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Sellia negli scritti di Marcello Barberio

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Messaggio  Admin Ven 15 Feb - 0:47

Sellia negli scritti di Marcello Barberio 1a1aaa13

Quelle poche notizie storiche che so su Sellia le ho lette su qualche libro sulla Calabria in generale, poi, con l'avvento di Internet, si e' potuto raccogliere qualche cenno qua' e la', di solito in riferimento al numero degli abitanti, alla sua posizione collinare e poco altro.
Quello che ho appreso dagli scritti del prof. Marcello Barberio, storico ed attuale sindaco di Simeri Crichi, lo considero di gran lunga molto piu' interessante. Nel suo percorso, alla ricerca di notizie storiche su Crichi e sul resto del territorio, Sellia ricorre a volte e per una persona interessata a quel po' di brandelli di storia locale, sono stati una manna dal cielo.
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Lungo il secolo XVII si era determinato un forte aumento dei prezzi con conseguente svalutazione monetaria che favori', in modo particolare, i debitori di censi. Infatti, il valore dell'annualita' da pagare (censo) era diminuito fortemente, tanto da non avere piu' alcun legame col valore delle terre dalle quali aveva tratto origine; e il censo bullare era divenuto assolutamente insignificante, rispetto al capitale un tempo rilevante.
I contadini che avevano ricevuto modeste anticipazioni di capitali o che avevano in concessione terre a censo, trassero grande utilita' dalla nuova realta' economica. Infatti si ritrovarono il possesso del fondo e il dominio dei frutti della conduzione, a condizioni divenute assai vantaggiose.
In una situazione di assoluta atipicita', le persone che si trovarono nella reale possibilita' di affrancarsi dal dominio feudale, si staccarono in modo "visibile" dalla realta' circostante e si trasferirono con le famiglie e le masserizie nelle vicine terre, ricevute in concessione, formando nuovi insediamenti umani.

"Cricche" (in dialetto "Cricchi") di contadini lasciarono Sellia per stabilirsi sul pendio di una collina poco distante, formando come un "comune centro aziendale" nelle terre da coltivare.
Da quelle "cricche" trasse origine Crichi.

Una tradizione popolare vuole che alcuni abitanti di Sellia, nella ricorrenza di una festivita' cristiana, "s'incriccaru" (adirarono, o forse piu') con i "saracini ch'avianu ammazzatu a Cristu" (forse una comunita' di ebrei, che vivevano nella giudecca, attorno a una rudimentale sinagoga).
Seguirono scontri cruenti e alla fine la fazione piu' debole dovette abbandonare il paese.
Quelli che "s'incriccaru" furono detti "i cricchi" e Crichi il loro villaggio (con buona pace della toponomastica).
Probabilmente gli intraprendenti fondatori di Crichi instaurarono buoni rapporti di lavoro anche con i frati domenicani di Simeri; certo e' che verso la meta' del 1700 il nuovo villaggio contava piu' di 500 abitanti ed era passato sotto la ducea dei Barretta.
G.M. Alfano, nel 1795, scriveva: "Crichi villaggio d'aria buona, e' nel suo aumento; fa di popolazione 683" (contro i 668 di Simeri, i 930 di Sellia e i 1.035 di Soveria). L'attivita' economica portante era l'agricoltura (segale, fava, grano, ulivo, gelso per "u siricu" e il relativo artigianato), anche perche' il patrimonio zootecnico era limitato a pochi e piccoli branchi di maiali, allevati allo stato semibrado.

Negli annni successivi, sulla fascia Simeri-Soveria si registro' un "arresto demografico", a favore di Crichi e di Sellia; infatti nel 1815 Soveria contava ancora 1.048 abitanti, Sellia 1.087 e Crichi circa 900 (1.042 con Simeri).

- Tratto da "Simeri Crichi olim Trischene" di Marcello Barberio.

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Messaggio  zaffiro Ven 15 Feb - 10:01

BELLA MOLTO BELLA QUESTA FOTO- SIGNIFICATIVA X NOSTALGIA

zaffiro

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Messaggio  cuvalo54 Ven 15 Feb - 22:32

E su Sellia Barberio ha scritto molto e magari se ci leggesse potrebbe darci ancora qualche chicca
cuvalo54
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Messaggio  Admin Sab 16 Feb - 0:08

Qualcuno gli potrebbe dare l'indirizzo del sito... sisigiusto

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Messaggio  Admin Ven 22 Feb - 0:30

