Franco Costabile- Il meridione che parlava
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Franco Costabile- Il meridione che parlava
Franco Costabile
Francesco Antonio Costabile nasce a Sambiase il 27 agosto 1924 da Michelangelo e Concetta Immacolata Gambardella. La madre proviene da una famiglia borghese. Il padre, già studente di Lingue in Francia, dopo il matrimonio sceglie di insegnare in Tunisia. Non si sente realizzato nel piccolo paese di Sambiase e neppure il matrimonio con la fin troppo docile Concetta riesce a trattenerlo dall'andar via. Il piccolo Franco e la madre tentano più volte di convincerlo a tornare a casa, perfino recandosi in Tunisia, loro che non si erano mai allontanati dal proprio paese. Ma i tentativi sono vani. E', per Franco Costabile, la prima sconfitta. Giovinetto, frequenta con profitto gli studi superiori nel Liceo F. Fiorentino di Nicastro e poi si trasferisce a Roma, tornando però periodicamente al paese, per incontrare i suoi vecchi insegnanti e ritrovare le sue radici. A Roma frequenta il corso di Letteratura Contemporanea tenuto da Giuseppe Ungaretti, studiando insieme a Raffaello Brignetti ed Elio Filippo Accrocca. Ungaretti, tornato da poco dal Brasile dove ha perso un figlio, cerca col contatto con i giovani di recuperare quella perdita. Per Costabile diventa l'immagine di quel padre che non ha mai avuto. Insegna in un Liceo e pubblica il suo primo volume di versi: "Via degli ulivi". Tramite Brignetti, divenuto giornalista, ne fa avere una copia al padre mai dimenticato. In seguito a ciò comincia tra i due una corrispondenza epistolare. Sposa Mariuccia ed ha due figlie. Sono anni sereni, anche per il ritrovato rapporto col padre. Insegna Italiano e Storia negli Istituti Tecnici e pubblica sulle più quotate riviste letterarie le poesie che completeranno il volume che gli darà un certo successo: "La rosa nel bicchiere". Ma la serenità dura poco. Si interrompe infatti il rapporto col padre e si riaprono le antiche ferite.Compone allora il "Canto dei nuovi emigranti" che segna l'estremo saluto alla vita ed alla sua terra. La moglie si trasferisce a Milano portando con sé le bambine e la madre si spegne per un male incurabile.
Costabile comincia a vivere in una opprimente solitudine. Sceglie di morire il 14 aprile 1965.
E' sepolto nel cimitero di Sambiase.
Sulla sua lapide un epitaffio a lui dedicato da Giuseppe Ungaretti:
"Con questo cuore troppo cantastorie"
dicevi ponendo una rosa nel bicchiere
e la rosa s'è spenta a poco a poco
come il tuo cuore, si è spenta per cantare
una storia tragica per sempre
http://www.terrelibere.it/video/il-canto-dei-nuovi-emigranti
Ultima modifica di Admin il Sab 31 Gen - 17:46 - modificato 1 volta.
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" Chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo"
- Giacomo Leopardi -
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
Ciao Admin,
non conoscevo la storia di Francesco Costabile.
Ho letto cha ha avuto un rapporto conflittuale con il padre e poi le vicende con la moglie. Tante volte la solitudine gioca dei brutti scherzi.
Ho letto che è stato un grande poeta calabrese.
Mi dispiace per l'epilogo tragico della sua vita. :farao:
non conoscevo la storia di Francesco Costabile.
Ho letto cha ha avuto un rapporto conflittuale con il padre e poi le vicende con la moglie. Tante volte la solitudine gioca dei brutti scherzi.
Ho letto che è stato un grande poeta calabrese.
Mi dispiace per l'epilogo tragico della sua vita. :farao:
Keope- Numero di messaggi : 2053
Data d'iscrizione : 26.01.09
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
Non sei il solo a non conoscerlo. Purtroppo Costabile non ha avuto quella risonanza di cui poeti anche minori hanno beneficiato. Anche se e' ritenuto negli ambienti letterari il "vero" poeta della Calabria, Costabile ebbe un'esistenza travagliata ed il suo carattere schivo non lo aiuto' molto. I problemi che tormentarono Costabile dimostrano, allora come ora, la difficolta' di trovare spazi vitali in Calabria e quindi si costringe molti a trovare una dimensione altrove.
I suoi due libri di poesie sono: Via degli ulivi e La rosa nel bicchiere.
I suoi due libri di poesie sono: Via degli ulivi e La rosa nel bicchiere.
