompagnato da prove e difficoltà.
La pratica della Quaresima data dal secolo IV, quando si vive come tempo di penitenza e di rinnovamento per tutta la Chiesa con la pratica del digiuno e dell'astinenza. Conservata con notevole rigore, almeno in un principio, nelle chiese orientali, la pratica penitenziale della Quaresima, in occidente è diventata sempre più leggera, anche se va sempre tenuto presente lo spirito penitenziale e di conversione.

Giuliano Franzan OFM

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Messaggio  DomenicoPassante Dom 24 Feb - 9:16

«Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19)
«Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio". E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio ".
Poi preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me ". Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi "» (Lc 22, 14-20).
Siamo a Gerusalemme, la città sacra per eccellenza; il buio della notte copre l'orizzonte di un giorno che sarà ricordato ovunque nel mondo da tutte le generazioni cristiane. Quel giorno, con ogni probabilità il 6 aprile dell'anno 30 dell'era cristiana, verrà chiamato col tempo giovedì santo.
I dodici apostoli del Nazareno si trovano riuniti assieme «al piano superiore» di «una grande sala con i tappeti, già pronta» (Mc 14, 15) per il banchetto pasquale che si accingono a celebrare. Sono ospiti nella casa di una delle famiglie più abbienti di Gerusalemme. Gesù aveva già progettato tutto con l'amico padrone di casa, al quale inviò due dei suoi discepoli per i preparativi immediati (cf. Mc 14, 12-16). Rifacendosi ad una tradizione molto antica, la maggior parte degli studiosi pensano all'abitazione della famiglia o di qualche parente dell'evangelista Marco, perché questa casa, dopo la morte di Cristo, fu trasformata in luogo abituale di riunioni per i cristiani di Gerusalemme (cf. At 1, 13. 2, 1-2).
Nel cenacolo si respira un'aria di solennità e insieme di mestizia. Celebrano una festa, dovrebbe regnare l'allegria, ma le parole di Gesù creano sconcerto, smarrimento; i discepoli sono sgomenti, il cuore pulsa forte in gola; il Maestro dice che uno lo sta tradendo: «In verità vi dico, uno di voi colui che mangia con me, mi tradirà» (Mc 14, 18).
Il sapore è quello del congedo. Con l'animo già triste sentono dichiarare da Gesù che questa è la sua ultima cena pasquale, l'ora della passione lo attende, non mangerà più con loro la pasqua finché non la mangeranno insieme nel regno di Dio (cf. Lc 22, 15-16).
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 3 Mar - 9:21

Perdono è l’atto del perdonare (questa e le altre definizioni sono tratte dal Dizionario Treccani della Lingua Italiana).
Questo non ci dice molto, però ci avverte che il perdono riguarda un’azione, significa fare qualcosa. La domanda da farsi è allora: “Che cosa è perdonare?”.
Se consultate uno o più vocabolari vi accorgerete che molteplici sono i significati e le definizioni che si attribuiscono al verbo perdonare (una parola contenitore).
• Non considerare il male ricevuto;
• rinunciare a qualsiasi rivalsa;
• reprimere e vincere il sentimento di rancore o d’ira verso chi ci ha danneggiato;
• annullare ogni risentimento verso l’autore del danno o dell’offesa;
• rinunciare alla punizione che si potrebbe dare per la colpa.

Considerando queste definizioni mi sono detto che, se il perdono significa tutte queste cose, allora è difficile realizzarlo pienamente e realmente.
Difatti esso non è un atto formale che si gioca sull’uso di frasi fatte, ma sostanziale, dove c’è qualcuno disposto a chiedere perdono senza accampare scuse e dove c’è qualcun altro pronto a concederlo senza condizioni.
Perdonare non è far finta di niente, al contrario vuol dire essere consapevoli dello sbaglio e non lasciare che questo rovini i rapporti con il nostro fratello o sorella, vicino, collega, amico ecc.


