Per gli utenti "in chiaro"

"...in cui, camminandoci e incontrandosi peri vii eri vinelli, potranno, i posteri, evocare il suo di operato, il suo di nome, riconoscendogliene l'oggettivo miglioramento...."  

Caro Tommaso, fondamentalmente sono d'accordo con te. L'apparire, non è necessariamente, da demonizzare..., anzi, a volte, è necessario, perché “benzina” del nostro agire. Mi spiego. Chi vive il proprio passato con quel tipico senso agrodolce che dà il ricordo nostalgico, sta in realtà dando valore alle proprie identità passate e anche alle persone, ai luoghi e agli eventi della sua vita trascorsa.
Ora, se l'identità è la “molla”, allora questa identità la si dovrà pur tenere unita e non disperderla. Ma, ancor di più, si dovrà fare il possibile per farla continuare. Dare a se stessi l'opportunità affinché si instauri e si implementi una continuità del proprio Sé.
Tutto, in un certo senso, comincia con la nostalgia di quel qualcosa e di quel qualcuno. Usiamo gli altri per salvare noi stessi dalla potenziale dispersione del proprio sé.
La nostalgia viene dispiegata al servizio di un incremento della continuità del Sé. Attraverso le fantasticherie nostalgiche, la persona va avanti e indietro tra i suoi Sé individuali e collettivi, nello sforzo di esplorare e comprendere in maniera significativa non solo la propria rilevanza per le vite degli altri, ma anche il posto tenuto dagli altri nella propria vita. Cos'è il nostro forum se non questo in forma virtuale?
Quindi, mi pare ovvio, a questo punto, riuscire a “vedere” l'interdipendenza che tra l'individuo e gli altri. Conseguentemente, la frammentarietà del Sé, dovuta alla non riconosciuta identità da parte degli altri, mina alle fondamenta la coesione del gruppo, in ultimis la comunità.
E' per questo motivo che non ci vedo nulla di male nell'apparire (possibilmente con gusto e savoire faire) e provare a fare , e provare a risolvere i problemi che gli altri ci pongono. Da qui, la giustificata e comprensibile tolleranza a un certo grado di narcisismo che, come la  tensione emotiva, è bene che ci sia se si vogliono raggiungere gli obiettivi prefissati. Quindi ben venga quel giusto, equilibrato egotismo, che  è "benzina" per il pensare&fare e può fungere da strumento emozionale, "contagioso" e imitativo, sempre che non si sfoci in un autocompiacimento patologico, vale a dire, in un “Sé grandioso”.
Nel concludere, prendo in considerazione la (tua) domanda :

La mia opinione, ahinoi, è lapalissiana: i "meno qualificati" vincerebbero a mani basse. E dato che la matematica non è un'opinione, si dovrebbe far sì che i cosiddetti "ferrati" non siano solo espressione della minoranza, ma di una neo-maggioranza, la quale, con dedizione e abnegazione certosina e tanta pazienza missionaria, dagli stessi è stata "formata", e che, a lungo andare, gli hanno saputo trasmettere e fattogli toccare con mano i benefici duraturi e profondi a dispetto del soddisfacimento degli "appetiti" più immediati.

Queste parole rispecchiano la faccia dei tempi. E' arrivato il momento di camminare drizzando la schiena e, conseguentemente, tirar su la testa!

Tutto fa pensare che l'uomo d'oggi sia più che mai estraneo vivente tra estranei, e che l'apparente comunicazione della vita odierna − una comunicazione che non ha precedenti − avvenga non tra uomini veri ma tra i loro duplicati.
Eugenio Montale, Auto da fé, 1966