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- Giacomo Leopardi -
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
Grazie per l'approfondimento Admin. :farao:
Keope- Numero di messaggi : 2053
Data d'iscrizione : 26.01.09
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
ULTIMA UVA
Che volete,
che volete ancora
da questa terra.
Vi paga
il canto del gallo
bimestre per bimestre,
paga il sale
come se fosse argento,
paga l'erba l'origano,
vi paga anche la luna nuova.
Che volete di più,
ditelo e lo farà,
ma lasciatela,
lasciatela in pace.
E' così stanca
di sentirsi ripetere
il pane l'albero
il barile dell'abbondanza,
e di aspettare,
di aspettare, aspettare...
Prendetevi
l'ultima uva
ma non tormentatela
col patto degli acquedotti.
Prendetevi
anche la madia
il setaccio
ma rispettatela almeno
nell'estrema unzione
dei suoi uliveti.
Ha veduto i suoi figli
morire di dissenteria,
partire da emigranti,
andare ammanettati.
Ha veduto contare
dal regio scrivano
tutte le sue pecore
una per una.
Ha veduto posare
casse di munizioni
nei campi di granturco
e bruciare le masserie le case.
Adesso
lasciatela,
lasciatela sola
al confine delle sue foglie.
Quanti anni di sole
ci sono voluti per capire
tanta oscurità,
tanto disordine di frane
e di vicoli,
e poi l'ordine, l'ordine dei carabinieri.
Lasciatela.
Un'amicizia
in tanti anni,
un affetto sincero
non l'ha mai avuto.
Mai nessuno
che un giorno al balcone
le abbia parlato
di un vestito
di un bel paio di scarpe,
le abbia spiegato
in confidenza
come si prepara una tavola,
qui il coltello,
qua il cucchiaio,
la forchetta.
Lasciatela.
Con una brocca
o un bicchiere di cristallo
berrà sempre
al pozzo del suo dolore.
Anche voi
così lontani
ma del suo stesso sangue
della sua stessa razza accanita,
smettetela con le nostalgie,
non mortificatela
con quel dollaro spaccone
in una busta,
con quel pacco di vestiti usati.
Le basta lo scialle nero
che vi coprì bambini.
Che volete,
voi, voi tutti,
che volete di più.
Ditelo, vi ha sempre detto di sì,
non sapeva firmare
e vi ha messo i segni di croce
che tutti volevate.
Prendetevi
allegria e gioventù
e seppellitele in una miniera.
E' carne, vita sua
ma forte,
cresciuta con latte e disgrazie.
Prendetevi anche il cielo
questo azzurro così antico così raro
portatevelo via.
Lasciatela
al cantuccio
della sua lucerna, sola,
col ricordo
del nipote minatore.
Non venite a bussare
con cinque anni
di pesante menzogna.
- Franco Costabile -
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- Giacomo Leopardi -
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
Ritorno-(Albino Lorenzo) Olio su masonite 50x70 -
Rosa
Un gallo
ha cantato
e Rosa
col bambino
che dorme
nella cesta,
già aspetta sul ponte
per andare
a raccogliere olive.
Anche Rosa
è stata ragazza
da farsi guardare,
la voleva il barbiere
che suonava la chitarra
sotto casa,
ma il padrone un giorno
se la portò dietro una siepe.
Ora Rosa
si aggiusta lo scialle
e pensa
che anche questa
è una vita,
allevarsi un bambino
e star zitte.
(F. Costabile)
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- Giacomo Leopardi -
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
...è sempre lì sotto pelle, in agguato, allo stato latente, quella prorompente voglia di gridare le ingiustizie, le nostalgie, le possibili migliorìe, i disagi e gli "irrequietismi" personali e di comunità. Nasce frenetica la voglia di gridare al ladro, di gridare al furbo, di gridare allo "scippo" che poteva essere, ma non fu, non è e non sarà. E quando tutto questo ti "bolle" dentro che ricorri alla poesia: l'unico modo che conosca che coglie l'uomo nella sua contemplazione, nella sua meraviglia e, allo stesso tempo, gli solletica l'animo e lo smuove dalla sua sempre pregnante indifferenza.
Il Ruminante- Numero di messaggi : 459
Data d'iscrizione : 08.07.09
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
Rumy, Costabile era questo ed altro. Purtroppo il suo grido era un grido rivolto dentro se' piu' che verso l'esterno. Bisognava saper capire lo spessore dell'uomo prima che quello del poeta. L'indifferenza di chi gli stava attorno lo torturava in modo smisurato ed aveva previsto che le cose sarebbero peggiorate. La Calabria come terra inconsolabile, come lo era il suo animo lacerato da troppi artigli.
Costabile non era un semplice poeta calabrese, era la Calabria, quella vera.