La Bibbia è il libro del perdono

Quando parliamo di perdono non possiamo non riferirci alla Bibbia. Per alcuni questo è il libro del peccato e dei giudizi di Dio. Spesso è descritto come la maggiore fonte di tabù che sia mai stata concepita. Eppure qualunque parte di questo libro considerate esso vi porta in un’unica direzione e ad una sola conclusione: lo scopo di Dio è quello di perdonare (Gv 3:16).
L’Evangelo, la buona notizia che ha permesso al cristianesimo di esplodere nell’Impero Romano nonostante la morte del suo fondatore, è stato l’annuncio del perdono di Dio (la grazia), in un mondo governato dall’odio e dalla legge del più forte.
Oggi come allora le persone hanno bisogno del vero perdono, anche chi non crede ne comprende l’importanza al fine di rendere le relazioni umane stabili e durature.
La Bibbia ci dice che il bisogno di perdono affligge gli uomini a causa della loro natura peccaminosa, che tende al male, a ferire, spesso in modo inconsapevole. Ciò provoca un malessere di fondo che molti hanno cercato di esprimere e di spiegare. Dice Paolo: ”...il male che non voglio, quello faccio...misero me...” (Ro 17:16) Ecco perché Dio ha rivelato la legge del perdono (leggi Romani 3:21-24).
Questa legge è superiore a quella dei comandamenti, perché è impossibile, a causa del peccato, obbedire a tutti i comandamenti, perciò quello che era impossibile realizzare attraverso l’applicazione delle regole e stato realizzato con il perdono.
E se Dio ha avuto bisogno del perdono dei peccati per ritornare a parlare al cuore dell’uomo, tanto più ne abbiamo bisogno noi nelle nostre relazioni umane.
Perciò dobbiamo ammettere che spesso le nostre azioni feriscono e rovinano il rapporto con le persone a noi più care (moglie, marito, figli, parenti, amici, colleghi ecc.) che diciamo d’amare e rispettare.
Solo il perdono può ristabilire relazioni ormai compromesse, esso ci permette di ripartire, di eliminare ostacoli fino ad allora insormontabili, di creare un nuovo rapporto, proprio come Dio fa con noi: “... rimetti a noi i nostri debiti come...
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 10 Mar - 9:55

I FALSI PROFETI E LE LORO OPERE


Esaminiamo con attenzione il testo biblico di Matteo 7:13-29 e vediamo che cosa esso effettivamente dica sulla questione dei falsi profeti e delle loro opere.
1. La porta stretta
La sezione che consideriamo inizia con un discorso del Salvatore Gesù Cristo sulla porta stretta:"13Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. 14Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!".
La via che i falsi profeti propongono è sempre una via più facile, seducente, e "ragionevole" rispetto alla verità. Essa è la via che fa appello all'umana sensualità, quella che la Bibbia chiama "carne". La via della croce, invece, la via che contempola la radicale corruzione dell'essere umano, la sua impossibilità di salvarsi con i proprii meriti, la via che parla dell'amore di Dio che in Cristo si carica Egli stesso dei nostri peccati e di ciò che essi meritano per potercene liberare e per poterci trasformare in nuove creature, è molto più difficile ed ostica per l'uomo naturale.
Per potere abbracciare la salvezza l'essere umano deve rinunciare alle proprie pretese e al proprio intendimento per accogliere umilmente il punto di vista di Dio: "Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri, e ritorni all'Eterno che avrà compassione di lui, e al nostro Dio che perdona largamente. Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri né le vostre vie le mie vie, dice l'Eterno" (Is. 55:6,7).
2. I falsi profeti
Ecco così che il Salvatore Gesù Cristo passa a metterci esplicitamente in guardia contro i falsi profeti. Chi sono? Quelle persone che proferiscono falsamente la Parola di Dio dicendo che Dio li ha mandati, ma non è vero.
a. Conoscono la Parola. "15Guardatevi dai falsio profeti, i quali vengono a voi in vesti di pecore, ma dentro sono lupi rapaci".
I falsi profeti possono essere perfettamente a conoscenza della lettera della Parola di Dio, ma solo abilmente sfruttarla a loro vantaggio. Un esempio illuminante è quello delle tentazioni di Cristo, dome il diavolo mostra di conoscere molto bene la Bibbia. Egli cita la Bibbia diverse volte, ma fuori dal contesto, od omettendone ad arte alcune sue parti (cf. Mt. 4:6).
b. Torcono la Parola. Essi sono in grado di manipolare la Parola di Dio: "...in esse [le lettere di Paolo] vi sono alcune cose difficili da comprendere, che gli uomini ignoranti ed instabili torcono, come fanno con le altre Scritture, a loro propria perdizione" (1 Pi. 3:16).
c. Ne insinuano elementi estranei. E' sempre Pietro che scrive: "Or vi furono anche dei falsi profeti fra il popolo, come pure vi saranno fra voi falsi dottori che introdurranno di nascosto eresie di perdizione e, rinnegando il Padrone che li ha comprati, si attireranno addosso una fulminea distruzione" (1 Pi. 2:1).
Per usare un'espressione biblica, "loro padre è il diavolo", ed agiscono espressamente per ingannare, per rovinare l'opera di Dio, per far perdere a Dio anime preziose. Egli è maestro dell'inganno e dell'interessato travisamento della verità, gioca a confondere e a sovvertire: "(il diavolo) fu omicida fin dal principio e non è rimasto fermo nella verità perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso parla del suo perché è bugiardo e padre della menzogna" (Gv. 8:14).
Per attuare questi malvagi propositi usano i mezzi dell'inganno e del travestimento. Essi si travestono "da pecora" e non possono essere riconosciuti dalla persona disattenta, perché non hanno un aspetto cattivo, anzi, si presentano come brave persone dalla testimonianza ineccepibile, ma sotto...
"...tali falsi apostoli, infatti, sono degli operai fraudolenti che si trasformano in apostoli di Cristo. E non c'è da meravigliarsi, perché anche Satana si trasforma in angelo di luce" (2 Co. 11:4).