Sellia negli scritti di Marcello Barberio 06210

Dalle cone campestri al Tummulieri

Lungo le strade poderali dei nostri paesi, piu' sovente agli incroci e nelle piazzole di sosta, e' facile imbattersi in piccole edicole murarie, con all'interno immagini sacre di Madonne, di Santi Patroni benedicenti o nell'atto di proteggere il paese, stazioni di Via Crucis, a testimonianza della grande devozione e semplicita' popolare, non di rado, pero', miste ad espressioni di vera e propria superstizione, se non di magia.
C'e' chi vi scorge l'eredita' delle nicchie a tabernacolo dei Lares campitales e rurales (protettori dei crocicchi e dei campi), delle ornamentazioni degli archi onorari e delle decorazioni parietali dei modelli greco-romani ed orientali, qualche volta, pero', capita di leggere sul parapetto di tali "cone", accanto a un paio di corna di montone o di bue bellamente esposte, espressioni del tipo "crepi l'invidia!"
Le immagini sono quasi sempre dipinte secondo lo stile e tradizione orientale, ma i nomi sono spesso adattati ai luoghi di venerazione, come la Madonna della Neve di Sellia e di Magisano, Santa Maria di Peseca di Taverna e di Simeri, la Madonna di Porto di Gimigliano, di Portosalvo di Catanzaro Lido e di Porticello di Crichi.
Piu' che di iconoclastia o di culto fanatico delle Immagini Sacre, si tratta di iconodulia, di messaggio devozionale semplice quanto efficace per una popolazione incolta, che sino a 60 anni fa presentava tassi di analfabetismo da terzo mondo: la "Cona" come elemento essenziale di conoscenza e di diffusione del culto cristiano e le Immagini come simbolo con "funzione mediatrice di fede e veicolo elementare di dottrina" per quel tipo di comunita'.
Ai lati della strada provinciale del fondovalle tra Crichi e Sellia s'incontra, silente, la chiesetta rurale della "Cona", con annesso romitorio, grancia del convento di Santa Maria delle Grazie di Sellia, della congregazione del beato Zumpano dei frati eremiti di Sant'Agostino: un bassorilievo, all'interno di una piccola edicola sormontante il portale, raffigura la Deposizione, la Pieta'. Un'antica "farsa" vernacolare del luogo recita:

"Remitu mi nne vaju a ra Pieta':
vi pregu, donni, nun ma ce veniti,
e si 'ncunu la limosina mi fati,
d' 'u grubbu de la chiava ma porgiti"


Infatti, spesso le "cone" diventavano vere e proprie cappelle e per la loro custodia venivano eletti o nominati degli eremiti e assegnati benefici ecclesiastici, rendite e donazioni; qualche volta le cappelle diventavano piccoli santuari con annesso romitorio maschile o femminile.
Con la decadenza dei costumi anche quei luoghi si trasformarono qualche volta in ricoveri di gente rozza e violenta.

- Marcello Barberio -

(continua)

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Messaggio  Admin Mer 3 Lug - 21:53

Attualmente alcune edicole hanno subito interventi manutentivi finalizzati all'immediata funzionalita' del luogo, molte di esse, pero', si presentano dirute o comunque in grave stato di abbandono, per l'incuria degli uomini, per il tardivo riconoscimento del loro valore culturale e per un malinteso senso di modernita', che tende a cancellare le testimonianze povere del passato anziche' recuperarle con interventi di restauro conservativo o di riattivazione sociale.  La maggior parte delle "cone" sono relativamente recenti, altre, invece, risalgono al periodo della dominazione spagnola o addirittura al Medioevo.  E' noto, infatti, che i monaci calabro-greci basiliani custodivano nei loro conventi preziose immagini di Madonne orientali a cui intitolavano i loro monasteri: Santa Maria del Patirion di Rossano, Santa Maria Odigitria, la Madonna di Costantinopoli.  L'archimandrita del Patition, San Bartolomeo da Simeri, di ritorno dal monastero di San Basilio del Monte Athos in Calcidia, porto' con se' alcune preziose icone finemente lavorate e riccamente decorate, oltre ad alcuni codici e testi sacri.  Fino a qualche tempo addietro, le "cone" erano affidate alla cura delle varie Confraternite e Congregazioni delle comunita' locali, di cui si raccontano il folklore messo in scena in occasione delle feste e dei funerali solenni dei loro adepti e le liti infinite tra priori pomposamente vestiti con mozzette di seta gialla, sulle quali faceva bella mostra di se' il medaglione con l'effige del Patrono.  Tali organizzazioni socio-religiose, sorte come sodalizi di mutuo soccorso, hanno svolto un ruolo importante nella vita sociale, economica e religiosa dei nostri paesi: alcune raccoglievano i rappresentanti delle famiglie nobili e dei proprietari terrieri legati da vincoli di parentela, altre somigliavano di piu' alle corporazioni d'arti e mestieri, perche' costituite da artigiani, da coltivatori diretti e da rari professionisti.  Erano comunque escluse le persone di cattiva fama, gli usurai, i pubblici giocatori, i bestemmiatori e coloro che davano pubblico scandalo (le meretrici ed i conviventi non sposati).  Il priore veniva eletto in pubblica assemblea, in chiesa, subito dopo la messa, col concorso dei "fratelli" e delle "sorelle": all'occorrenza si procedeva al ballottaggio tra i due pretendenti piu' votati, col sistema dei fagioli bianchi e neri, per dare modo anche ai molti analfabeti di esprimere la loro preferenza.  Tra i doveri morali dei soci era compreso il pagamento della quota associativa, che serviva per la manutenzione della chiesa e delle "cone" di pertinenza, per i funerali dei poveri e dei forestieri, per l'assistenza ai carcerati e per la costruzione di loculi e cripte cimiteriali da dare in locazione.  Le confraternite influenzavano anche le elezioni municipali, con personalismi esasperati e faide giudiziarie infinite.  Un esempio emblematico di tale spirito, seppur affievolito dal tempo, e' rappresentato dalla festa del "Tummulieribus" di Sellia Superiore: la sera di Pasqua, dopo il lauto pranzo a base di agnello e di cuzzupe, i fedeli delle due confraternite del Rosario e dell'Addolorata (?) (Immacolata), oggi non piu' divisi ne' bardati con le antiche insegne, vanno in processione per il paese, appresso ad un gonfalone finemente lavorato, intonando un particolarissimo rosario di filastrocche sagaci in latino maccheronico, il tutto accompagnato da botti e fucilate a salve.  E' questo il modo residuale di festeggiare fragorosamente la Madonna benedetta (Tu in mulieribus, da cui il Tummulieribus: Tu tra le donne).
La manifestazione si conclude con una speciale preghiera nella chiesa parrocchiale, che custodisce un bellissimo gruppo marmoreo della Madonna delle Grazie nell'atto della deposizione del Figlio morto, attribuito da Alfonso Frangipane a Giovannangelo Montorsoli, un michelangiolista fiorentino che nel '500 aveva bottega a Messina.