Costabile non era un semplice poeta calabrese, era la Calabria, quella vera.
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Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
A distanza di anni ho trovato questo video, dedicato dai suoi amici ad Enzo Filippelli che ora suona in paradiso. Ringrazio coloro che mi hanno dato la possibilita' di sentire Enzo ancora una volta. Ci siamo visti una sola volta ma spesso pochi minuti bastano per ricordare per sempre.
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Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
Ridendo le ragazze
E' dentro una nuvola il mattino
fra queste case calme, dove a volte
passa, nel lusso d'un raggio di sole,
un venditore d'aghi e di merletti:
il fumo sopra i tetti e' gia' tranquillo,
vanno all'acqua ridendo le ragazze
e la freccia che indica oltre il ponte
nessuno sa dove voglia portare.
( F. Costabile)
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Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
Questi versi ti trasportano placidamente a quei tempi, in quel borgo, dentro quelle case, fra quella gente a godere di quella magica atmosfera, del fumo dei comignoli che, acre, ma evocando dolci e antichi ricordi, penetra, avidamente, nelle narici accoglienti.
Carlotta- Numero di messaggi : 165
Data d'iscrizione : 10.08.10
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
E' vero, Costabile e' il poeta di una Calabria che non esiste piu' ma cio' non significa che non dobbiamo apprezzarne la bravura; siamo noi che abbiamo smarrito il sentiero dell'identita' e ci siamo omologati al mucchio. La nostra storia e' sempre stata quella che si trova nei versi di Costabile, poi negli ultimi 50 anni abbiamo pian piano perso la calabresita' per unirci, solo parzialmente al cosidetto progresso che e' pero' solo un progresso "materiale".
In queste righe si menziona il "venditore di aghi e merletti" che riporta alla mente "u capillaru", da bambino ricordo che girava per i paesi questa figura; un ometto con una specie di cassetta penzolante dal collo, nella quale c'erano infatti aghi, merletti, "spoletti", "tomatici", "pettinissi" ed altro che lui scambiava coi capelli. Ricordo che mia nonna li conservava ogni volta che si pettinava, li metteva in una scatola per poi aspettare che passasse u capillaru.
In queste righe si menziona il "venditore di aghi e merletti" che riporta alla mente "u capillaru", da bambino ricordo che girava per i paesi questa figura; un ometto con una specie di cassetta penzolante dal collo, nella quale c'erano infatti aghi, merletti, "spoletti", "tomatici", "pettinissi" ed altro che lui scambiava coi capelli. Ricordo che mia nonna li conservava ogni volta che si pettinava, li metteva in una scatola per poi aspettare che passasse u capillaru.
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Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
E' vero! Anche a me il venditore di merletti ha evocato la figura "du capillaru". Ricordo i suoi modestissimi oggetti contenuti in una cassetta di legno con tanti scomparti e il manico. Utilizzava anche un ombrello aperto e tappezzato di merletti e ricci che, appesi anche ai bordi penzolavano all'esterno. . "U Capillaru!U Capillaru! gridava quando arrivava e, tutte le mamme e le nonne accorrevano per barattare quei grovigli di capelli, sporchi, con tomatici, buttuni, lastichi, pettini fini per i piducchi, ferrettini, ricci e merletti.Lo sai, Admin che, anche Bevilacqua, nel suo libro " I sensi incantati" parla del venditore di capelli che, nella piana del Po, dove lo scrittore abitava da bambino, arrivava a bordo di un furgone e attraverso l'altoparlante annunciava in giro"I Cavì!I Cavì! Lì, però, si svolgeva una vera e propria cerimonia del taglio. I Cavì entravano nelle case e per prima cosa misuravano le trecce. "...Un ragazzo seduto da una parte suonava la fisarmonica; l'aiutante reggeva la treccia per la coda e il tagliatore prima di affondare le forbici si vantava di essere così abile da non lasciare cadere a terra un solo capello. La treccia scivolava poi sulle mani che se la passavano come una reliquia e veniva avvolta in lini...."
Carlotta- Numero di messaggi : 165
Data d'iscrizione : 10.08.10
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
Penso che Costabile, come calabrese vero, volesse costruire un rapporto di amore con la sua Calabria. Un rapporto fatto, spesso, di incondizionato amore da una parte, e spietata critica, dall'altra. Bottoni, tomatici, merletti...di cui fa riferimento Mia Martini che, parlando dellla canzone "Costruire un Amore" (postata da Adm lo scorso 20 luglio in "Buona Notte") Mimì, rispondendo a tema a Ivano Fossati, dice, che per farlo "...basterebbe eliminare la tangente, voglio un amore senza pizzo, ma con tanti merletti...". Anche lei, come u capillaru, era tenacemente attaccata alla sua terra...