3. Maestri di seduzione
Quali sono le tecniche degli "operai fraudolenti", veri maestri di seduzione, e come si presentano? Lo scopriamo dalla Scrittura stessa:
"Costoro, infatti, non servono il nostro Signore Gesù Cristo, ma il proprio ventre, e con dolce e lusinghevole parlare seducono il cuore dei semplici" (Ro. 16:18).
"...ma io temo che, come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così talora le vostre menti non siano corrotte e sviate dalla semplicità che si deve avere al riguardo di Cristo" (2 Co. 11:3).
"Nessuno vi seduca con vani ragionamenti, perché per queste cose viene l'ira di Dio sui figli della disobbedienza" (Ef. 5:6).
"Vi dico questo, affinché nessuno vi inganni con parole convincenti" (Cl. 2:4).
"Vi ho scritto queste cose al riguardo di coloro che cercano di sedurvi" (1 Gv. 2:26).
Ecco dunque come questi falsi profeti usano bene la loro lingua con astuzia per trarre ion inganno la gente semplice e senza risorse per scoprire l'inganno: parlare dolce e lusinghevole, vani ragionamenti (abilità dialettica appresa) e parole convincenti! Essi sanno usare parole convincenti per trarre in inganno.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 17 Mar - 8:52

La misericordia

«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Matteo 5,7). Ai misericordiosi, Gesù promette nient’altro che quello che già vivono: la misericordia. In tutte le altre beatitudini, la promessa contiene un di più, porta più lontano: coloro che piangono saranno consolati, i cuori puri vedranno Dio. Ma che cos’è che Dio potrebbe dare di più ai misericordiosi ? La misericordia è pienezza di Dio e degli umani. I misericordiosi vivono già della vita stessa di Dio.

«Misericordia» è una vecchia parola. Durante la sua lunga storia, ha acquisto un senso molto ricco. In greco, lingua del Nuovo Testamento, misericordia si dice éléos. Questa parola ci è famigliare nella preghiera Kyrie eleison, che è una invocazione alla misericordia del Signore. Éléos è la traduzione abituale, nella versione greca dell’Antico Testamento, della parola ebraica hésèd. È una delle parole bibliche più belle. Spesso, la si traduce molto semplicemente con amore.

Hésèd, misericordia o amore, fa parte del vocabolario dell’alleanza. Da parte di Dio, designa un amore incrollabile, capace di mantenere una comunione per sempre, qualsiasi cosa capiti: «non si allontanerebbe da te il mio affetto» (Isaia 54,10). Poiché l’alleanza di Dio con il suo popolo è sin dall’inizio una storia di infedeltà e nuovi inizi (Esodo 32–34), è evidente che un simile amore incondizionato suppone il perdono, non può che essere misericordia.

Éléos traduce ancora un altro termine ebraico, quello di rahamîm. Questa parola va spesso di pari passo con hésèd, ma è più caricata di emozioni. Letteralmente, significa le viscere, è una forma plurale di réhèm, il seno materno. La misericordia, o la compassione, è qui l’amore avvertito, l’affetto di una madre per il suo bambino (Isaia 49,15), la tenerezza di un padre per i suoi figli (Salmo 103,13), un intenso amore fraterno (Genesi 43,30).