(continua)

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Messaggio  Admin Mar 22 Ott - 15:45

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Messaggio  Admin Ven 2 Mag - 22:14

"Nella memoria degli anziani è ancora viva la tradizione della rivalità campanilistica tra gli abitanti dei paesi limitrofi e, non di rado, anche tra le borgate dello stesso comune, a basso grado di differenziazione sociale, ma a forte connotazione d’identità territoriale. Quasi sempre la sleale inimicizia sconfinava nello scambio ardimentoso d’insulti e di sassate, e non solo tra opposte bande di mocciosi intolleranti, sulla falsariga degli epici scontri tra gli abitanti di Nocera e quelli di Pompei del 59 d.C, immortalati negli Annali di Tacito. I miei compaesani erano soliti apostrofare i vicini abitanti di Sellia come “I Saracini ch’ammazzaru ‘a Cristu”, e lo facevano col fervore di chi ignora che i Musulmani del Nord-Africa e dell’Oriente Islamico, pur professando un’altra religione, non hanno avuto alcun ruolo nella Passione di Cristo. Proprio come i Selliesi."

(Marcello Barberio)
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Riscoprirsi, a distanza di secoli, con un soprannome (saracini) affibbiatoci da abitanti di paesi limitrofi e cercare di scoprirne la possibile origine ha sempre, almeno per me, un certo fascino.  Le possibilita' sono piu' d'una e bisogna considerare anche un'origine nata dall'ignoranza del popolino, che come scrive il Barberio, credeva che i saraceni avevano ucciso il Cristo.  Una possibile origine, ma sempre sulla falsariga dell'incertezza e' quella che si usava il termine "saracinu" per indicare qualche gruppo di ebrei che si era stabilito a Sellia nel corso dei secoli.
Potrebbe anche darsi che alcuni saraceni si stabilirono a Sellia; ricordiamo che per molto tempo, le coste joniche furono teatro di assalti e saccheggi ma anche del fatto che nella vicina Squillace vi era una roccaforte musulmana e che per oltre un secolo vi fu'un vero e proprio Emirato, non e' da scartare l'ipotesi che alcuni gruppi di saraceni si sparpagliarono verso i paesi vicini.
Secondo me l'ipotesi che ha maggiore validita' e' quella che si trova scritta nella "Chronica Trium Tabernarum", dove si racconta che il facoltoso Julo Catimero, di stirpe latina, con un gruppo di profughi e con dei prigionieri "saraceni", risale verso le colline da Trischene per sfuggire la furia degli assalti che venivano dal mare.  Questo gruppo si stabili' sul monte Selion e quindi i prigionieri saraceni furono parte fondamentale dell'origine del paese.

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Messaggio  Admin Ven 6 Feb - 16:34

http://www.prolocoselliamarina.it/index.php?option=com_docman&task=cat_view&gid=54&limit=5&order=date&dir=ASC&Itemid=170

Articolo del Barberio contenente notizie sulla creazione di Sellia Marina come comune autonomo. Nello stesso sito si trovano interessanti articoli storici su Sellia e circondario.

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Messaggio  Admin Mer 1 Apr - 15:28

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Due libri di Marcello Barberio sulla storia locale.

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