SelliaLaSuperba- Numero di messaggi : 145
Data d'iscrizione : 29.12.10
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
Penso che Costabile amasse troppo la Calabria ed il suo malessere interiore era dovuto a come la sua terra veniva trattata dalla classe politica ma anche dai suoi propri figli. Non ebbe un'infanzia felice ed essendo dotato di una sensibilita' molto spiccata, ogni piccola ferita procurava un vasta chiazza di sangue. Pago' con la vita questo suo rapporto viscerale con la propria terra ma credo che le sue peripezie personali, legate alla famiglia, ebbero una parte molto importante nel segnargli il destino. La convinzione che per la Calabria, gia' allora, non ci fosse piu' nulla da fare traspare da molti suoi versi, spesso si' troppo pessimistici ma non molto lontani dalla realta' di allora ma anche di oggi.
" Solo
l'Appennino
oscuro e dolce
rimase,
il vecchio monte
amico dei pastori'. "
" Solo
l'Appennino
oscuro e dolce
rimase,
il vecchio monte
amico dei pastori'. "
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Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
e un piacere venire a leggere in questa stanza
vorrei ruminare anche io , mah ! forse e meglio solo leggere
vorrei ruminare anche io , mah ! forse e meglio solo leggere
Tonino- Numero di messaggi : 9586
Data d'iscrizione : 26.04.09
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
Carlotta ha scritto: E' vero! Anche a me il venditore di merletti ha evocato la figura "du capillaru". Ricordo i suoi modestissimi oggetti contenuti in una cassetta di legno con tanti scomparti e il manico. Utilizzava anche un ombrello aperto e tappezzato di merletti e ricci che, appesi anche ai bordi penzolavano all'esterno. . "U Capillaru!U Capillaru! gridava quando arrivava e, tutte le mamme e le nonne accorrevano per barattare quei grovigli di capelli, sporchi, con tomatici, buttuni, lastichi, pettini fini per i piducchi, ferrettini, ricci e merletti.Lo sai, Admin che, anche Bevilacqua, nel suo libro " I sensi incantati" parla del venditore di capelli che, nella piana del Po, dove lo scrittore abitava da bambino, arrivava a bordo di un furgone e attraverso l'altoparlante annunciava in giro"I Cavì!I Cavì! Lì, però, si svolgeva una vera e propria cerimonia del taglio. I Cavì entravano nelle case e per prima cosa misuravano le trecce. "...Un ragazzo seduto da una parte suonava la fisarmonica; l'aiutante reggeva la treccia per la coda e il tagliatore prima di affondare le forbici si vantava di essere così abile da non lasciare cadere a terra un solo capello. La treccia scivolava poi sulle mani che se la passavano come una reliquia e veniva avvolta in lini...."
Il mestiere del capillaru, o merciaiolo ambulante risale a molti anni orsono; in quegli anni tristi e miseri quando non si aveva possibilita' di recarsi da nessuna parte per via della mancanza di strade e per paura di imbattersi nei briganti. Allora vigeva la totale ignoranza delle popolazioni e bastava un niente, una voce sparsa, un sospetto, per fare accadere una strage.
Il libro "La strage dei pettinai" di Paolo De Luca parla proprio di un fatto del genere accaduto a S. Giorgio Albanese (CS) nel 1848, quando tre "venditori di pettini" (merciaioli) di Scigliano furono massacrati e poi bruciati sulla piazza del paese, solo perche' erano sospettati di portare con loro veleni coi quali, secondo i sospetti di alcuni, avvelenavano le fontane del paese. Bastava infatti che qualcuno spargesse il sospetto che ci fossero degli "untori" per scatenare poi l'ira collettiva di molti. I malcapitati portavano con se' dell'arsenico ma era solo per venderlo come veleno per topi e non per avvelenare le persone.
Dallo stesso libro, la seguente e' la descrizione di quello che fu trovato nelle bisacce dei poveri merciaioli:
In tre bisacce di tela;
"due lenzuoli di tela, due sacconi di tela, due camicie di tela, un paio di calzetti, tredici fazzoletti di colore a quattriglia turchini e bianchi, sei mazze di ferro filato del peso di kg tre, 18 pezzi di cucchiai, 4 abbecedari e 2 libri di divozioni intitolati " il Cristiano", 4 specchietti con la cassa di ottone e 2 con la carta rossa, quattro mazzi di lacci di colore, 2 mazzi di Paternostri, uno giallo e l'altro nero, due mazzi di lapis, sette matasselle e sette gomitoli di filo cotone, un mazzo di penne, sei astucci di aghi, tre carte di bottoni di metallo e una di osso nero, undici ditali, nove forchette di ferro e due cucchiai, un pezzo di tela usata, un portafoglio di latta con carta di passo (documento d'identita'), una medaglia di foglie d'argento con l'effige di San Nicola rilevata, 250 pettini di legno, undici pani piccoli di grano, due pezzi di lardo, un pezzo di salsiccia."