La misericordia, in senso biblico, è molto di più di un aspetto dell’amore di Dio. La misericordia è come l’essere stesso di Dio. Per tre volte davanti a Mosè, Dio pronuncia il suo nome. La prima volta, egli dice : «Io sono colui che sono» (Esodo 3,14). La seconda volta : «Farò grazia a chi vorrò far grazia, e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia» (Esodo 33,19). Il ritmo della frase è lo stesso, ma la grazia e la misericordia si sostituiscono all’essere. Per Dio, essere quello che è, è fare grazia e misericordia. Questo conferma la terza proclamazione del nome di Dio : «Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà» (Esodo 34,6).

Quest’ultima formula è stata ripresa nei profeti e nei salmi, in particolare nel salmo 103 (v. Cool. Nella sua parte centrale, (versetti 11-13), questo salmo si meraviglia della vastità inaudita della misericordia di Dio. «Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia…» : è l’altezza di Dio, la sua trascendenza. Ma è anche la sua umanità, se si osa dire : «Come un padre ha pietà dei sui figli…». Così trascendente e allo stesso tempo così vicina, essa è capace di togliere ogni male : «Come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe».

La misericordia è ciò che c’è di più divino in Dio, essa è anche ciò che c’è di più compiuto nell’uomo. «Ti corona di grazia e misericordia», dice ancora il salmo 103. Bisogna leggere questo versetto alla luce di un altro versetto del salmo 8 dove è detto che Dio corona l’essere umano «di gloria e di onore». Creati a sua immagine, gli umani sono chiamati a condividere la gloria e l’onore di Dio. Ma è la misericordia e la tenerezza che ci fanno realmente partecipare alla vita stessa di Dio.

La parola di Gesù : «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro» (Luca 6,36) fa eco all’antico comandamento : «Siate santi, perché io, il Signor, Dio vostro, sono santo» (Levitico 19,2). Alla santità, Gesù ha dato il volto della misericordia. È la misericordia che è il più puro riflesso di Dio in una vita umana. «Con la misericordia verso il prossimo tu assomigli a Dio» (Basilio il Grande). La misericordia è l’umanità di Dio. Essa è anche l’avvenire divino dell’uomo.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 24 Mar - 8:19

Gv 8, 31-47)
Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.
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Messaggio  DomenicoPassante Ven 29 Mar - 12:05

Catechesi sull Eucaristia
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME (Lc 22, 19)
di P. Giovannino Tolu


E’ davvero un grande regalo l’Eucaristia, inimmaginabile. Ce lo poteva fare solo Gesù, pieno di “compassione” verso “la grande folla” che lo seguiva, verso la quale aveva operato più volte la moltiplicazione del pane, sfamandola. Nessuno di noi poteva chiedergli una cosa del genere e Lui non era certo tenuto a farci un dono di questa portata. Questo ha voluto l’Amore che così ha toccato il suo apice, un abisso senza fondo. Pura gratuità.
Il pane moltiplicato, capace di sfamare migliaia di persone, era solo figura di quel dono che Lui aveva in cuore di lasciare “fino alla fine dei secoli”. L’aveva affermato chiaramente: “Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).
La celebrazione del Giovedì Santo ci riporta, ogni anno, alla fonte, all’inizio dell’istituzione dell’Eucaristia, che a me piace interpretare non solo come un comando dato per sempre alla sua Chiesa: “fate questo in memoria di me”, ma anche come un piacere personale che Egli chiede ai suoi discepoli.
La Chiesa, fedele all’amore di Gesù, gli obbedisce celebrando l’augusto sacramento “in attesa che Egli venga”. I suoi discepoli continuano a celebrare l’Eucaristia convinti così di far piacere a Gesù, perché la sua gioia è stare in mezzo agli uomini (Pro 8, 31). Ed Egli è davvero con noi. In modo diverso da come si presentava con la sua umanità, ma ugualmente in maniera reale è ancora presente tra noi.
L’Eucaristia non è un semplice ricordo lontano, sbiadito dal tempo inclemente che tutto appiattisce; essa è il “memoriale”, il pane vivo e fragrante, appena sfornato dalla fornace ardente del suo Cuore divino, che assicura la vita vera al mondo, che così assapora il cibo che unisce in perfetta comunione l’uomo a Dio introducendolo nella vera Terra Promessa.
Che per Gesù l’Eucaristia fosse importante lo sappiamo, in particolare, dal Vangelo di Giovanni dove leggiamo che Gesù, di fronte all’ostilità dei Giudei, che gli dicevano: “Quale segno tu fai perché vediamo e possiamo crederti?”, rispondeva: “In verità, vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo” (Gv 6, 33).
Gesù sarebbe stato disposto a perdere anche i suoi discepoli fedeli pur di non cambiare nulla di questo suo discorso e di non essere frainteso. Egli sapeva bene quello che diceva e quello che avrebbe fatto a suo tempo, prima di morire. Per questo di fronte alla defezione di alcuni scandalizzati per la chiara parola di Gesù: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51), chiese loro se anch’essi volessero andar via. Fu allora che Pietro, a nome di tutti, disse: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6, 67). Quando mangiamo l’Eucaristia anche noi esprimiamo la stessa fede con le medesime parole.
L’Eucaristia è il sacramento che fa la Chiesa, la costruisce intimamente unita a Gesù, come suo mistico Corpo, Lui, capo, e tutti discepoli membra del suo unico Corpo. E a sua volta, la Chiesa fa l’Eucaristia che è il sacramento, il segno della sua reale presenza in mezzo all’umanità.
E’ indispensabile alimentarsi dell’Eucaristia. E’ con l’Eucaristia che si diventa una cosa sola con Gesù, fino al punto da poter affermare con San Paolo: “Non sono io che vivo ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20). Senza di essa non è possibile “andare all’altra riva”, superando i vari ostacoli che tutti incontriamo nel vasto mare della vita, sempre in agitazione, in autentica burrasca, dove i cristiani sono a chiamati a dare una buona testimonianza di Gesù. Il nostro atto di fede diventa necessariamente la forza per superare tutte le difficoltà rimanendo fedeli a Lui dovunque e comunque.
Come il profeta Elia poté giungere al monte di Dio, l’Oreb, con la forza del pane datogli dall’Angelo, così i cristiani potranno vincere tutte le battaglie di questo mare in continua agitazione e capace di travolgere tutti, forti del Pane-Gesù.
E’ la storia dei Santi di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Con la forza del Pane Eucaristico i suoi discepoli si sono mantenuti puri nonostante la violenza della carne, i martiri di sempre hanno saputo dare la necessaria testimonianza non temendo nessuna minaccia e neppure la morte.
Con la presenza di Gesù Eucaristia le nostre chiese si trasformano in veri templi che assicurano la speciale presenza di Dio, vivo e vero, non per modo di dire, con il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Anima, la sua Divinità.
Con la presenza Eucaristia ogni cappella, per quanto piccola e disadorna si possa presentare, si trasforma in dimora di Dio, così che possiamo dire che il cielo è aperto in maniera permanente sulla terra ed ogni creatura umana, entra in familiare comunione con il Creatore, scoperto come Padre.
E’ importante che facciamo tesoro di questo grande e inestimabile dono che è l’Eucaristia e ci convinciamo sempre più che abbiamo la salvezza, a portata di mano. A portata di cuore abbiamo la vera partecipazione alla natura di Dio, che ci fa conoscere le forze nuove dell’amore,.
L’Eucaristia è la nuova ed eterna alleanza di Dio con l’umanità.
Il Giovedì Santo ci ricorda l’Istituzione di questo augusto sacramento che per la vita della Chiesa è quello che il sole è per i suoi pianeti. Tutto gira attorno all’Eucaristia, tutto si muove grazie ad essa e attorno ad essa.
In questi giorni la liturgia ci esorta non solo a cibarci dell’Eucaristia per far Pasqua con Gesù ma anche a scoprire la sua presenza per adorarla. L’adorazione è il prolungamento della celebrazione. Anticipiamo quaggiù quello che faremo nel cielo dove canteremo con gioia infinita il dono di far parte della famiglia di Dio, chiamati a consumare il banchetto delle nozze del Figlio di Dio con l’umanità, il banchetto al quale Dio vuole che non manchi nessuno e al quale tutti dobbiamo partecipare con la veste nuziale che lo stesso Gesù ci ha procurato con la sua morte e che noi abbiamo cominciato a indossare con il santo Battesimo.
Maria Santissima ci aiuti ad avvicinarci, con fede e degne disposizioni del cuore, al mirabile sacramento e a cibarci di quel Corpo che Lei ha generato con la forza dello Spirito Santo e che può trasformare il nostro cuore rendendolo simile a quello di Gesù che nella sua compassione per noi peccatori non desidera altro che trasformarci in sue vive immagini.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 31 Mar - 8:03



Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se è morto vivrà (Gv 1,25)
PICCOLO MOMENTO DI FEDE SETTIMANALE - Pagina 15 Resurrezione
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Messaggio  DomenicoPassante Mar 2 Apr - 10:01

IL DIAVOLO E' IL RE DELLA MENZOGNA E DELLA CONFUSIONE
LI' DOVE SI MANIFESTA LA CONFUSIONE VIVE LA MENZOGNA E IL DOLORE.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 7 Apr - 9:35

Matteo 24

1 Ora, mentre Gesù usciva dal tempio e se ne andava, i suoi discepoli gli si accostarono per fargli osservare gli edifici del tempio.

2 Ma Gesù disse loro: "Non vedete voi tutte queste cose? In verità vi dico che non resterà qui pietra su pietra che non sarà diroccata".

3 Poi, mentre egli era seduto sul monte degli Ulivi, i discepoli gli si accostarono in disparte, dicendo: "Dicci, quando avverranno queste cose? E quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell'età presente?".

4 E Gesù, rispondendo, disse loro: "Guardate che nessuno vi seduca!

5 Poiché molti verranno nel mio nome, dicendo: "io sono il Cristo" e ne sedurranno molti.

6 Allora sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, perché bisogna che tutte queste cose avvengano ma non sarà ancora la fine.

7 Infatti si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie, pestilenze e terremoti in vari luoghi

8 Ma tutte queste cose saranno soltanto l'inizio delle doglie di parto,

9 Allora vi sottoporranno a supplizi e vi uccideranno; e sarete odiati da tutte le genti a causa del mio nome.

10 Allora molti si scandalizzeranno, si tradiranno e si odieranno l'un l'altro.

11 E sorgeranno molti falsi profeti, e ne sedurranno molti.

12 E perché l'iniquità sarà moltiplicata, l'amore di molti si raffredderà;

13 ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato,
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Messaggio  Toto Bruno Sab 13 Apr - 18:52

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Buona Domenica a tutti.
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Messaggio  DomenicoPassante Dom 14 Apr - 8:50

Pace

Come posso trovare la pace? E’ scritto nella Bibbia, in Giobbe 22:21 (NR:) “Riconciliati dunque con Dio; avrai pace, ti sarà resa la prosperità.”

La pace deriva dal fatto che Dio ci ha resi giusti al suo cospetto. E’ scritto nella Bibbia, in Romani 5:1 (NR) “Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro.”

La pace è un dono di Dio. E’ scritto nella Bibbia, in Giovanni 14:27 (TILC): “Voi lascio la pace, vi do la mia pace. La pace che io vi do non è come quella del mondo: non vi preoccupate, non abbiate paura.”

La pace scaturisce dall’obbedienza alle leggi di Dio. E’ scritto nella Bibbia, nel Salmo 119:165 (NR): “Grande pace hanno quelli che amano la tua legge e non c’è nulla che possa farli cadere.”

La pace è un obiettivo che vale la pena di perseguire. E’ scritto nella Bibbia, in Romani 14:19 (NR): “Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione.”

La pace è sicurezza. E’ scritto nella Bibbia, nel Salmo 122:6,7 (NR): “Pregate per la pace di Gerusalemme! Quelli che ti amano vivano tranquilli. Ci sia pace all’interno delle tue mura e tranquillità nei tuoi palazzi!”

Una volta che ho trovato la pace, come posso conservarla? E’ scritto nella Bibbia, in Isaia 26:3,4 (NR): “A colui che è fermo nei suoi sentimenti tu conservi la pace, la pace, perché in te confida. Confidate per sempre nel Signore, perché il Signore sì il Signore, è la roccia dei secoli.”

La felicità deriva dal coltivare relazioni pacifiche. E’ scritto nella Bibbia, in Matteo 5:9 (NR): “Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.”
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DomenicoPassante
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