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- Giacomo Leopardi -
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
La poesia "Ultima Uva" e' di Costabile, gia' postata tempo fa...L'aggiunta di immagini e musica e' un tocco in piu'.
La poesia e' dedicata alla Calabria in generale... Nel mio piccolo ci ho visto molta Sellia, specialmente in queste parole:
"Un'amicizia
in tanti anni,
un affetto sincero
non l'ha mai avuto.
Mai nessuno
che un giorno al balcone
le abbia parlato
di un vestito
di un bel paio di scarpe,
le abbia spiegato
in confidenza
come si prepara una tavola,
qui il coltello,
qua il cucchiaio,
la forchetta.
Lasciatela.
Con una brocca
o un bicchiere di cristallo
berrà sempre
al pozzo del suo dolore."
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" Chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo"
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Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
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Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
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Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
Ispirato dal precedente video, un mio amico mi ha appena fatto pervenire questo.
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Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
"...qualchi panaro di piri...qualchi panaro di pumadoro...Oggi che cosa dobbiamo fare...ci resta solo la morte".
OCCAM- Numero di messaggi : 1303
Data d'iscrizione : 09.09.08
Età : 65
Località : Yuma, AR, USA
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
"...Spegnete le lampadine della piazza,
scordiamoci delle scappellate
dei sorrisi
dei nomi segnati
e pronunciati per trentasei ore..."
scordiamoci delle scappellate
dei sorrisi
dei nomi segnati
e pronunciati per trentasei ore..."
OCCAM- Numero di messaggi : 1303
Data d'iscrizione : 09.09.08
Età : 65
Località : Yuma, AR, USA
Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
« Con questo cuore troppo cantastorie"
dicevi ponendo una rosa nel bicchiere
e la rosa s'è spenta poco a poco
come il tuo cuore, si è spenta per cantare
una storia tragica per sempre »
(Giuseppe Ungaretti)
Per Franco Costabile,
suicida
"Si muore d’asfissia,
è noto, per difetto
d’ossigeno. Lo si può anche,
e forse più dolorosamente,
per mancanza d’affetto."
(Giorgio Caproni)
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Re: Franco Costabile- Il meridione che parlava
Perché leggere Dante? Perché ci si sente/si è Italiani come lo era lui. Perché leggere Costabile? Perché ci si sente/si è calabresi come lo era lui. E allora, perché non leggerlo? Perché snobbarlo? Perché, forse, non ci si...?
Ogni comunità (umana) è molto più influenzata dall'eredità culturale che da quella biologica! Nel tempo, la cultura (qualsiasi essa sia) si è sviluppata e “complessificata” a tal punto che può essere considerata , a pieno titolo, il secondo (solo per accadimento cronologico), o meglio, il primo ( per manifesto comportamento quotidiano) sistema ereditario. Questo avviene a tal punto che la stessa (la cultura) è stata identificata, in analogia con il gene per il sistema biologico, l'unità di replicazione della cultura: il meme (Dawkins- http://it.wikipedia.org/wiki/Meme). Quindi, nel volerci replicare, sviluppare ed evolvere, noi, come selliesi-calabresi, dobbiamo sforzarci di conoscere sempre più la nostra eredità, per conservarla e, “arricchendoci”, tramandarla alle giovani generazioni.
https://www.youtube.com/watch?v=hOzzVOcU_tQOgni comunità (umana) è molto più influenzata dall'eredità culturale che da quella biologica! Nel tempo, la cultura (qualsiasi essa sia) si è sviluppata e “complessificata” a tal punto che può essere considerata , a pieno titolo, il secondo (solo per accadimento cronologico), o meglio, il primo ( per manifesto comportamento quotidiano) sistema ereditario. Questo avviene a tal punto che la stessa (la cultura) è stata identificata, in analogia con il gene per il sistema biologico, l'unità di replicazione della cultura: il meme (Dawkins- http://it.wikipedia.org/wiki/Meme). Quindi, nel volerci replicare, sviluppare ed evolvere, noi, come selliesi-calabresi, dobbiamo sforzarci di conoscere sempre più la nostra eredità, per conservarla e, “arricchendoci”, tramandarla alle giovani generazioni.
Il Ruminante- Numero di messaggi : 459
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